ci ha invitato ad aprire gli occhi sulla realtà dei centri storici delle nostre più belle città e di molte delle località cosiddette minori. L'articolo si inserisce nel dibattito riaccesosi in occasione della prima di "Inferno", film ambientato a Firenze, come anche per l'affare Mc Donald in Piazza del Duomo. "Tutto quello che il passato aveva fin qui prodotto – botteghe, commerci, edicole, angoli appartati, dignitosi negozi – tutto o quasi sta per scomparire o è già scomparso"
La constatazione è persino scontata considerando i numeri del fenomeno turistico nelle "città d'arte". A Firenze si concentra in 73 siti museali raggruppati in appena 2,82 Kmq., grosso modo il quadrilatero che ha ai vertici S. Marco, Palazzo Pitti, S. Maria Novella e S. Croce. In questo chilometro d'oro, dal quale si allontanano 1.000 residenti all'anno, il flusso turistico quotidiano, in costante ascesa, sopravanza ormai di molto la popolazione locale. Per non parlare dell' indotto che produrrà la diffusione planetaria di film e serie tv ambientate nel capoluogo.
Al di là dei vantaggi che sulla carta la risorsa turismo offrirebbe, sempre più ci si interroga sul dare e l'avere di un simile fenomeno. E si cerca di far partecipare il turista al costo dei servizi offerti o di rendere compatibile il turismo con l'identità e la vitalità di una comunità.
Ma mentre si discute - come in occasione del Rapporto della Fondazione CESIFIN Alberto Predieri sul 'caso Firenze' nel febbraio 2016 o in maggio nel Convegno internazionale su Attualità dell'effimero urbano dai Medici alla città metropolitana - le cose cambiano, anzi corrono.
Così ad esempio le fragili Regole Unesco per il Centro storico non hanno impedito che negli ultimi 9 mesi vi si aprissero ben 113 attività alimentari.
L'articolo di Galli della Loggia ha quindi il merito e il coraggio di accantonare per un momento la disputa tra le ragioni della tutela e le ragioni dell' economia globale riconducendoci alla più banale questione dei controlli e delle sanzioni.
Su questo terreno emerge la pochezza dei poteri locali o, peggio, il loro assecondare una disastrosa deriva. E' sotto gli occhi di tutti, ad esempio, la trasformazione della Polizia Urbana, che dovrebbe essere al servizio dei cittadini, in un corpo di pretoriani al servizio del Sindaco-Principe.
I vigili sempre più presenti sul territorio quando ci sono da fare multe, spariscono di fronte a segnalazioni di abusi edilizi, occupazioni improprie di suolo pubblico, inquinamento acustico etc.
E certamente sensata è la proposta di Galli della Loggia di fare della polizia municipale una istituzione terza tra Sindaco e cittadinanza, magari, aggiungiamo noi, ripristinando istituti di controllo quali l'ufficio del "Difensore civico".
Sacrosanta l'altra proposta di rafforzamento dei poteri di veto delle Soprintendenze per i Beni culturali, peraltro già previsti nella legislazione vigente, ma di fatto inapplicati.
A fronte della pressione dei grandi fondi immobiliari, delle centrali del turismo internazionale, e del fenomeno degli affittacamere, la proposta di rafforzare le Soprintendenze sembra appartenere al mondo dei sogni. I poteri locali preferiscono gestire in proprio i contenziosi sullo spazio e il decoro pubblico come moneta di scambio per le partite elettorali che li riguardano. Occorrerebbe una svolta nel Ministero dei beni Culturali, investendo per esempio sugli organici e sulla loro formazione. Tutto ciò è davvero poco probabile in un momento in cui a livello di Governo si vorrebbe cancellare il termine stesso di Soprintendente o Soprintendenza.
LE PROPOSTE DI UN AUTOREVOLE OPINIONISTA COME ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA QUINDI, ANCHE SE CI SEMBRANO UN PO' TARDIVE, RESTANO OBBIETTIVI DA PERSEGUIRE IN RELAZIONE AI QUALI VERIFICARE LE CONDOTTE POLITICHE.
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