Le obiezioni al progetto del nuovo stadio della AC Fiorentina avanzate in misura e con accenti diversi dalle opposizioni in Palazzo Vecchio hanno riguardato le eccedenze volumetriche di quelli che la cosiddetta 'legge sugli stadi', detta anche 'legge Nardella' (147/2013) definisce "interventi funzionali al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario e concorrenti alla valorizzazione del territorio in termini sociali, occupazionali ed economici". Si tratta in realtà della proliferazione cementizia che accompagnerà l'agognato stadio (servizi, funzioni turistiche e ricettive, fun shop, shopping center e ogni genere di spazi e funzioni indotti dal marchio della squadra) richiesta dal privato per compensare l'investimento. Superfici smisurate (87.000 mq. oltre ad uno stadio per 40.000 spettatori) che stanno provocando un balletto di dichiarazioni tra Comune e Fiorentina e che interessano anche Unipol e Società Aeroportuale, circa il destino dell'area Mercafir di Novoli e del PUE di Castello. Il tutto a spese di un quartiere già sottoposto ad ogni tipo di carico e rischio (aeroportuale, per l'incenerimento, per la mobilità, ecc.) e in ultima analisi dell'intera città visto che è in gioco anche il destino dell' 'Artemio Franchi'. Va aggiunto che la situazione è grave ma non seria, visto che i Della Valle devono ancora individuare i partners finanziari per l'operazione e che, contrariamente a quanto esige la legge voluta dal Nardella parlamentare non c'è per adesso alcun Piano economico finanziario che la sostenga.
Non ci sembra invece che nel dibattito siano stati ricordati i dubbi sulla costituzionalità di questa norma, inserita nella legge di Stabilità per il 2014, la quale prevede procedure semplificate per la realizzazione e l'ammodernamento di vari tipi di impianti sportivi.
Eppure fin dall'inizio del suo tormentato iter quei dubbi furono sollevati visto che, secondo l'art. 117 della Costituzione (uscito indenne dal Referendum del 4 dicembre 2016), tutto ciò che riguarda il governo del territorio e la localizzazione di impianti e attività resta prerogativa delle Regioni.
La 'legge Nardella', che precede di poco l'insediamento di un Governo Renzi interessato ad un forte ridimensionamento delle autonomie locali , "sostituisce ogni autorizzazione o permesso comunque denominato" e "determina la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dell'opera medesima". Tanto che nella conferenza dei servizi indetta dalla Regione la procedura di variante è dettata direttamente dalla norma statale utilizzando meccanismi sostitutori in capo alla Presidenza del Consiglio. Secondo la Costituzione invece, salvo casi di pubblica utilità, lo Stato può soltanto indicare norme di pianificazione territoriale con un elevato grado di generalità ed astrattezza.
Nel corso della lunga discussione che ha preceduto la pubblicazione della legge è stato anche ricordato che lo Juventus Stadium fu realizzato nel 2011 senza usufruire di quei meccanismi. Da qui il sospetto che si volessero favorire operazioni di speculazione immobiliare da parte di grandi e piccole società sportive. Sospetto confermato, nell'imminenza dell'approvazione della legge, quando l'esclusione dai premi edificatori della funzione residenziale suscitò la vibrante protesta del Presidente della Lega di serie A Maurizio Beretta, in difesa dei sostanziosi ricavi a cui le società non volevano rinunciare.
Analoghi profili di incostituzionalità sono stati recentemente riscontrati dal Presidente onorario aggiunto di Cassazione Ferdinando Imposimato che, alla vigilia dell'accordo sullo stadio della A.S. Roma a Tor di Valle, aveva sostenuto l'opportunità dell'annullamento d'ufficio della "delibera Marino" contenente, secondo il magistrato, profili di incostituzionalità per mancanza dell'interesse pubblico a causa dell'eccessiva estensione del piano in un' area di rischio. Tanto che il controverso accordo tra Giunta capitolina, costruttore e A.S. Roma prevede il taglio del 50% delle cubature previste dal progetto originario (il 60% in meno per la parte relativa al Business Park).
Nonostante un'opinione pubblica appannata dal tifo calcistico e mitridatizzata dal succedersi di leggi che mirano ad annullare qualsiasi tutela o governo del territorio, il tema della costituzionalità di questa legge non può che essere riproposto.
DOVREBBE FARLO IN PRIMO LUOGO LA REGIONE ESPRIMENDOSI IN PROPOSITO E PREPARANDOSI, NELLA EVENTUALE CONFERENZA DEI SERVIZI DECISORIA, AD ANNULLARE D'UFFICIO QUALSIASI ATTO DELIBERATO IN PROPOSITO PER MANIFESTA ILLEGITTIMITA'.
|
Nessun commento:
Posta un commento