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Il complesso di San Salvi è un bene collettivo, lo dicono i cittadini, gli urbanisti, gli psichiatri legati alla preservazione della memoria dell'ex manicomio e non da ultimo lo stesso Piano Strutturale, che ha inserito il suo Parco fra il sistema del verde pubblico da rendere pienamente fruibile alla cittadinanza.
Il nuovo Direttore dell'Azienda Sanitaria Toscana Centro Emanuele Gori ignora o finge di ignorare, così come hanno fatto puntualmente i suoi predecessori, tutto il fermento sociale e culturale che ha investito, oramai da molti anni, quest'area, e che si esprime nella ricchezza di idee e proposte scaturite dall'indefesso impegno di cittadini, comitati e associazioni: siamo infatti alla riproposizione da parte del Direttore generale, così come riportato dal Corriere Fiorentino del 12 febbraio 2017, della vendita e privatizzazione di parte del complesso, contraddicendo recenti dichiarazioni nel merito che davano questa opzione per superata, in una perseverante ottica antidemocratica che vede l'Asl, previo avallo municipale, come unico decisore sulle trasformazioni urbanistiche riguardanti San Salvi.
Dopo il tentativo fallito di vendere alcuni padiglioni, come previsto dal Piano Urbanistico Esecutivo approvato nel 2007 dal Comune, per trasformarli in residenze di lusso da offrire nel libero mercato, adesso l'Asl si converte ad un'altra forma di privatizzazione, le "cliniche private", che si affiancherebbero alla consueta riproposta di "residenzialità privata".
Il recupero di San Salvi, come abbiamo già rilevato, continua ad essere concepito in termini puramente tecnico-immobiliari, nella doppia declinazione di un riutilizzo degli spazi sia da parte delle varie branche dell'amministrazione ASL che di eventuali operatori privati, nell'ipotesi i proprietari di cliniche sanitarie, interessati a lucrare sulla rendita posizionale offerta da spazi di trasformazione immobiliare interni ad un'area bisognosa sì di costosi restauri ma sempre di alto pregio. Ancora una volta la domanda che bisogna porsi è: a chi giova questa trasformazione proposta dall'azienda sanitaria che dovrebbe concretizzarsi in un nuovo protocollo fra Asl stessa e Comune? Che tipo conseguenze produce su un'area strategica per la città, verso la quale, invece, sono convogliate molteplici istanze di carattere ambientale e sociale da quella cittadinanza che non trova posto nel summit previsto in questi giorni fra E. Gori, S. Saccardi, D. Nardella, e S. Funaro?
Certamente il tipo di rigenerazione che questa cittadinanza esclusa propone per San Salvi è ben diverso da quello che i nostri amministratori perseguono: infatti, in opposizione ad ogni privatizzazione e alla mono funzionalità amministrativa, che avrebbero un carico urbanistico pesante ed un alto impatto ambientale, si esprime una visione più articolata e complessa, comprendente la necessità di rivitalizzare l'area con molteplici e innovative attività compatibili con il parco e integrate con il tessuto cittadino circostante.
Finché si è in tempo, si fermi l'ennesima privazione di un Bene Comune alle generazioni presenti e future di Firenze.
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