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giovedì 26 febbraio 2015

EMILIA ROMAGNA: Rifiuti, flop chiavi cassonetti: Regione paga 70mila euro, il Comune le ritira

 

 Il sistema è costato 70mila euro più i soldi per la manutenzione ed era stato avviato a San Mauro Pascoli, piccola realtà in provincia di Forlì. Ma invece di aumentare la percentuale di differenziata l'ha diminuita

DI Giulia Zaccariello | 26 febbraio 2015

Era stata presentata come l’idea del futuro, principio di una nuova era che avrebbe reso i nostri cassonetti intelligenti e tecnologici:chiavette elettroniche, in grado di migliorare “la quantità e la qualità della raccolta differenziata”, e di tracciare il ciclo di una bottiglia di vetro o di un cartone di latte usato. E invece sono bastati 4 anni per ribaltare la situazione e trasformare un esperimento di ultima generazione, firmato dalla multiutility Hera, in un vero e proprio flop, costato alle casse pubbliche 70mila euro e altre migliaia di manutenzione.

Il sistema era stato avviato a San Mauro Pascoli, piccola realtà in provincia di Forlì, scelta come città apripista. Ma invece di aumentare la percentuale di differenziata l’ha diminuita. È stata la stessa amministrazione comunale ad ammettere il fiasco e a decidere il dietrofront, annunciando la sospensione della modalità di raccolta rifiuti con l’accesso elettronico attraverso E-Key, dal 1 gennaio 2015. “L’abbiamo provato – racconta il sindaco di San Mauro, Luciana Garbuglia – e nel primo anno abbiamo ottenuto buoni risultati, passando dal 35% al 54% di raccolta differenziata. Successivamente però sono emerse delle difficoltà nella gestione del meccanismo, con costi esagerati di manutenzione. E la percentuale di differenziata è calata di nuovo al 46%”.

Avviata nell’autunno del 2011, l’iniziativa delle E-Key, di cui il colosso dei rifiuti Hera è comproprietaria del brevetto, aveva coinvolto circa 12 mila abitanti. Ossia 4.700 utenze per 600 cassonetti, compresi i bidoni da 240 litri. Un “sistema flessibile” l’aveva definito Hera, finanziato con 70mila euro dalla Regione Emilia Romagna. “Si inserisce la chiave elettronica nell’apposita fessura – si legge in un vecchio volantino – e il contenitore riconosce l’utente, che può così gettare i propri rifiuti. La chiave elettronica è personalizzata, consegnata casa per casa, apre solo i contenitori dell’isola ecologica assegnata alla specifica utenza”.

Un gioco da ragazzi? Non proprio, visto che dopo alcuni mesi, negli uffici comunali hanno cominciato a moltiplicarsi le segnalazioni degli abitanti, tra chi aveva perso la chiavetta, chi l’aveva smagnetizzata, chi aveva trovato la serratura inceppata o guasta e quindi era stato costretto a lasciare il sacchetto dei rifiuti nel primo bidone disponibile. “Una parte di responsabilità sta nella progettazione: il sistema era troppo delicato, non era adatto, e nel tempo non ha retto. Anche perché veniva applicato su cassonetti di vecchia generazione. C’è poi una responsabilità del cittadino: alcuni forzavano la serratura, rompendola. Era un’iniziativa che andava abbinata a un lavoro di educazione” spiega ancora il sindaco.

Archiviate le chiavette, ora a San Mauro si sta lavorando per avviare un mero tecnologico sistema di porta a porta. Intanto però la polemica resta. “Quello delle chiavette è stato un fallimento da tutti i punti di vista” attacca il Movimento 5 stelle. “E si poteva evitare. Bastava semplicemente usare il buon senso, e andare a vedere l’esperienza dei comuni che avevano adottato quella gestione. Tutti ne erano usciti per i problemi che comportava. Basti pensare che quando un cassonetto era rotto o non si riusciva ad aprire (e capitava molto spesso) si versava nel primo bidone utile. Il comune di San Mauro Pascoli ha l’obiettivo di raggiungere il 70% di raccolta differenziata, ma l’unico modo, lo ripetiamo da sempre, è il porta a porta”.



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Postato da Associazione "Vivere in Valdisieve" su Associazione "Vivere in Valdisieve" il 2/26/2015 03:15:00 AM




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mercoledì 25 febbraio 2015

DALLO SBLOCCA ITALIA ALLO SBLOCCA TOSCANA






CITTADINI AREA FIORENTINA
COMITATI DEI CITTADINI – FIRENZE

PUBBLICATO SU: http://cittadiniareafiorentina.wordpress.com/

 

DALLO SBLOCCA ITALIA
ALLO SBLOCCA TOSCANA

 

LA RIFORMA DEL TITOLO V DELLA COSTITUZIONE VUOLE AZZERARE
LE COMPETENZE URBANISTICHE DELLE REGIONI

                                               

Sulla vicenda del maxi emendamento del PD al Piano Paesaggistico della Regione Toscana che in questi giorni riempie le pagine dei giornali, forze politiche e associazioni ambientaliste, ne hanno già messo in luce la crucialità per le sorti del territorio regionale. Tra le tante reazioni, ci sembra che l'articolo di Tomaso Montanari su La Repubblica di domenica 22 febbraio ne riassuma il significato. Condividendolo in toto lo riportiamo più sotto integralmente.

A nostro avviso le vicissitudini del Piano Paesaggistico vanno anche inscritte nel quadro della riforma (o meglio controriforma visto che era già stata riformata in passato) del Titolo V della Costituzione, che prevede un accentramento delle competenze urbanistiche in mano allo Stato, salvo ridimensionamento del potere delle Sovrintendenze ed esproprio delle competenze regionali. In campo urbanistico il cosiddetto federalismo era sfociato in un potere assoluto dei sindaci nell' ambito del loro territorio. Con la nuova legge urbanistica, con la variante al PIT con valenza di Piano Paesaggistico e con l'adozione di una controversa proposta di legge sulle cave, la Regione Toscana ha inteso riappropriarsi delle proprie legittime competenze, particolarmente su una serie di casi territoriali sensibili (Apuane, litorali, vigneti, ambiti autostradali, ecc.).

Già per quanto riguarda le nuove Norme per il governo del territorio (LR 65/2014) un emendamento dell'ANCI Toscana (Associazione dei Comuni)  approvato dal Consiglio, ha di fatto annullato la volontà di ripristino delle competenze della Regione nei confronti dei Comuni. Non dimentichiamo poi che il Governo ha addirittura impugnato la legge in relazione alle limitazioni delle grandi strutture di vendita che costituirebbero ostacolo alla libera concorrenza (!)

Per ciò che riguarda il Piano Paesaggistico, da tempo si erano levate voci di protesta da parte di lobby e ordini professionali. Adesso arrivano gli attacchi politici da parte del PD, il partito di maggioranza, che aveva a suo tempo adottato il Piano.

Forze politiche locali che sembrano mandate avanti per preparare il terreno a quello che sarà la prossima modifica costituzionale con la quale l' Ente sovraordinato (lo Stato) intende assorbire le competenze regionali.

E poiché la Regione Toscana, (grazie all' autorevole lavoro svolto dall' Assessore Anna Marson a cui esprimiamo la nostra solidarietà per l'ostracismo che sta subendo), rischiava di essere presa ad esempio a livello nazionale, si sta cercando di bloccare sul nascere una impostazione pericolosa per gli obiettivi del Governo che evidentemente non sono quelli della tutela e delle regole, ma quelli di una deregulation mascherata da incentivazione al lavoro.

 


Articolo di Tomaso Montanari su La Repubblica del 22 febbraio.


Nella violenta reprimenda pubblica che ieri Enrico Rossi ha riservato al migliore dei suoi assessori, Anna Marson, si legge che il presidente della Toscana si adopererà «per trovare le soluzioni più avanzate per conciliare ambiente e lavoro». Ma Rossi ce l'ha già in mano quella soluzione: è l'avanzatissimo Piano Paesaggistico Regionale, proprio quello che il suo Partito sembra deciso a far inabissare definitivamente.

Perché è importante chiarire un punto. Non siamo di fronte a uno scontro tra ambientalisti radicali e uomini di governo, o tra tecnici e politici: siamo di fronte allo scontro tra una politica che crede in uno sviluppo sostenibile, e una politica che vuole perpetuare in eterno l'insostenibile stato delle cose.

Come ha scritto lo stesso Enrico Rossi (nel suo Viaggio in Toscana), «il Piano offre una cornice di regole certe, finalizzate a mantenere il valore del paesaggio anche nelle trasformazioni di cui esso è continuamente oggetto». È verissimo: il Piano non avrebbe l'effetto di imbalsamare il paesaggio toscano, ma darebbe finalmente gli strumenti per governarne la trasformazione in modo responsabile. La sua approvazione sarebbe la vittoria di chi crede che il paesaggio non si salva con i vincoli, cioè con le (pur necessarie) proibizioni delle soprintendenze, ma con la capacità di immaginare un futuro condiviso. Sarebbe il successo di una democrazia matura: il Ministero per i Beni culturali ha accettato di rinunciare a una serie di vincoli perché convinto della qualità del Piano.

Ma ora tutto questo rischia di saltare, perché il pacchetto di emendamenti presentato dal Pd svuota il Piano al punto tale da renderlo inerte. Basterebbe questo comma: «le criticità contenute nelle schede di ambito costituiscono valutazioni scientifiche non vincolanti a cui gli enti territoriali non sono tenuti a fare riferimento nell'elaborazione degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica». Se il Piano non è vincolante, se i comuni non sono tenuti ad osservarlo: ebbene, quello non è più un piano, ma un auspicio. E il Mibact non lo firmerebbe. Insomma, il Piano morirebbe prima di nascere.

La cosa veramente inquietante è che negli emendamenti di Forza Italia troviamo non solo la stessa volontà, ma le stesse identiche parole presentate dal Pd: «le criticità contenute nelle schede di ambito costituiscono valutazioni scientifiche non vincolanti a cui gli enti territoriali non sono tenuti a fare riferimento nell'elaborazione degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica». Siete capaci di trovare una sola virgola diversa dal testo del Pd?

E non è la sola convergenza letterale. Quando si parla dell'enorme problema della distruzione delle Apuane, Pd e Forza Italia piantano gli stessi paletti, con le stesse parole: «salvaguardando, comunque, le cave esistenti e il loro futuro sviluppo». E si potrebbe continuare a lungo, purtroppo. Siamo evidentemente di fronte al tentativo di imporre a Rossi uno Sblocca Toscana, perfettamente allineato a quell'asse Renzi-Lupi che ha partorito lo Sblocca Italia, che è un triplo salto mortale nel passato, con il ritorno ad un consumo di suolo senza freni, e ad un totale asservimento dell'interesse pubblico agli interessi privati di lobbies industriali, edili ed estrattive.

Se i toscani fossero chiamati a un referendum, il Piano Marson passerebbe con l'80% dei voti. Mentre rischia di cadere in un Consiglio regionale in cui il peggio del vecchio regime e il peggio del renzismo sono ormai indistinguibili. Se giovedì prossimo il Piano cadesse davvero, il finale di queste interminabili 'cinquanta sfumature di Rossi' sarebbe un monocolore senza sfumature. Grigio: come il cemento.

 





martedì 24 febbraio 2015

PETIZIONE: Abbonamento bici+treno nazionale

FIRMA QUI



Lettera a Trenitalia

Trenitalia Trenitalia

Trenitalia Spa Marco Zanichelli

 

In Italia c'è ancora molto da fare per mettere in pratica parole come intermodalità sostenibilità in ambito
trasporti.
E' crescente il numero di pendolari che utilizzano la bici ed il treno quotidianamente ed è ormai condivisa nella società la necessità di favorire pratiche virtuose che hanno effetti benefici sull'ambiente, la mobilità, la salute.
In alcune Regioni trasportare la bici sul treno ha un costo annuo di circa 1.000 €, perché non è ancora possibile usufruire di un abbonamento mensile o annuale.
In Emilia Romagna l'abbonamento annuale a 122 € - nato da un accordo tra FIAB e Trenitalia - è stato di recente annullato.
In Lombardia l'abbonamento c'è e costa 60 €.
La sensazione è che i pendolari siano appesi al sottile filo di accordi stretti a macchia di leopardo a livello locale.
Accordi che possono essere annullati in ogni momento.
La Federazione Europea dei Ciclisti (ECF) ha calcolato che nel periodo 2014-2020 sono disponibili per gli stati circa 6 miliardi di euro per finanziare progetti di ciclabilità. Ad oggi si contano progetti per un ammontare pari a poco più di 2 miliardi, di cui l'Italia detiene solo il 4%, quindi non è una questione di mancanza di fondi (che ci sono e non sono utilizzati oppure vengono richiesti e spesi in altre grandi opere meno sostenibili) ma di mancanza di progetti per utilizzare questi fondi.
Chiediamo a Trenitalia di rendere omogenea a livello nazionale la possibilità di acquistare abbonamenti mensili ed annuali per il trasporto bici.

PETIZIONE: https://www.change.org/p/trenitalia-spa-abbonamento-bici-treno-nazionale?tk=7BDXd3_lvbvLym9v1IJvDHpUjnoEAfvgV9IU2x6vpi4&utm_source=petition_update&utm_medium=email&utm_campaign=&utm_term=

Aggiornamenti:

19 feb 2015 — Un aggiornamento velocissimo ma importante.
Un primo tassello del complicato puzzle regionale è andato al suo posto.
Ed il costo dell'abbonamento sarà di 60 € invece di 122. Ci sono anche altre importanti novità che verranno diffuse in seguito dalla Regione.
Che questa piccola battaglia possa essere di esempio per tutti coloro che invece di lamentarsi di una situazione provano a proporre un cambiamento.
Grazie a tutti e continuiamo perché non è finita. Sarebbe bello andare a Roma il 5 marzo con un bel 60.000!!!!
http://www.bikeitalia.it/2015/02/19/in-emilia-romagna-labbonamento-annuale-bici-treno-costera-60-euro/

 

 24 feb 2015 — Buongiorno!
Abbiamo a disposizione due nuovi strumenti:
- una pagina per attivarci, vi invito a visitarla: https://www.change.org/it/chi-siamo/bici-treno
- il gruppo Facebook dove ci stiamo cominciando ad organizzare: https://www.facebook.com/groups/bicitreno/
- Un aggiornamento di ieri che verrà ripreso oggi da Repubblica:
http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2015/02/23/bici-treno-anche-quelli-lunga-percorrenza_goUtdomEYQtxRw6vSvEP2O.html

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Postato da Blogger su ASSOCIAZIONE VALDISIEVE il 2/24/2015 12:36:00 PM




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AREA FIORENTINA: DALLE GRANDI OPERE INUTILI ALLA PIANIFICAZIONE DI UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE

Sabato 7 marzo 2015

Sala di Sant'Apollonia

via San Gallo 25 (FI)


Ore 10.00 – 13.00

·         Tiziano Cardosi, Comitato No tunnel TAV: Introduzione. Il Passante di Firenze nel quadro delle grandi opere inutili

·         Giorgio Pizziolo, urbanista, UNIFI: Paesaggio metropolitano e vertenze territoriali 

·         Ivan Cicconi, presidente I.T.A.C.A.: Privatizzazioni, governance e monopoli; effetti nel sistema dei trasporti 

·         Maria Rosa Vittadini, urbanista, IUAV: L'anomalia italiana delle grandi opere inutili e imposte

·         Roberto Budini Gattai, urbanista, UNIFI: Elementi portanti del rapporto territorio/mobilità 

·         Raniero Casini, Coordinamento 20 Gennaio: Privatizzazioni e nuove linee tranviarie, il caso Firenze.

·         Manlio Marchetta, urbanista, UNIFI: Una ipotesi di rete di trasporti in sede propria nell'area fiorentina

Break (buffet)

Ore 14,30 – 16.30

·         Paolo Lombardi, Coordinamento dei Comitati contro l'aeroporto: Un pachiderma su Firenze e sul sistema dei trasporti, il nuovo aeroporto di Firenze contro l’integrazione della rete aeroportuale 

·         Vincenzo Abruzzo, ingegnere ferroviario: Possibili sviluppi della rete ferroviaria nella piana e il collegamento con l'aeroporto di Pisa 

·         Alberto Ziparo, urbanista, UNIFI: Le politiche dei trasporti nell'area fiorentina: la pianificazione della mobilità invece delle grandi opere inutili

·         Letizia Recchia, architetto e urbanista: Presentazione dello scenario di mobilità sostenibile.

Modera gli interventi Paolo Berdini, urbanista

16.30 – 18.30 

Tavola rotonda 

Mobilità toscana: da una governance autoreferenziale alle alternative dal basso
Ne parlano Francesco Alberti – urbanista, UNIFI, Mauro Chessa – Geologo, Presidente Rete dei Comitati in Difesa del Territorio, Giorgio Pizziolo – Urbanista, UNIFI, Maria Rosa Vittadini – Urbanista, IUAV,Alberto Ziparo – Urbanista, UNIFI

Interventi e domande dal pubblico

Coordina e conclude Paolo Berdini, urbanista

Coordinamento 20 Gennaio

Coordinamento dei Comitati Contro Aeroporto

Comitato No Tunnel TAV

Rete dei Comitati in Difesa del Territorio

Università di Firenze – DIDA - LAPEI


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Postato da Associazione "Vivere in Valdisieve" su Associazione "Vivere in Valdisieve" il 2/24/2015 02:53:00 AM




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TAV, L'ORGANISMO ANTI-FRODE DELL'UE APRE UN'INCHIESTA UFFICIALE

SCRITTO DA ADMIN IL 09/02/2015. CATEGORIA INFRASTRUTTURE

Il cantiere TAV

Il cantiere TAV - foto Re:Common

[di Elena Gerebizza]

Michèle Rivasi e Karima Delli, Due euro-deputate francesi del gruppo dei Verdi europei, verso la fine della scorsa settimana hanno reso noto l’avvio delle indagini sul contestato TAV Torino-Lione da parte dell’organismo anti-frode europeo (OLAF). A far muovere gli investigatori europei è stato un dossier presentato da un esponente del comitato No TAV d’oltralpe, Daniel Ibanez, congiunto alla pressione delle euro-deputate parte del gruppo dei Verdi europei.

Già a novembre Rivasi e Delli avevano infatti pubblicato sul loro sito un comunicato stampa in cui annunciavano la consegna del dossier all’Olaf e indicavano alcuni degli aspetti segnalati, tra i quali i contratti di fornitura firmati con aziende legate al crimine organizzato, le forniture non conformi agli ordini e l’aumento ingiustificato di costi. Non è chiaro quali dei tanti aspetti siano parte dell’indagine in corso, e su cui l’Olaf dovrà esprimersi entro sei mesi.

L’indagine si affianca a quella della procura distrettuale antimafia di Torino, che ha portato a 20 arresti nel luglio scorso legati all’indagine su infiltrazioni della ndrangheta nella filiera della costruzione del TAV in Val di Susa.

Il progetto, contestato dal movimento No TAV come dannoso e inutile da oltre 25 anni, ha già beneficiato di un importante co-finanziamento tramite fondi strutturali europei. E si trova in prima linea tra i progetti che il governo italiano vorrebbe finanziare tramite il Piano Juncker, annunciato lo scorso novembre, che si propone di investire 315 miliardi in grandi opere pubbliche a livello europeo attraverso strumenti finanziari innovativi come i project bond europei.

Gli stessi che secondo il presidente dell’autorità anti-corruzione Cantone comporterebbero dei rischi per la normativa anti riciclaggio. Se il principio di precauzione vale in materia di corruzione e di oculatezza nella spesa pubblica, allora il TAV dovrebbe essere depennato dalle priorità di finanziamento pubblico italiane e europee. E fra sei mesi attendiamo il giudizio sui finanziamenti pubblici già spesi, per capire se la società proponente LTF dovrà restituirli o meno.


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Postato da Associazione "Vivere in Valdisieve" su Associazione "Vivere in Valdisieve" il 2/24/2015 02:26:00 AM




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CAMPI: Martedì 3 Marzo 2015 La delibera proposta dai cittadini no-inceneritore si-rifiutizero arriva in consiglio comunale

 

 


FONTE ARTICOLO:
http://pianacontronocivita.noblogs.org/?ct=t(Contro_l_inceneritore_di_Case_Passerini_a_Campi_Bi)

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Postato da Associazione "Vivere in Valdisieve" su Associazione "Vivere in Valdisieve" il 2/24/2015 02:21:00 AM




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PIANO PAESAGGISTICO: Cinquanta sfumature di Rossi.

 

Firenze

Firenze

Cinquanta sfumature di Rossi.

Nella violenta reprimenda pubblica che ieri Enrico Rossi ha riservato al migliore dei suoi assessori, Anna Marson, si legge che il presidente della Toscana si adopererà «per trovare le soluzioni più avanzate per conciliare ambiente e lavoro». Ma Rossi ce l’ha già in mano quella soluzione: è l’avanzatissimo Piano Paesaggistico Regionale, proprio quello che il suo Partito sembra deciso a far inabissare definitivamente.

Perché è importante chiarire un punto. Non siamo di fronte a uno scontro tra ambientalisti radicali e uomini di governo, o tra tecnici e politici: siamo di fronte allo scontro tra una politica che crede in uno sviluppo sostenibile, e una politica che vuole perpetuare in eterno l’insostenibile stato delle cose.

Come ha scritto lo stesso Enrico Rossi (nel suo Viaggio in Toscana), «il Piano offre una cornice di regole certe, finalizzate a mantenere il valore del paesaggio anche nelle trasformazioni di cui esso è continuamente oggetto». È verissimo: il Piano non avrebbe l’effetto di imbalsamare il paesaggio toscano, ma darebbe finalmente gli strumenti per governarne la trasformazione in modo responsabile. La sua approvazione sarebbe la vittoria di chi crede che il paesaggio non si salva con i vincoli, cioè con le (pur necessarie) proibizioni delle soprintendenze, ma con la capacità di immaginare un futuro condiviso. Sarebbe il successo di una democrazia matura: il Ministero per i Beni culturali ha accettato di rinunciare a una serie di vincoli perché convinto della qualità del Piano.

l'albero, la collina e la luna

l’albero, la collina e la luna

Ma ora tutto questo rischia di saltare, perché il pacchetto di emendamenti presentato dal Pd svuota il Piano al punto tale da renderlo inerte. Basterebbe questo comma: «le criticità contenute nelle schede di ambito costituiscono valutazioni scientifiche non vincolanti a cui gli enti territoriali non sono tenuti a fare riferimento nell’elaborazione degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica». Se il Piano non è vincolante, se i comuni non sono tenuti ad osservarlo: ebbene, quello non è più un piano, ma un auspicio. E il Mibact non lo firmerebbe. Insomma, il Piano morirebbe prima di nascere.

La cosa veramente inquietante è che negli emendamenti di Forza Italia troviamo non solo la stessa volontà, ma le stesse identiche parole presentate dal Pd: «le criticità contenute nelle schede di ambito costituiscono valutazioni scientifiche non vincolanti a cui gli enti territoriali non sono tenuti a fare riferimento nell’elaborazione degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica». Siete capaci di trovare una sola virgola diversa dal testo del Pd?

albero in autunno

albero in autunno

E non è la sola convergenza letterale. Quando si parla dell’enorme problema della distruzione delle Apuane, Pd e Forza Italia piantano gli stessi paletti, con le stesse parole: «salvaguardando, comunque, le cave esistenti e il loro futuro sviluppo». E si potrebbe continuare a lungo, purtroppo. Siamo evidentemente di fronte al tentativo di imporre a Rossi uno Sblocca Toscana, perfettamente allineato a quell’asse Renzi-Lupi che ha partorito lo Sblocca Italia, che è un triplo salto mortale nel passato, con il ritorno ad un consumo di suolo senza freni, e ad un totale asservimento dell’interesse pubblico agli interessi privati di lobbiesindustriali, edili ed estrattive.

Se i toscani fossero chiamati a un referendum, il Piano Marson passerebbe con l’80% dei voti. Mentre rischia di cadere in un Consiglio regionale in cui il peggio del vecchio regime e il peggio del renzismo sono ormai indistinguibili. Se giovedì prossimo il Piano cadesse davvero, il finale di queste interminabili ‘cinquanta sfumature di Rossi’ sarebbe un monocolore senza sfumature. Grigio: come il cemento.

Tomaso Montanari
Professore associato di Storia dell’arte moderna presso l’Università degli studi di Napoli ‘Federico II’

albero solo

da La Repubblica, 22 febbraio 2015

Tra Pd e assessore accuse reciproche sul Piano paesaggio. Quel monocolore grigio come il cemento.

(foto Cristiana Verazza, E.R., S.D., archivio GrIG)




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UN TRAM INUTILE






CITTADINI AREA FIORENTINA
COMITATI DEI CITTADINI - FIRENZE

PUBBLICATO SU
http://cittadiniareafiorentina.wordpress.com/

UN TRAM INUTILE
MANCANO VERE SOLUZIONI PER LA MOBILITA' A FIRENZE.


Agli inizi di febbraio il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Maurizio Lupi ha firmato il decreto che conferma i 100 milioni previsti dal Governo per la tramvia fiorentina. Il finanziamento verrà erogato purché i cantieri aprano entro la fine di agosto ed è finalizzato alla realizzazione della Linea 4 (ex ferrovia Leopolda–Cascine con futuro prolungamento tranviario fino a Campi) e la progettazione dell'interramento sotto il Centro storico della Linea 2.

La Linea 4, già prevista nel Piano Strutturale, poteva avere senso se la Linea 2 avesse percorso viale Guidoni (a circa un chilometro di distanza) e non via di Novoli, dove si sono aperti i cantieri. Infatti considerando che la nuova tramvia percorrerà il margine settentrionale del Parco delle Cascine, i due tram servirebbero lo stesso popoloso quartiere attorno a via Baracca, mantenendosi per circa 2 chilometri a soli 5- 600 m l'uno dall'altro.
Così per collegare i 42.000 abitanti del comune di Campi, a 10 km di distanza, ci si dimentica dei residenti dei popolosi quartieri sulla riva sinistra e destra dell'Arno a Nord ed ad Est del Centro storico, così come di tutto il settore residenziale ed industriale di Rifredi e Firenze Nova tra Viale Guidoni e la Ferrovia. Si continua anche a lasciare il sistema ferroviario fiorentino sconnesso dalla rete tramviaria (niente servizio per Rifredi e Campo di Marte) e malamente connesso perfino con la eventuale stazione AV Macelli (qualora disgraziatamente si facesse).

                                            
 Le tre nuove radiali tranviarie: Linea 2 (blu), 3 (arancio) e 4 (rosso) che si aggiungono alla esistente Linea 1 (verde) sono tutte nel quadrante ovest della città. A est le tratte che non verranno realizzate. In grigio il settore urbano servito in comune dalle Linee 2 e 4

Ciò che resta di quei 100 milioni, una volta fatta la Linea 4, servirà al sottoattraversamento tranviario del centro (dalla stazione Foster fino al Lungarno della Zecca) o meglio al suo studio preliminare, lasciando così irrisolto l'attraversamento diametrale di Firenze.

La Linea 4 oltre a dirottare risorse finanziarie e di tempo da dedicare altrimenti, comporta, sulla direttrice per Pisa, la dismissione di un ramo ferroviario recentemente elettrificato che avrebbe potuto rappresentare l'ultima occasione per dare un senso alla rete ferroviaria fiorentina. Inoltre – come già avvenuto con la Linea 1 tra Firenze e Scandicci – potrebbe costituire un inopportuno attrattore di investimenti immobiliari lungo tutta la fascia sud della Piana fino a Signa, a partire dalle previste residenze nell'area delle ex Officine ferroviarie di Porta al Prato e dalla tragica "valorizzazione" della ex Manifattura Tabacchi.

 

I tempi ristrettissimi annunciati per la sua realizzazione suscitano diverse domande. La Linea 4 è nel project financing delle altre tramvie? Dov'è il progetto definitivo? Con quali modalità avverrà la  gara di affidamento del project ? Dove sono le varianti urbanistiche ? Con Ferrovie sono già stati firmati dei contratti ?

Al di là dei pesanti disagi provocati dai cantieri e delle mutilazioni che produrrà al paesaggio urbano, lo squilibrato sviluppo della rete tranviaria fiorentina sta accelerando altri effetti negativi, ad esempio sul Centro Storico, contraddistinto sempre più dalla perdita di funzioni pregiate, dalla rapida ascesa dei valori immobiliari e dall' ulteriore espulsione dei cittadini residenti. Un processo questo promosso sin dal primo Piano strategico dell'area fiorentina (2003) e dal documento Verso il secondo Piano Strategico (2009) nei quali si conferma lo sviluppo della città a nord-ovest (Castello-Novoli) e a sud ovest (Scandicci).

L'approntamento di un efficiente Servizio Ferroviario Metropolitano avrebbe potuto colmare parzialmente il divario venutosi a creare tra settori della città tra loro segregati, ma questa fondamentale risorsa non è mai stata messa in campo. Per far ciò non basta l'acquisto di un certo numero di nuovi veicoli ferroviari da parte della Regione in accordo con RFI.

Occorre riqualificare seriamente tutta l'infrastruttura: stazioni, marciapiedi, parcheggi, fornitura energetica, ecc. Occorrono insomma investimenti adeguati per un servizio di cui per adesso non è affatto chiaro il modello e il programma. Intanto si potrebbe iniziare a mettere un po' d'ordine nelle tariffe e garantire quanto meno la fornitura automatica (attualmente impossibile) dei biglietti per il servizio metropolitano.


martedì 10 febbraio 2015

San Salvi: il punto della situazione

Comitato SAN SALVI CHI PUO'

www.firenzecomitatosansalvi.blogspot.com - comitatosansalvi@email.it
Cell: 328 7644679

 

San Salvi: il punto della situazione

    Il giorno 6 febbraio 2015 la Commissione Urbanistica del Consiglio comunale di Firenze ha ricevuto una delegazione  dell'Associazione "Comitato San Salvi chi può", che ha esposto le sue considerazioni e proposte per l'area di San Salvi e per tutto il sistema del verde nel Quartiere 2.

    In ordine di tempo questo è stato l'ultimo intervento del Comitato che da dieci anni si oppone allo smembramento  dell'area ex manicomiale di San Salvi, di cui una parte sarebbe  adibita a residenze private in base ai PUE del 2004 e poi del 2007.
    Il comitato inoltre si è occupato e si occupa di tutto il territorio del Quartiere 2 e non solo,  formulando osservazioni e soluzioni per i problemi urbani che vi si pongono, in  particolare per la conservazione delle ultime zone verdi rimaste. In questi anni ha fatto informazione nel quartiere con migliaia di volantini prima e con il suo blog poi; ha tenuto convegni anche interregionali per il confronto tra le varie soluzioni riservate da altre Regioni, Province e Comuni alle aree ex manicomiali. Con raccolta di firme  ha ottenuto dal Consiglio di Quartiere 2 due Consigli Aperti alla voce dei cittadini ed è stato invitato insieme ad altre associazioni a un Consiglio di Quartiere Aperto su iniziativa del Consiglio stesso.
    Ha organizzato manifestazioni cittadine nel quartiere fin dall'inizio della sua attività e ha chiuso il  2014 con una grande "Via Crucis laica" che rendesse visivamente evidenti i problemi e le sofferenze  del complesso manicomiale, del suo parco e del quartiere. Molte sono state le adesioni in città e tra le associazioni che hanno sede dentro il parco. Nel  2013 ha collaborato con CUB Sanità Firenze e il comitato dei parenti alla lunga lotta  contro la chiusura della RSA  Le Civette. Ultimamente c'è stato un positivo contatto con gli studenti di Agraria che faranno gli orti collettivi nella zona degli scout.  Il Comitato ha partecipato a convegni sugli assetti della città organizzati dalla Facoltà di Architettura, dando anche pubblicità a tesi riguardanti San Salvi oppure il sistema del verde in tutto il Quartiere 2 in collaborazione con alcuni docenti di quella Facoltà; ha preso parte ad alcune iniziative dei Chille della Balanza e dell'Associazione per la memoria viva di San Salvi; ha seguito il formarsi del Coordinamento "Salvare San Salvi".

    Il Comitato ha altresì prodotto  dei documentati Quaderni con le sue richieste di realizzazione di orti urbani sociali, per la salvaguardia delle aree verdi ancora esistenti in tutto il quartiere, per la diffusione della storia dell'ex manicomio, indicandone le potenzialità d'uso nel presente.

    L'associazione "Comitato San Salvi chi può" continua la sua attività, aperta a ogni confronto, ferma nella sua intenzione di far usare a tutta Firenze il patrimonio storico e ambientale di San Salvi, denunciando l'insensato decadimento a cui in gran parte la  abbandona l'ASL fiorentina, e di difendere e possibilmente aumentare la vivibilità del Quartiere 2 nell'ambito della città e dell'area metropolitana. 

  Il comitato "San salvi chi può" ha presentato in data 11 luglio 2014 le proprie Osservazioni al Regolamento Urbanistico del Comune di Firenze; ulteriori analisi e approfondimenti sul regolamento urbanistico sono presenti nel nostro quaderno "Il regolamento urbanistico del Comune di Firenze: analisi e controproposte" che ora pubblichiamo e che può essere scaricato da questo collegamento:
https://drive.google.com/file/d/0Bwb6m7_eTBpTM3hiYWxKcTZCaWM/view?usp=sharing