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giovedì 25 maggio 2017

Porcherie fluviali

CITTADINI AREA FIORENTINA
PORCHERIE FLUVIALI
(secondo episodio)
Sono passati 7 mesi dalla controversa ricostruzione del Lungarno Torrigiani – quello con la 'pancia' - dopo il crollo che un anno fa aveva aperto una voragine davanti agli Uffizi. Eppure la strada di cantiere costruita sul fiume in quell'occasione non è stata ancora demolita (con il consenso dell'Autorità idraulica?) Né sappiamo se i costi di demolizione a tutt'oggi risparmiati (da chi ?) fossero compresi nel preventivo dell'opera o se il suo completamento, con relativo collaudo, non comprendesse (e perché mai ?) la demolizione di quella strada.
Ricordiamo a scanso di equivoci che:
  • la pista a valle del Ponte alle Grazie è il prolungamento di un percorso sul greto che inizia all'altezza dell'ex 'Fabbrica dell'acqua' sotto Piazza Poggi
  • che questa strada di cantiere è già stata investita da una pericolosa piena 2 giorni dopo l'inaugurazione del Lungarno
  • che essa è costituita da materiale incoerente nel tratto più stretto del fiume e a ridosso delle basse arcate del Ponte Vecchio.
  • che, in quanto opera provvisionale non collaudata è da escludere un suo qualsiasi uso in concessione.
Intanto il Comune di Firenze e la Regione Toscana hanno firmato un accordo per adottare regole uniformi per concedere spazi sul greto dell'Arno a fini ricreativi e culturali nella zona del Ponte S. Niccolò, presso il Lungarno del Tempio, nella zona a sinistra dello sbocco dell'Affrico e sotto Piazza Poggi.
Va benissimo voler recuperare per quanto possibile il grande spazio urbano e naturale dell'Arno che i fiorentini stanno riscoprendo. Va benissimo l'utilizzazione del greto e delle acque per installazioni artistiche provvisorie o per eventi culturali. Ma il tutto, secondo noi, dovrebbe essere preceduto da una coerente pianificazione urbanistica che definisca un'area e ne regoli le funzioni in vista della costituzione di un vero Parco fluviale. Tale recupero – sull'esempio di noti e virtuosi esempi europei - dovrebbe comprendere anche una complessiva riconversione dell'uso dei Lungarni e una potente rinaturalizzazione delle rive e delle acque del fiume nel territorio comunale.
La quantità di progetti, mostre, convegni e pubblicazioni accumulatesi sull'argomento nel corso del tempo appare peraltro pletorica e contrasta con la modestia delle realizzazioni. Da più di due decenni infatti
- la politica del Comune, si muove sostanzialmente in direzione opposta: quella del mero sfruttamento commerciale di questi spazi.
Invece molto ci sarebbe da fare per la sicurezza del bacino dell'Arno, visto che il rischio di alluvione permane. Lo dice il Comitato Scientifico internazionale (ITCS), costituito da 6 esperti di alcune università, tre italiane e tre internazionali il quale, interpellato dal Comitato di Coordinamento Firenze 2016 in occasione del 50° anniversario dell'alluvione del 1966, "sottolinea il significativo rischio di inondazione che permane e l'esiguità delle azioni che sono state realizzate per contrastare la minaccia di un catastrofico evento alluvionale"
In pratica, dicono questi esperti, non si tratta di sapere se un altro evento simile si verificherà, ma quando si verificherà.
C'è tanto da fare secondo noi anche per la pulizia delle acque, la seconda delle condizioni per poter parlare di fruizione dell'Arno prima ancora che di Parco fluviale. Ciò non può che passare dal riordino dei collettori in città oltre che dalla depurazione delle emissioni.
Limitandoci all'oggi poniamo al Sindaco, che tanto si spese per la più rapida riparazione del Lungarno (qualcuno lo ritiene un poco onorevole rabbercio) , alcune semplici domande:
  • PERCHE' LA STRADA DI CANTIERE NON E' STATA ANCORA SMANTELLATA ?
  • QUALI GARANZIE E QUALI PROGRAMMI SONO STATI PRESENTATI DALLA SOCIETA' PUBLIACQUA PER LA MESSA IN SICUREZZA E LA MANUTENZIONE DELLA RETE IDRICA DELLA CITTA' (PARTICOLARMENTE IN QUEL TRATTO CENTRALE) E PER NON FAR RICADERE SUI CITTADINI I DANNI DI EVENTUALI INSUFFICIENTI MANUTENZIONI O GESTIONI RIVERSANDONE POI I COSTI NELLE BOLLETTE ?
  • QUALI AZIONI SONO STATE INTRAPRESE O INTENDE INTRAPRENDERE NEI CONFRONTI DELLE AUTORITA' COMPETENTI PER CONTRASTARE ' LA MINACCIA DEL PROSSIMO CATASTROFICO EVENTO ALLUVIONALE' E PER SUPERARE ' L'ESIGUITA' DELLE AZIONI POSTE IN ESSERE' ?
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mercoledì 24 maggio 2017

COMUNICATO STAMPA Rete dei Comitati: Incontro con Unesco ICOMOS



Martedì 23 maggio al Visitor Centre di piazza della Stazione si è svolto un incontro tra due esperti di ICOMOS Internazionale e del Centro del Patrimonio Mondiale Unesco, invitati dalle autorità nazionali e in accordo con il Comune di Firenze.

Tema dell’incontro l’esame delle politiche svolte dal Comune relativamente al centro storico di Firenze e l’impatto dei progetti infrastrutturali in corso di realizzazione o progettati.

Hanno partecipato all’incontro molti dei comitati fiorentini aderenti alla Rete dei comitati per la difesa del territorio: “Piazza Brunelleschi”, “Oltrarnofuturo”, “Ma noi quando si dorme”, “No Tunnel TAV”.

Partendo da diversi punti di vista ed esperienze, le associazioni e i comitati hanno sottolineato l’inadeguatezza delle politiche del Comune a tutela del patrimonio mondiale fiorentino, l’impatto negativo di un turismo che sta modificando i connotati sociali della città, la vendita sul mercato e a destinazione di alberghi di lusso o simili di palazzi storici e complessi in disuso che potrebbero avere destinazioni molto più interessanti per l’economia e la qualità di vita della città.

È stato sottolineato, dal comitato No Tunnel TAV, l’impatto negativo su Firenze da parte del sottoattraversamento, sul Patrimonio Unesco per la stabilità della Fortezza da Basso e di altri monumenti.

È stato importante l’intervento del Laboratorio perUnaltracittà che ha condensato in un sintetico, ma completo documento i problemi condivisi da tutti.

I partecipanti all’incontro, hanno lasciato documenti e memorie scritte che meglio spiegano le minacce al patrimonio fiorentino, auspicando un’inversione nelle politiche del Comune, pena l’inserimento di Firenze nella lista dei siti messi sotto osservazione per una possibile cancellazione dal patrimonio mondiale.

Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio

sabato 20 maggio 2017

Aggiornamento da Ciampino

CRIAAC - COMITATO PER LA RIDUZIONE DELL'IMPATTO AMBIENTALE DELL'AEROPORTO DI CIAMPINO

Comunicato Stampa

20 Maggio 2017

Aeroporto di Ciampino, Il ministro Delrio promuove investimenti e sviluppo ignorando che lo scalo opera fuori dai limiti di legge.

Il ministro Delrio nella conferenza stampa che si è tenuta giovedì mattina al ministero dei trasporti, ha presentato il resoconto sull'andamento degli investimenti nel settore aeronautico e il loro sviluppo per il quinquennio 2017-2021.
In questo contesto il  Ministro ha dichiarato che per lo sviluppo dell'aeroporto di Ciampino nel periodo 2017-2021 è prevista una spesa per investimenti di oltre 41 milioni di euro. Questi investimenti consentiranno uno sviluppo dell'infrastruttura aeroportuale che garantirà all'aeroporto di Ciampino per il 2021 un traffico di 5,5 milioni di passeggeri. Il signor Ministro forse non è informato che a Ciampino c'è già oggi un traffico di queste dimensioni e che, proprio per questo, l'aeroporto opera fuori dai limiti di legge. Infatti, da un decennio le centraline di Arpa Lazio denunciano un rumore fuorilegge prodotto dal traffico aereo e un inquinamento dell'aria che colloca Ciampino e i territori circostanti di Roma e Marino tra le aree più letali del Lazio. Per queste ragioni, unite alla procedura d'infrazione UE e alle 1700 denunce presentate alla Magistratura dai cittadini, sono attualmente in corso per l'aeroporto di Ciampino le procedure di valutazione ambientale (VIA e VAS) e la procedura di valutazione del Piano antirumore  presentato da AdR. Queste tre procedure, in corso presso il ministero dell'ambiente, al contrario di quanto dichiarato da Delrio, prevedono invece per il 2021 una consistente riduzione del numero di voli e del numero di passeggeri a Ciampino. 
Inoltre le proposte AdR circa la riduzione del numero dei voli sono già state considerate insufficienti dai cittadini e dalle agenzie ambientali. 
A quanto pare, le decisioni vengono prese intorno ad altri tavoli, dove le stesse istituzioni non contano nulla, dove la voce e le scelte dei cittadini non hanno alcun peso e dove il rispetto delle Norme è una variabile che può essere messa in discussione, a danno della salute dei cittadini.

twitter: Comitato Ciampino@CiampinoCRIAAC
facebook: Comitato aeroporto di Ciampino

Perchè la sindaco di Alessandria vince il Premio Attila? E perchè sarebbe rieletta.

Premio Attila Alessandria 2016

Ad imperitura memoria dei nostri figli peggiori

Alla personalità che si è particolarmente distinta a danno dell’ambiente e della salute, una giuria sul serio popolare, composta da 429 votanti in 9 assemblee in provincia,

ha attribuito a
Maria Rita Rossa
la più alta onorificenza ambientalista della provincia di Alessandria.

Rita Rossa, nella duplice veste di sindaco di Alessandria e presidente della Provincia, vince con 213 voti. Al secondo posto con 96 preferenze: Ettore Pagani ?direttore generale Consorzio COCIV TavTerzo Valico. Al terzo, con 69, Stephan Schmidheiny amministratore delegato Eternit. Quarto con 36 voti: Angelo Riccoboni amministratore delegato Riccoboni. Seguono a pari merito (3 preferenze): Luca Amoroso direttore raffineria Eni Sannazzaro de’ Burgondi che scoppia con frequenza allucinante, Gianluca Bordone sindaco di Tortona, Rocchino Muliere sindaco di Novi Ligure, e altri con 1 voto.

La classifica del Sole24Ore l’ha relegata all’ultimo posto fra i sindaci italiani. Una giuria di 429 votanti le ha conferito quest’anno la più bassa onorificenza ambientale, sulla scia di Marcellino Gavio e Fabrizio Palenzona, e battendo concorrenti del calibro di Stephan Schmidheiny. I Comitati hanno chiamato migliaia di cittadini in piazza per contestarle la rielezione. Eppure i sondaggi danno Rita Rossa vincitrice.

Clicca qui la pergamena: perché ha vinto il Premio e perché sarebbe rieletta.
Clicca qui Ansa "Danni all'ambiente, premio 'Attila' a sindaca di Alessandria"

A un anno dalla morte di Luigi Mara. I compagni del Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro di Castellanza ricordano il suo straordinario contributo ai movimenti di lotta per la salute e l’ambiente. Clicca quiClicca qui un ricordo di Luigi Mara e Giulio Maccacaro, breve stralcio tratto dal libro “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”.
Riccardo Antonini licenziato per aver detto la verità sulla strage ferroviaria di Viareggio. Ma non finisce qui: clicca l’Associazione dei Familiari delle vittime.
Ancora liberi i manager condannati per il rogo Thyssenkrupp. Persero la vita sette operai impegnati in quel turno di notte sulla linea 5 dell’acciaieria. Al divampare delle fiamme, frequenti su quell’impianto, erano intervenuti con gli estintori e i manicotti che però non funzionarono. L’azienda aveva deciso da tempo di tagliare sulle spese sulla prevenzione e sulla sicurezza: quello stabilimento doveva chiudere in vista della concentrazione di tutte le l’attività nella sede di Terni. (continua)
Ambiente delitto perfetto. Pene dimezzate all'equipaggio per la strage al porto di Genova. Per i 9 morti della torre piloti su cui si schiantò la carretta del mare Jolly Nero, priva di condizioni di sicurezza minime. Ennesima assoluzione di un amministratore delegato: il PM aveva chiesto 17 anni per l’AD della società armatrice Messina per aver dolosamente ignorato le ripetute avarie del motore e dei comandi. Vergogna: hanno gridato i parenti delle vittime.
Ambiente svenduto all'Ilva di Taranto. Un intervento di Alessandro Marescotti.
Morti e infortuni sul lavoro in aumento. Nel primo trimestre 2017 sono stati denunciati circa 161.100 infortuni (+5,9%), di cui 190 per incidenti mortali (+ 8%).
Una strage. Già 330 morti e 3.765 malati nell'esercito per l'uranio impoverito. Si aggiungono le mille vittime per l’amianto sugli elicotteri e le navi. Ma la magistratura e gli enti di controllo non possono intervenire negli “affari” delle forze armate. Manca una legge che tuteli la salute dei soldati.
Tavolo popolare permanente in Puglia per un acquedotto pubblico e partecipato. Per proseguire in un percorso rivendicativo aperto, inclusivo e costruito dal basso. Clicca qui il Comitato pugliese "Acqua Bene Comune".
A Cosenza tre giorni di discussione sul movimento del '77. Una riflessione tratta dal libro “L’avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza”: non vi è traccia nella pubblicistica operaia di quegli anni del Movimento ’77, che nella rappresentazione mediatica degli scontri di piazza appariva simile alle brigate rosse (continua)
Dal 17 aprile più di 1.800 prigionieri politici palestinesi hanno iniziato uno sciopero della fame a oltranza. Per numero di partecipanti e durata, non ha eguali nella storia. Le rivendicazioni, che si inseriscono all’interno della lotta del popolo palestinese per la fine dell’occupazione israeliana, sono: - Abolizione della detenzione amministrativa. - Abolizione di tutte le forme di tortura, compreso l’isolamento. - Fine dell'imprigionamento dei bambini e delle donne. - Diritto di ricevere visite dei parenti, all’assistenza sanitaria, allo studio, etc.- Rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali sui diritti umani dei prigionieri all'interno delle carceri.
Il fallimento della legge "Dopo di noi". Le famiglie dei disabili sempre più sole.
Un italiano su quattro è a rischio povertà. 4,6 milioni di italiani in povertà assoluta: negli ultimi 10 anni è triplicata (dal 2,9% al 7,6%). Il 25% della popolazione è a rischio di sprofondare nella povertà (8,6% in Europa) se non c’è intervento dello Stato.
Messaggio di pace e salute inviato a 17.256 destinatari da Barbara Tartaglione - Responsabile della sezione provinciale di Alessandria di Medicina democratica Movimento di Lotta per la Salute
Via Dante 86 - 15121 Alessandria Tel. 3382793381

venerdì 19 maggio 2017

[news-rete-dei-comitati:754] comunicato sulla tirrenica




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[ReTe dei Comitati:4455] protezione dei torrenti di Murlo!


il Crevole visto dal ponte sul ex-ferrovia mineraria

 Un appello dal mondo scientifico alla nostra causa di protezione dei torrenti di Murlo!


Nicola Ulivieri
Murlo, Italia
15 mag 2017 — L'ambiente scientifico si muove per la tutela dei nostri torrenti! Leggete e diffondete questo importante appello del prof. Tavarnelli, ordinario di Geologia presso L'università degli Studi di Siena indirizzato a tutti gli enti e pubblicato, per conoscenza, sulla pagina dell'Associazione Culturale di Murlo:

Oggetto: Appello per tutela patrimonio ambientale nel territorio comunale di Murlo (SI)

Spett.li Dott. Bellacchi, Zappalorti, Fratoni, Massini, Ricciardi, Parenti,

permettete che mi presenti: mi chiamo Enrico Tavarnelli e sono Professore Ordinario di Geologia presso il Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell'Ambiente dell'Università degli Studi di Siena.
Apprendo che il Consorzio di Bonifica 6 Toscana Sud, con il parere favorevole del Comune di Murlo espresso in conferenza dei servizi, ha recentemente approvato un progetto che prevede la realizzazione di briglie in cemento armato quale opera di contenimento di acque in regime di piena torrentizia, la cui messa in posto è prevista su tratti significativi dei torrenti Crévole e Crevolicchio.

Devo confessare che la notizia della realizzazione di un sistema di briglie in detta località desta tutta la mia perplessità per i motivi che vado ad illustrare. Primo, perchè sul metodo che prevede la regimazione delle acque di piena torrentizia attraverso la realizzazione di briglie trasversali è in corso un vivace dibattito tecnico e scientifico tendente a rivederne la reale efficacia. Secondo, e su questo aspetto mi dilungherò con dovizia di particolari, perchè il progetto, se realizzato, costituirebbe un'opera di significativo impatto ambientale in un territorio di raro valore naturalistico e geologico. I corsi dei torrenti Crévole e Crevolicchio, sebbene quest'ultimo risulti ancora meno studiato, sono infatti un laboratorio a cielo aperto attraverso lo studio del quale è possibile ricostruire una parte significativa della storia geologica della Toscana meridionale e dell'intera catena appenninica. Per questo motivo, per le sue caratteristiche geologiche e naturalistiche, il territorio di Crévole ed i suoi dintorni sono stati recentemente censiti ed inseriti nel catalogo dei siti di rilevante interesse geologico, redatto dal Prof. Armando Costantini, già Ordinario di Geologia presso l'Università degli Studi di Siena e recentemente pubblicato nel volume, da lui curato per conto dell'Amministrazione della Regione Toscana, dal titolo "Geotopi di importanza regionale nelle Province di Siena e Grosseto", edito da Pacini Editore, Pisa.

Io stesso sono un entusiastico fruitore di quest'opera, che utilizzo per fini didattici e scientifici. Dall'ottobre dello scorso anno 2016, infatti, detengo la Cattedra e l'Insegnamento di Geologia per gli studenti che frequentano il primo anno dei Corsi di Laurea in Scienze Geologiche e di Scienze Ambientali e Naturali. Parte integrante del programma di detto insegnamento prevede lo svolgimento di un'escursione didattica attraverso il torrente Crévole e lungo il Percorso Naturalistico-Ambientale delle ex-Miniere di Murlo. In queste località il territorio offre una rara opportunità di recarsi "a spasso sui resti di un antico Oceano del Giurassico", come sono solito ricordare ai miei studenti nell'illustrare loro i contenuti scientifici di quest'attività. Infatti, lungo il corso del torrente Crévole è possibile riconoscere affioramenti di "lave a cuscini" (Ingl. pillow lavas) di età mesozoica - giurassica, nello specifico - del tutto analoghi alle lave che vengono quotidianamente effuse in corrispondenza di allineamenti di vulcani che costituiscono le Dorsali Medio-Oceaniche, siti di accrescimento della crosta e della litosfera terrestre. Sul complesso delle lave a cuscini, di origine magmatica effusiva, giace un più giovane complesso di radiolariti che rappresenta il primo sedimento deposto sul "pavimento oceanico" dopo la sua formazione. Lave a cuscini e diaspri sono esposti in corrispondenza di spettacolari affioramenti lungo il corso dei torrenti Crévole e Crevolicchio ed in diverse altre località limotrofe. Queste rocce non sono però le uniche litologìe di grandissimo interesse presenti nel territorio di Murlo: fra le altre tipologìe di rocce caratteristiche di queste località basti citare rocce che dal centro abitato in corrispondenza del quale affiorano prendono il nome: le "Marne di Murlo"; o anche un particolarissimo tipo di calcare, anch'esso caratteristico della zona: il "Calcare Balzano", le cui sfumature cromatiche che vanno dal bianco-grigio chiaro al grigio scuro-nerastro richiamano i colori bianco e nero della Balzana, simbolo della vicina città di Siena. Un'escursione nella zona dei torrenti Crèvole e Crevolicchio, o dei dintorni del centro abitato di Murlo, offre quindi una straordinaria opportunità di studio dell'espansione dei fondi oceanici, processo che sta alla base della Teoria della Tettonica a Placche e che rappresenta il meccanismo fondamentale di ringiovanimento degli involucri più esterni del nostro Pianeta. Non è esagerato affermare che in queste zone si possono "toccare con mano" le rocce di un antico fondo oceanico, il cui studio consente di ricostruire i meccanismi fondamentali responsabili dell'espansione che, insieme all'accessorio processo di subduzione, determina la formazione e la distruzione della litosfera terrestre; in altre parole, un'escursione in questa preziosa zona del territorio di Murlo offre l'opportunità di studio dei meccanismi fondamentali che regolano la geodinamica del pianeta Terra. 
Corre infine l'obbligo di ricordare come la zona di Murlo sia ricca di testimonianze minerarie, più e meno recenti, legate, fra l'altro, alla presenza di modesti giacementi di minerali contenenti rame e stagno, dalla cui fusione si ricava il bronzo. Questi affioramenti costituiscono oggetto di studio da parte di esperti di discipline trasversali che richiedono un armonioso connubio di competenze scientifiche ed umanistiche: gli archeologi, che nell'area di Murlo tentano di svelare i molti misteri che ammantano la vicenda storica della popolazione etrusca, che sappiamo essere stata, fino ad un certo periodo una delle più importanti della Toscana. Se consideriamo anche come l'attività estrattiva in epoca protostorica si svolgesse in massima parte "a cielo aperto" si comprende bene l'importanza di salvaguardare per quanto possibile l'integrità di un territorio scarsamente urbanizzato il cui studio potrebbe in futuro gettare nuova luce sulla vicenda storica etrusca.

Per i motivi su esposti, ritengo che il progetto di realizzazione di un sistema di briglie in cemento trasversali rispetto ai corsi dei torrenti Crévole e Crevolicchio costituirebbe un danno incommensurabile perchè andrebbe a ricoprire affioramenti rocciosi di straordinario valore scientifico, preziose "finestre" sull'interno del pianeta Terra e "scrigni" dei processi responsabili della formazione della crosta e della litosfera. La realizzazione di un invasivo sistema di briglie in cemento, se non preceduto da una serie di opportune indagini conoscitive di carattere geognostico, ambientale ed archeologico, rischierebbe inoltre di cancellare importantissime testimonianze naturalistiche e storiche. Auspico quindi che questo progetto, ove dovesse riscontrare ulteriori forme di approvazione, sia quantomeno preceduto dall'esecuzione di solide ed autorevoli indagini volte sia allo studio della reale efficacia di detti manufatti nel contenimento degli eventi alluvionali, sia alla valutazione del loro impatto ambientale, naturalistico e storico-archeologico. Auspico altresì che si proceda all'esecuzione di una rigorosa indagine volta a scongiurare che la realizzazione di dette infrastrutture e della necessaria cantierizzazione possa in qualche modo compromettere le peculiarità geologiche e naturalistico/ambientali del territorio del Comune di Murlo, méta di escursioni didattiche perchè straordinario patrimonio di geo- e bio-diversità. Patrimonio - a parere dello scrivente - da valorizzare, tutelare e salvaguardare come e più di quanto fatto finora, a vantaggio della presente e delle future generazioni.

Grazie mille per l'attenzione che le SS.VV. vorranno rivolgere al mio appello.
Cordiali saluti,

Enrico Tavarnelli
Professore Ordinario di Geologia
Dip. Scienze Fisiche, della Terra e dell'Ambiente (DSFTA),
Università degli Studi di Siena
Membro del Consiglio della Fondazione dell'Ordine dei Geologi della Toscana,
Socio Ordinario della Società Geologica Italiana,
Membro (Fellow) della Geological Society of London ,
Associate Editor del Geological Society of America Bulletin,
International Correspondent di Geology Today

Link alla lettera:
https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=1333837796664520&id=174418015939843
Primo guado piccolo Crevole

venerdì 12 maggio 2017

Tav: il festival delle panzane

CITTADINI AREA FIORENTINA
TAV: IL FESTIVAL DELLE PANZANE
Sollecitato in Consiglio comunale dal M5S circa gli accordi intercorsi tra Comune, Regione e Ferrovie sui lavori per la TAV, l'Assessore ai Lavori pubblici Giorgetti in sintesi ha così risposto:
1- l'AV resterà a S.M. Novella
2- la Foster si farà, ma per i treni che attualmente fermano a C. di Marte 
(3-4000 pass/giorno, 1/10 del traffico AV)
3- da qui la necessità di integrazione con la gomma per realizzare un nodo,
 comprendente la tramvia, per bus extraurbani, regionali, nazionali e turistici 4- il progetto, nientemeno che dello Studio Arup e Foster, prevede i bus in superficie, con 27 stalli coperti con pensilina aderente alla stazione e 7 a rotazione + un  parcheggio per sosta prolungata di 130 bus 5- il piano deve ancora essere sviluppato e i tempi per questa modifica staranno all'interno del compimento della stazione.
Anche le cronache dei principali quotidiani avevano già dato la notizia. 
La Repubblica annunciava: 'Il primo hub di mobilità integrata in Italia. 
Il tanto chiacchierato e contrastato destino della stazione Foster è deciso. 
Si fa, non si fa, si fa '.
A parte la riduzione ad un terzo delle superfici commerciali, si conferma – diceva - 'la costruzione della Foster come prevista e la realizzazione del tunnel'. 
Vi si fermeranno 'le Frecce verso Brescia, Verona, Venezia, Bolzano che ora si fermano al Campo di Marte'.
Così – diciamo noi - succederà che mentre ora, provenendo dalle Dolomiti o da Venezia, si può prendere un treno per Empoli, per Prato o per Perugia, raggiungendo S.M. Novella da C. di Marte in 6', dopo si impiegherà mezz'ora per arrivare, (prendendo un tram affollato distante 300 m) di fronte alla scalinata di via Alamanni.
La stazione bus – dice la cronaca - sarà 'a immediato ridosso, viste le troppe difficoltà di inserire i bus in un interno da modificare, fortificare e attrezzare di vie di uscita ed entrata'.Insomma: avremo un modesto parcheggio di superficie per una quota limitata di pullman.
E i lavori quando inizieranno ? 'Il tunnel non si sa quando si inizierà a scavare, c'è da finir l'iter per le terre di scavo. Si parla di settembre come data inizio lavori , ma niente di ufficiale'.
Buio pesto anche sui i costi di gestione. Non saranno certo i passeggeri dei bus o i pochi dei treni che sborseranno i 6 milioni all'anno occorrenti (una delle ragioni dell'abbandono della Foster da parte di Ferrovie). Saranno però sempre i cittadini a sostenere quest'opera dannosa che, ormai è chiaro a tutti, non serve a niente.
Insomma sulla TAV amministratori e informazione continuano a venderci aria fritta, banalità, vecchie e nuove frasi fatte, senza spiegarci a cosa serve, come funziona davvero, quanto costa e chi paga.
Il succo è questo: Mazzoncini (a.d. di FSI) non ha nessuna intenzione di abbandonare S.M. Novella. Se i poteri locali proprio vogliono scavare 15 Km. di tunnel sotto la città lui ci farà passare l'AV che non si ferma, quella da/per il Nord-est e forse qualche regionale. Quanto al buco per la stazione in via Circondaria se la vedano Regione e Comune, FSI non saprebbe che farsene.
Con un simile passatempo invece Comune e Regione prendono tempo in vista delle turbolenze politiche dei prossimi mesi. Il sindaco Nardella ad esempio, lo stesso che nel giugno 2016 definiva la Foster un incomprensibile spreco di denaro pubblico" ,ha recentemente concesso la deroga acustica per lo scavo dei tunnel.
Da tempo le Ferrovie ci avvertono che la soluzione per il Nodo di Firenze non necessiterebbe di grandi lavori e gran parte dei problemi si potrebbero risolvere con soluzioni tecnologiche e gestionali. Vedi anche:
Perché allora da parte dei poteri locali si continua a sostenere questo incomprensibile 
spreco di denaro pubblico per un progetto strampalato ed insostenibile ?
Occorre smetterla con gli sprechi e i danni alla città, accelerando invece il rafforzamento e l'innovazione tecnologica proposta da Ferrovie con le attuali risorse in superficie, accelerando il miglioramento dei servizi regionali
Servirebbe eventualmente, previe verifiche su modalità e risorse, risolvere problemi congeniti e irrisolti del Nodo di Firenze, che si aggraverebbero 
invece con qualsiasi Passante AV (sotterraneo o di superficie)
E OCCORRE FARE PRESTO, PRIMA CHE IN AUTUNNO UNA
MONTAGNA DI RIDICOLO CI
TRAVOLGA TUTTI, RESPONSABILI,

IRRESPONSABILI E SILENTI DI QUESTA CITTA'

martedì 9 maggio 2017

Apre InKiostro: ci riprendiamo il centro di Firenze. Venerdì 12 ore 18 inaugurazione

Un invito perUnaltracittà & Clash City Workers Firenze

Apre InKiostro nel cuore di Firenze: riapriamo spazi di agibilità sociale in città. Venerdì 12 maggio alle 18 l'inaugurazione

Rivendichiamo il diritto alla città e lo faremo insieme a voi venerdì prossimo inaugurando un nuovo spazio di incontro, di confronto e di lotta nel cuore della Firenze-vetrina. Il suo nome è InKiostro e si trova in via Alfani 49, appena dietro la Rotonda di piazza Brunelleschi.
L'appuntamento è alle 18.00 con l'assemblea di inaugurazione. A seguire, aperitivo di benvenuto e tante chiacchiere!
Questo l'evento Facebook https://www.facebook.com/events/467365266972642/, ci aiuti a condividerlo con le persone che pensi interessate?


Perché InKiostro

Il centro di Firenze è stato progressivamente svuotato del suo tessuto sociale originario per costruire una città vetrina. Al turista si offre quello che potrebbe trovare a casa sua: hotel, boutique, locali costosi. A chi vive quotidianamente il centro non è data nessuna possibilità se non quella di adeguarsi agli standard vigenti o sentirsi costantemente fuori posto. Lavoratori e utenti del settore pubblico e parapubblico sottoposti al ricatto costante dei tagli e delle esternalizzazioni; studenti medi e universitari privati di luoghi di socialità accessibili e popolari; lavoratori dei pubblici esercizi e del commercio, sui quali poggia l'immensa macchina del turismo, costretti ad oscillare tra lavoro nero e contratti precari; immigrati semplicemente ignorati nelle loro istanze più basilari, tenuti sospesi in un limbo di legittimità da una burocrazia tutt'altro che neutrale, criminalizzati e considerati ricettacolo di degrado da rimuovere.

Cosa vogliamo?

Vogliamo riprenderci il diritto alla città, servizi pubblici funzionanti, quartieri a misura di chi li vive, condizioni di lavoro degne. Vogliamo farlo riaprendo fisicamente un pezzo del centro, sottraendolo alla mercificazione e all'invisibilità, trasformandolo in un luogo al servizio del quartiere, un luogo di dibattito, di incontro e di socialità.

giovedì 4 maggio 2017

La geotermia non è rinnovabile nè pulita

LA GEOTERMIA TOSCANA NON È RINNOVABILE NÈ PULITA
L'immagine comune che ci viene data della Geotermia è quella di una fonte energetica rinnovabile, alternativa alle centrali a combustione fossile ed a basso impatto ambientale. 
Tuttavia, quando si approfondisce la conoscenza del procedimento attraverso il quale grandi impianti riescono a produrre energia elettrica a livello industriale ci si rende conto che la realtà è ben diversa. 
In sostanza, le centrali esistenti iniettano grandissime quantità di acqua (sia di condensa che di superficie) in profondità perché venga riscaldata dalle rocce calde presenti nel sottosuolo. Il vapore prodotto, intercettato a profondità che raggiungono anche i 4800 metri viene convogliato in superficie per muovere turbine atte alla produzione di energia elettrica. Il vapore geotermico viene poi rilasciato per la maggior parte in atmosfera, insieme alle sostanze altamente tossiche di cui si è arricchito nel contatto con le rocce profonde (arsenico, mercurio, acido solfidrico, ammoniaca, radon, ecc.) causando un serio inquinamento atmosferico. In un anno le sole centrali dell'Amiata rilasciano in atmosfera 2700 tonnellate di acido solfidrico, 28,97 chili di arsenico, 2460 tonnellate di ammonio, 889,14 chili di mercurio, 11,01 tonnellate di acido borico, 655248 tonnellate di anidride carbonica, ecc. (dati Arpat 2013). Inoltre, da uno studio svolto dalla società Edra nel 2006 è emerso che lo sfruttamento geotermico del Monte Amiata ha comportato l'abbassamento della falda acquifera superficiale e conseguentemente l'aumento della concentrazione di arsenico nell'acqua che alimenta i pozzi e le sorgenti rimaste.
La variazione di pressione nel sottosuolo che tale sfruttamento determina provoca altri due gravi inconvenienti: la subsidenza (sprofondamento della superficie terrestre locale) e la microsismicità. La prima avviene frequentemente nelle aree intorno alle trivellazioni geotermiche, dove possono comparire crepe e spaccature nelle superfici delle vecchie strade, nei terreni o nei muri delle case; la seconda è un effetto collaterale ammesso dalle stesse compagnie geotermiche. 
Ci si chiede se in un territorio ad alto rischio sismico come quello italiano tali effetti collaterali non possano innescare frane o smottamenti o addirittura sismi importanti. 
Infine, non da meno, l'impatto visivo. Impianti sicuramente non gradevoli alla vista, corredati da orrendi vapordotti e massicci elettrodotti,  spesso sorgono in luoghi naturali di rara bellezza e vanno a sciupare in modo irreversibile panorami unici. Finchè il numero di tali impianti rimaneva limitato a qualche decina in tutto il territorio nazionale, tutto questo riusciva a passare  inosservato. La situazione ha subito un netto peggioramento quando il governo italiano ha deciso di aumentare gli impianti in modo esponenziale, passando, per esempio, nella sola Toscana dai 34 esistenti ai 57 ed oltre previsti! Senza considerare gli impianti sperimentali cosiddetti "pilota", decisi direttamente dal governo. 
Non ci si può dunque meravigliare se i cittadini si siano sentiti "assediati" dal pericolo di vedersi circondati da impianti altamente inquinanti che possono mettere in serio pericolo la loro salute e l'economia dei loro territori, ben consolidata da decenni, fondata sul turismo, sull'agricoltura e sul piccolo artigianato, allineata (non per finta) con quei criteri di sviluppo sostenibile che si dovrebbero promuovere.
Ecco dunque sorgere numerosi Comitati contrari allo sviluppo geotermico che trovano appoggio anche da parte delle amministrazioni comunali.
In Toscana, in controtendenza con l'andamento nazionale, si registra un notevole successo nei settori collegati al turismo, all'agricoltura ed al piccolo artigianato, che verrebbero messi in serio pericolo dalla costruzione di centrali geotermiche. Solo per fare un esempio in Valdelsa, Magma Energy Italia srl, concessionaria del permesso di ricerca "Mensano", vorrebbe costruire diverse centrali contro la volontà dei cittadini. La società, la cui quota di maggioranza è in mano ad un'azienda orafa aretina, senza avere mai costruito o amministrato centrali geotermiche, pretende di costruire decine di centrali e tra le altre cose ha presentato richiesta per ben due centrali pilota, ovvero impianti che dovrebbero sperimentare nuove tecnologie, proprio a ridosso di due antichi borghi toscani .
E che dire ora a quei piccoli o grandi investitori che, credendo nelle potenzialità di un territorio unico a livello mondiale, hanno investito nel turismo, in settori agricoli od artigianali spronati da quegli stessi amministratori pubblici che contemporaneamente li "tradivano" appoggiando iniziative industriali di tipo speculativo e in netta contrapposizione alla linea di sviluppo territoriale promessa. A chi dovrebbero chiedere i danni?
Luoghi conosciuti in tutto il mondo, la Val D'Elsa, la Val D'Orcia, Montalcino, San Gimignano, Volterra, tutti a rischio d'esser circondati da centrali geotermiche inquinanti, consumatrici di acqua e sicuramente estremamente impattanti a livello paesaggistico.
Infine ci si chiede se quest'abnorme aumento nel numero di centrali geotermiche sia effettivamente necessario. Grazie agli impianti solari, idroelettrici ed eolici installati negli ultimi anni in tutto il territorio nazionale, l'Italia ha raggiunto con cinque anni di anticipo gli obiettivi 20-20-20 previsti dalla Comunità Europea e la provincia di Siena è già dal 2013 "Carbon Free". Non sembra quindi ci sia una particolare urgenza in tal senso. Inoltre la produzione regionale e nazionale dimostra che al momento vi è anzi una sovrapproduzione di energia rispetto alle esigenze di mercato.
Forse i ricchi incentivi promessi dal governo fanno la loro parte.
Il dubbio, o la quasi certezza,  è che ci si trovi di fronte al solito caso di speculazione di pochi furbi che grazie all'appoggio di politici amici, attraverso leggi ad hoc, si intascano gli incentivi per la produzione di un'energia che solo loro chiamano "pulita", incuranti del danno procurato al territorio, all'ambiente ed alla comunità. Paradossalmente, sono gli italiani stessi che attraverso il pagamento di bollette maggiorate, finanziano speculazioni di persone senza scrupoli a danno di loro stessi, del territorio e dell'economia nazionale nel suo insieme.
Possiamo permetterci tutto questo?
Possiamo permetterci di rovinare in modo permanente luoghi unici al mondo, che vengono estimati a livello planetario e che dovrebbero fungere da vero motore di sviluppo per l'Italia del futuro?    Noi crediamo di no.


Comitato Difensori della Toscana