La vicenda del lungarno Torrigiani è a nostro avviso l'esempio più eclatante del degrado istituzionale che sta ormai caratterizzando il nostro Paese, dalle amministrazioni locali alle strutture periferiche dello Stato quali la Soprintendenza ai beni Architettonici e del Paesaggio di Firenze.
I fatti sono noti e facilmente riassumibili: nella notte del 24- 25 maggio scorsi sul Lungarno Torrigiani, a causa della rottura di una grande tubatura dell'acquedotto, si è aperta, una vastissima voragine. Dato il contesto paesaggistico di particolare rilievo, a pochi metri da Ponte Vecchio e di fronte agli Uffizi, la notizia e le immagini di questa ferita hanno fatto il giro del mondo.
Al di là delle indagini in corso e dei proclami del sindaco Nardella («Chi ha sbagliato pagherà! »), che ancora oggi non hanno portato a nessun risultato concreto, siamo convinti che il disastro sia solo la conseguenza finale di un grave stato di incuria in cui da anni è tenuto l'acquedotto della città.
Nonostante ciò il 4 di novembre si inaugurerà un nuovo lungarno, non però quello progettato e realizzato ai tempi di Firenze Capitale, restaurato dopo i danni della seconda guerra mondiale e dell'ultima alluvione, ma uno nuovo con tanto di "gobba".
Infatti nella più assoluta mancanza di trasparenza e ignorando le indicazioni venute da più parti, come l'autorevole parere contenuto in un articolo uscito l'11 agosto su "La Nazione" a firma del prof. Francesco Gurrieri (a lungo funzionario della Soprintendenza ai Monumenti e ordinario di Restauro dei Monumenti all'Università di Firenze), chi ha progettato e diretto il risarcimento del danno ha deciso di lasciare il lungarno con la spanciatura del suo muro di contenimento, modificando così la fisionomia originaria e di conseguenza anche la visuale di questo importante e monumentale pezzo di città.
In tutta questa vicenda che a nostro avviso si sarebbe dovuta risolvere con un semplice e ben curato intervento di ripristino per un danno ad una struttura viaria, la cosa più grottesca è che l'ispirazione e l'avallo di questa bizzarra soluzione sia venuta addirittura dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e del Paesaggio diretta in fase autorizzativa dall'Arch. Alessandra Marino, con pareri formulati e ribaditi dall'Arch. Fulvia Zeuli anche in un articolo apparso sull'edizione fiorentina de "la Repubblica" del 2 novembre: «dopo averci pensato abbiamo deciso di rifare la copertura dei muretti», ma per il muraglione dell'Ottocento meglio lasciarlo storto: «il principio ispiratore fin dall'inizio è stato ' meglio un muro antico ma storto che un muro tutto nuovo'. Non potevamo ritirare indietro il muro spostato »[sic!].
Che qualcuno sia stato felice di questa soluzione, certamente la più economica e veloce, non ci stupisce. Ci stupisce che una Soprintendente e una funzionaria da essa incaricata di questo procedimento, così semplice sul piano della teoria del restauro, non si siano ricordati che in questa città, sessanta anni fa, il ponte Santa Trinita completamente distrutto dalle mine naziste e con tutte le sue pietre crollate nel letto dell'Arno, fu ricostruito con grande magistero e sensibilità dall'architetto Riccardo Gizdulich, funzionario della Soprintendenza ai Monumenti di allora, con la collaborazione dell'ing. Emilio Brizzi.
Ma oggi viviamo altri tempi e subiamo altri funzionari: così la mancanza di manutenzione dell'acquedotto di Firenze da parte della s.p.a. a partecipazione comunale, ci lascia un'altra "gobba".
Dopo quella della coppia Domenici-Biagi alla Fortezza da Basso (parcheggio "interrato") oggi la coppia Nardella-Parenti ci regala la "gobba" del Lungarno Torrigiani.
Per questi motivi domani per noi ci sara' poco da festeggiare ma solo da indignarsi.
Poi ci mobiliteremo nelle sedi opportune, comprese quelle giudiziarie, per chiedere conto ai responsabili, comunali e statali, di questo ennesimo oltraggio alla città e dispendio di risorse pubbliche.
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