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Nella giornata di mercoledì, la procura di Firenze ha fatto eseguire perquisizioni a carico di indagati tra funzionari dell'Anas Toscana e imprenditori (per lo più del Grossetano). Con l'accusa di corruzione negli appalti per le opere stradali e abuso di ufficio gli indagati, in tutto, sono 19.
I pm Giuseppina Mione e Giulio Monferini stanno portando avanti un'indagine (operazione "Strade dell'oro") iniziata nel 2012 dai magistrati di Grosseto e poi passata, nel 2016, a quelli di Firenze. I fatti contestati riguardano il 2012-2013. Secondo gli inquirenti i funzionari ANAS avrebbero certificato l'urgenza – inesistente – di taluni lavori (asfaltature, ripavimentazioni del manto stradale, manutenzioni straordinarie) per l' assegnazione in affidamento diretto, quindi senza bando, a ditte "amiche".
Tra i funzionari coinvolti ANAS troviamo (di nuovo!) il già Capo compartimento della Toscana Antonio Mazzeo >>leggi qui<< e il funzionario Nicola Cenci. Mazzeo è una vecchia conoscenza degli inquirenti toscani: nell'ottobre del 2015 al primo (già arrestato per corruzione) furono sequestrati una sessantina di quadri, fra cui alcune opere di Mario Schifano, nella sua villa pugliese di Grumo Appula, Bari.
Gli appalti su cui si indaga sono: uno da 200 mila euro, "di somma urgenza", per opere sulla strada Tosco-Romagnola; uno in provincia di Prato, importo del lavoro a base d'asta, 3.258.622 euro; e uno in provincia di Massa Carrara, per la manutenzione straordinaria di una strada (499.900 euro, l'importo del lavoro a base d'asta).
Il procuratore Giuseppe Creazzo ha parlato di un "collaudato sistema di corruzione", di un "sistema che ha comportato danni per la collettività per molte decine di migliaia di euro". "Venivano date mazzette corrispondenti al 5% dell'importo dei lavori, cioè decine di appalti nella rete stradale della Toscana". La Procura di Firenze ha analizzato le procedure di aggiudicazione degli appalti dell'ANAS Toscana e ha concluso che queste avvenivano "sfruttando, nella maggior parte dei casi, lo stato di emergenza e di necessità causato da calamità naturali".
Secondo quanto ricostruito dalla procura, l'imprenditore Francesco Mele finito ai domiciliari "agiva, per sua stessa ammissione, fornendo il "pacchetto completo" – ha spiegato il procuratore Creazzo – Faceva pure i sopralluoghi. Negli uffici dell'Anas era di casa: arrivava a predisporre anche le documentazioni, bando e altro".
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Postato da Associazione "Vivere in Valdisieve" su Associazione "Vivere in Valdisieve" il 4/06/2017 04:43:00 PM
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