La statua di cera di Fischer caduta in Piazza Signoria
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La notizia per Firenze è eclatante: a cadere non sono gli alberi ma le statue e in particolare una di quelle recentemente messe dall'amministrazione comunale in piazza Signoria!
Nel lungo e difficile rapporto tra Firenze e l'arte contemporanea (fatto anche di imprevisti incidenti stradali), il crollo di una statua di cera quasi in testa ai numerosi turisti e cittadini di passaggio in Piazza Signoria non si era mai visto. Quanto avvenuto giovedì 5 ottobre ad una delle statue di Urs Fischer, collocate tra molte polemiche di fronte a Palazzo Vecchio insieme ad una discutibile scultura metallica alta 12 m, non ha nulla a che fare con lo spirito critico dei fiorentini. Piuttosto è frutto dell'attivismo di una generazione di homines novi, amministratori e funzionari locali, ministri, operatori culturali, che venerano l'intrattenimento, la visibilità e il marketing nella gestione dei monumenti e degli spazi pubblici.
L'uso di Piazza della Signoria che, come di tanti altri luoghi monumentali di Firenze (per esempio il giardino di Boboli), dovrebbe essere deciso da un team di esperti, è diventato di fatto un terreno favorevole a compiacenze e scambi opachi tra poteri pubblici poco neutrali, faccendieri, gallerie e sponsor. Su questo occorrerebbe fare maggiore chiarezza in considerazione del fatto che spesso la scelta effettuata sembra aleatoria rispetto al valore culturale dell'opera esposta.
Appena l'anno scorso nell'importante convegno tenuto a Firenze (19 maggio 2016, Aula Magna del Rettorato) sul tema "Attualità dell'effimero urbano. Dai Medici alla città metropolitana" la denuncia e la critica di questo fenomeno di asservimento di spazi esteticamente connotati del centro storico sono state il filo conduttore degli interventi di studiosi ed esponenti della cultura quali Marco Dezzi Bardeschi, Mariella Zoppi, Mauro Cozzi, Corrado Marcetti, fra i quali anche una spietata disamina del non fiorentino Pier Luigi Panza.
Ma nonostante la presenza in quell'occasione di rappresentanti dell'amministrazione comunale e del loro consulente per l'arte contemporanea Sergio Risaliti, si continua imperterriti "come prima, più di prima".
Questo fatto ci sembra grave anche perché pensiamo che l'arte contemporanea (ma anche l'arte del passato) costituirebbe un ottimo veicolo per la riqualificazione e la ricucitura sociale delle periferie e della città tutta. Pertanto sarebbe auspicabile un ulteriore potenziamento delle politiche culturali verso altre parti di città, promuovendo mostre, installazioni e concorsi.
I fiorentini, spesso ipercritici nei confronti delle novità fin dal Medioevo e dal Rinascimento, sono in genere capaci di riconoscere la vera cultura.
Ad esempio quanto organizzato da Virgilio Sieni e dal suo Centro nazionale di produzione sul linguaggio del corpo e della danza nel quartiere dell'Isolotto dal 22 al 24 settembre, dopo un percorso preparatorio durato alcuni mesi, ci indica un positivo rapporto tra Firenze e l'arte contemporanea. Tre giornate intense ed emotivamente coinvolgenti che hanno dimostrato che quest'ultima può trovare una sua nuova legittimità estetica anche raggiungendo una dimensione etica ed ecologica che la liberi dall'angustia e dalla volgarità in cui il marketing la sta relegando.
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