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domenica 18 giugno 2017

cascinae delendae sunt

CITTADINI AREA FIORENTINA
AMMINISTRAZIONE COMUNALE: "CASCINAE DELENDAE SUNT"
.Ovvero come si può violentare e distruggere il più importante parco pubblico di Firenze!

La parafrasi del celebre motto di Marco Porcio Catone contro Cartagine, potrebbe sintetizzare il modo di amministrare il primo e più importante parco pubblico fiorentino perseguito dalle amministrazioni comunali fiorentine da più di venti anni, e che la giunta Nardella - succedanea della precedente Renzi - sta perfettamente interpretando.
Su l'edizione fiorentina de "la Repubblica" di domenica 11 giugno ben due pagine della cronaca locale annunciavano un'altra tappa importante della "riqualificazione" del parco portata avanti dal Sindaco:
" Visarno Arena: la città del rock è diventata realtà"
Le Cascine trasformate in 'città del Rock' in una foto scattata il 12 giugno
Il Visarno è il grande podere delle Cascine compreso fra il fosso Macinante, via della Catena, il Viale degli Olmi e Via delle Cascine, che fino a qualche anno fa ospitava l'omonimo ippodromo.
Insomma un'altra vasta area del parco privatizzata e trasformata in luogo di intrattenimento a forte impatto urbanistico.
Le dimensioni dell'intervento e le sue caratteristiche traspaiono bene dal tono entusiastico dell'articolo/peana di Fulvio Paloscia sui lavori in corso per realizzare la "nuova città del rock":
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«È come costruire una città nella città. Quelli delle Nozze di Figaro, la società che non solo organizzerà la lunga estate rock dell'ippodromo del Visarno, ma che sta anche allestendo l'arena dal nulla, le chiamano "opere di urbanizzazione" …Lavorano alle Cascine da un mese pensando non solo ai concerti di quest'anno, ma anche al futuro. Il concertone dei Radiohead, mercoledì 14, sarà la prima pietra di uno spazio live che si prospetta come uno dei più importanti d'Italia. Qualcosa che cambierà il volto della città…».
Alcuni dati: «…hanno potenziato la cabina ENEL che sta nei sotterranei della tribunetta dell'ippodromo, hanno scavato un tunnel nel campo che, attraverso dei cavi collegati a questo "cuore elettrico", portano l'elettricità ai poli opposti dell'arena … Nella zona backstage hanno realizzato carichi e scarichi d'acqua per i camerini. Per agevolare i lavori di allestimento del palco
(fronte 46 metri, altezza 19[sic!]), e per eliminare polveroni nella zona che ospita gli artisti, sono stati portati quintali di ghiaia, poi disposti su un tessuto-non tessuto che protegge la terra sottostante e fa sì che non si creino pozze in caso di pioggia. Tutta la zona artisti è stata pavimentata con assi di legno e recintata; nel pomeriggio del concerto, i Radiohead alloggeranno in "container" appositamente creati (sono la fusione di due prefabbricati): spaziosi, frigobar, doccia e aria condizionata. Ce ne sono 25 [Sic!]. La zona del pubblico è sterminata. Il doppio, e forse anche di più, dello scorso anno, circondato dal villaggio di tensostrutture che ospiteranno bar, ristoranti (anche vegetariano e vegano), la cassa dei "token", i tagliandi che useranno al posto del denaro. Senza contare i "Truks" che alcuni sponsor porteranno , quando, dal 23 giugno prenderà il via il Firenze Rocks, il festival di Live Nation …"
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Fra le perle dell'articolo quelle dedicate all'ampia zona sottopalco destinata alle mamme in attesa e ai disabili. Non una parola sul fatto che questa nuova città nasce all'interno di un parco storico sottoposto a vincolo di tutela storico artistica e paesaggistica.
Non un dubbio sul fatto che un bene storico, artistico e ambientale, per di più indebolito da uno stato di sofferenza gravissimo dovuto ad una stagione calda e asciutta, possa sopportare un evento che attrarrà 50.000 spettatori.
Non una domanda sull'adeguatezza delle autorizzazioni per un'operazione di tipo urbanistico di queste dimensioni.
Né se sia eticamente ammissibile che una ampia porzione di parco pubblico venga sottratta all' uso pubblico e destinata a spettacoli a pagamento.
Tanto meno, si chiede il giornalista, se una città del Rock alle Cascine, a poche centinaia di metri da popolosi quartieri residenziali, non presenterà nella lunga estate di eventi qualche problema di inquinamento acustico ai danni di chi la sera desiderasse dormire o riposarsi in pace, e anche della fauna del parco.
Del resto ci sembra che queste domande non se le sia poste neanche il Sindaco, né l'assessore all'Ambiente, che sembra aver passato la delega dei giardini al collega al Patrimonio, né i presidenti del Q1 e del Q4, né il Soprintendente unico che risiede a palazzo Pitti, né il Prefetto.
Probabilmente saremo accusati di essere conservatori che guardano solo al passato, ma noi non siamo affatto contrari all'innovazione e al cambiamento. Ciò che si profila davanti ai nostri occhi però è altra cosa: vergognoso accaparramento di patrimonio pubblico in nome di operazioni di marketing, finta innovazione, barbarie.
Ai laudatori contemporanei delle "magnifiche sorti e progressive" consigliamo una visita nell'ex ippodromo delle Mulina dopo l'altrettanta magnificata e celebrata manifestazione di Art Flora dell'anno passato. Ecco cosa resta di quest'altro pezzo delle Cascine toccato dalle lungimiranti scelte della Giunta di Firenze.
L' attuale stato di abbandono dell'ex ippodromo delle Mulina
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mercoledì 7 giugno 2017

pasticci edilizi

CITTADINI AREA FIORENTINA
PASTICCI EDILIZI: SI DICE RESTAURO MA SI FA RISTRUTTURAZIONE
La clamorosa sentenza della Cassazione n.6873/2017 pubblicata lo scorso 14 febbraio e comparsa sulla stampa nei giorni scorsi, la quale, partendo da un caso fiorentino, ha stabilito che per il cambio di destinazione d'uso occorre il permesso di costruire, ha gettato nel panico proprietari di immobili e ordini professionali impegnati in decine di interventi di trasformazione edilizia, dall' ex tribunale di Piazza S. Firenze, alla Borsa Merci, alla ex Manifattura Tabacchi, ecc.
Eppure la ratio ispiratrice della sentenza è molto semplice: qualora si intervenga anche modestamente su un edificio, al fine di ottenere un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, con cambio di destinazione e/o incremento delle unità immobiliari, si configura un intervento di ristrutturazione edilizia e non di restauro.
La questione, per la Cassazione, non è senza conseguenze. Infatti, col Piano Strutturale e col Regolamento Urbanistico vigenti nel Comune di Firenze, gli interventi di restauro si possono realizzare con una semplice DIA (oggi SCIA), cioè con una dichiarazione unilaterale del progettista.
Una semplificazione assolutamente scorretta, secondo noi, degli interventi di restauro, di per sé complessi e che richiederebbero il controllo attento del Comune e la presentazione di una serie di elaborati storici (e talora artistici) per giustificare e consentire l'intervento stesso.
Ma ancora più improprio è far passare per interventi di restauro delle vere e proprie ristrutturazioni urbanistiche, peraltro soggette, oltre che all'autorizzazione del Comune, al versamento dei contributi previsti per legge.
Veniamo al caso in questione: la trasformazione in una multiproprietà super lusso del Palazzo Tornabuoni a Firenze. Costruito alla metà del XV secolo da Michelozzo, ristrutturato nel 1736 da Ferdinando Ruggieri, arricchito poi nel corso dell' Ottocento e dei primi del Novecento con interventi di arredo artistico, quali l'elegante copertura in ferro vetro realizzata per adibire il cortile a salone della Banca Commerciale, l'edificio è di rilevante interesse storico artistico, soggetto a vincolo e inserito in zona A del Comune di Firenze. Ebbene, con una serie di DIA succedutesi nel tempo (ben 18), si è proceduto alla modifica delle sue destinazioni d'uso privilegiando quelle commerciali e direzionali, e realizzando una serie di residence esclusivi.
Il processo penale sulla vicenda si era risolto nel 2014 con l'assoluzione dei nove imputati. Ma nell'autunno scorso la Cassazione aveva annullato il verdetto, imponendo di rifare l'appello per presunti abusi edilizi.
La Corte di Cassazione sostiene infatti che in questi casi l'opera non può essere spezzettata artificiosamente per consentire una serie infinita di DIA, ma va considerata complessivamente e autorizzata con vero e proprio titolo abilitativo da parte del Comune.
Questa norma di buon senso, oltre che di rispetto della disciplina urbanistica generale, ha suscitato in particolare la reazione dell'Ordine degli Architetti, giunto ad invocare l'intervento dei parlamentari e del Governo per scongiurare il "blocco urbanistico". Appello prontamente raccolto dal Governo che ha predisposto un emendamento al testo unico dell'edilizia del 2001, pare per intervento diretto del ministro Luca Lotti. Con esso si stabilisce che il mutamento di destinazione d'uso di un immobile può essere consentito con pratica di restauro a condizione che sia compatibile con le funzioni previste dal Regolamento Urbanistico o dai piani attuativi. Ma allora forse fino ad ora tali mutamenti di destinazioni d'uso venivano fatti in barba al Regolamento Urbanistico o ai piani attuativi?
Gianantonio Stella sul Corriere della Sera dello scorso 3 giugno vedeva in Firenze e Venezia due città martiri e si chiedeva retoricamente se il turismo sia una risorsa economica o piuttosto la causa di incuria e di rovinoso disordine.
Al tempo stesso però il giornalista, nel compatire i sindaci delle due città alle prese con problemi più grandi di loro, dimenticava che sono essi stessi a non averli saputi arginare e talvolta ad averli colpevolmente incoraggiati.
PER CIO' CHE RIGUARDA FIRENZE E' CERTO CHE CONTINUANDO CON UNA POLITICA URBANISTICA DI SVENDITA E LAISSEZ FAIRE, CHE INCORAGGIA NEI FATTI UN TURISMO INVASIVO E DISTRUTTORE (AMPLIAMENTO AEROPORTO, MANO LIBERA ALLE GRANDI IMMOBILIARI E 'MANGIFICI' A RAFFICA), VALE POCO BAGNARE I SAGRATI DELLE CHIESE.
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lunedì 5 giugno 2017

Un angolo di Toscana da salvare




Casole D'Elsa e Radicondoli, 30 Maggio 2017


Buongiorno,

vi inviamo questo scritto con gentile preghiera di pubblicazione.
Vi segnaliamo inoltre che il nostro comitato ha realizzato un video in difesa del paesaggio toscano
di cui vi chiediamo gentilmente la massima diffusione.

Grazie, cordiali saluti e buon lavoro

Giovanna Limonta
Segretaria Comitato Difensori della Toscana
3391272195

per eventuali immagini potete prelevare liberamente dalla nostra pagina facebook:
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Casole D'Elsa e Radicondoli, un angolo di Toscana da tutelare… ma la Commissione Regionale non si riunisce.
Beffa? Paradosso? Ma per chi lavora la Regione Toscana?

A che gioco vuole giocare questa Regione Toscana che sulla carta sembra adottare misure di tutela ambientale all'avanguardia in Italia, ma che poi, al momento di attuarle nel concreto innesta la marcia indietro, cambia idea, voltando la schiena ai cittadini, ai propri elettori, tradendo le promesse fatte loro, tradendo anche lo spirito delle leggi in materia di tutela ambientale che si è voluta dare, per dare via libera ai pochi industriali che furbescamente hanno individuato negli incentivi concessi ai produttori di energia rinnovabile una gallina dalle uova d'oro?
Cosa dovrebbero pensare i cittadini riguardo l'effettiva volontà della Regione di ascoltarli, più volte espressa a parole anche dal suo presidente Enrico Rossi, ma tradita poi nella pratica?
I cittadini di Casole e Radicondoli hanno da tempo chiesto la tutela del loro prezioso territorio (vedi video). Fin dal 2008 Italia Nostra Siena richiedeva l'attivazione della procedura di apposizione di vincolo paesaggistico per il territorio rurale di Casole d'Elsa, richiesta che il 14 febbraio 2013 fu reiterata con più forza, sostenuta da 3000 firme di cittadini, dall'Associazione Casole Nostra, dal Comitato Difensori della Toscana, dal WWF Siena e da altre associazioni ambientaliste. Nel marzo 2014 il Consiglio Comunale di Casole d'Elsa chiedeva alla Regione con delibera, l'attivazione di tale procedura. Anche il FAI intervenne a sostegno di tale richiesta.
La Regione Toscana, dal 2008 ad oggi, ha continuato a "menare i cittadini per il naso" temporeggiando riguardo alla concessione dei vincoli, adducendo mille scuse e costringendoli a ricorrere a professionisti e spendere fior di quattrini per integrare con ulteriori documenti e mappe la domanda di vincolo paesaggistico presentata.
Intanto nel 2010 è arrivata la legge che ha liberalizzato lo sfruttamento geotermico ed il territorio di Casole d'Elsa e Radicondoli rischiava improvvisamente di diventare un unico grande distretto industriale.
Secondo i funzionari della Commissione Paesaggistica i vincoli paesaggistici mai (!) avrebbero potuto fermare un progetto di geotermia industriale, che i cittadini non si illudessero, la loro richiesta di tutela del paesaggio a nulla sarebbe servita …
Ed ecco il colpo di scena: il 15 Maggio 2017 la Regione Toscana pubblica le linee guida che tutti i comuni dovranno utilizzare per indicare alla regione le aree ritenute non idonee alla geotermia industriale. Fra gli strumenti "tecnici" da utilizzare ci sono proprio i vincoli paesaggistici: vale a dire che le aree a vincolo paesaggistico possono essere considerate non idonee allo sfruttamento geotermico.
Ma come??!! E Casole?... E la domanda di vincolo presentata nel 2008!!!??? Sono passati quasi dieci anni! E' dal 29 Settembre 2015 (!!!) che la commissione paesaggio alla Regione non si è più riunita per esaminare la pratica.
Ora i cittadini forse hanno capito il motivo di tutto ciò: era prevedibile che prima o poi la Regione si sarebbe dovuta adeguare al Decreto Ministeriale del 10-09-2010 che inseriva le aree a vincolo paesaggistico fra quelle ritenute non idonee per l'insediamento di centrali e forse gli accordi fra la Regione e gli industriali non contemplavano che il territorio di Casole venisse "risparmiato". Era forse meglio evitare che la domanda di vincolo facesse il suo corso?
È triste poter sospettare che la propria Regione, i cui rappresentanti vengono eletti dai cittadini e che dovrebbe difenderne gli interessi, possa per assurdo operare per favorire i pingui guadagni che un gruppuscolo di astuti industriali riesce a ottenere dalle tasche di noi cittadini grazie a leggi di dubbia equità. Alla faccia della democrazia...