INFEDELTA' DI MINISTRO
INTEGRITA' DI PRECARIO
BIBLIOPRIDE 2012
Come comitati di area cittadina oltre ad aver partecipato al presidio, riteniamo utile diffondere il testo di Tommaso Montanari scritto per la manifestazione tenutasi a Napoli. Il testo, di cui condividiamo i contenuti, ci sembra molto importante per riflettere sul degrado istituzionale dell'Italia in questo settore e per imporre un netto cambiamento di rotta alla classe dirigente del Paese.
Quasi tutto il poco che so, l'ho imparato grazie alle biblioteche. Ma confesso che non pensavo che avrei potuto imparare così tanto, sul mio Paese, da una grande e meravigliosa biblioteca storica di questa città, dove ho l'onore di insegnare da alcuni anni. Alludo, lo avrete forse capito, alla Biblioteca dei Girolamini.
Quando, il 28 marzo scorso, ci entrai, pensavo solo che sarebbe stato faticoso strappare condizioni favorevoli di accesso per un mio dottorando a cui avevo suggerito di studiare proprio il primo insediamento oratoriano a Napoli.
Invece, quella visita fu una vera, e tragica, rivelazione.
Appresi che si poteva dirigere una simile biblioteca senza essere laureati, e senza avere alcun altro tipo di titolo: in sommo sprezzo della faticosa e solida preparazione dei nostri laureati.
Appresi fino a che punto la classe politica avesse trasformato anche il patrimonio storico e artistico della Nazione in un bottino da spartire.
Appresi quali letali golfi d'ombra si attestino intorno alla incerta linea che difende gli interessi pubblici connessi a beni ecclesiastici.
Appresi quanto possa essere a rischio una biblioteca che esce dalla vita quotidiana, e poi anche dalla percezione, di una società intellettuale e quindi della stessa città che la ospita.
Appresi quanto fosse facile insabbiare un'ispezione, fino a che punto potesse essere marcio un ministero, e fino a quale incredibile soglia di ignavia potesse ascendere un ministro della Repubblica.
Appresi quanto tetragona fosse l'omertà dei mercanti di libri: nessuno fece notare che forse non era opportuno che un socio espulso dall'Associazione Librai Antiquari Italiani diventasse direttore di una simile biblioteca.
Ma, soprattutto, appresi ciò che non si riesce quasi ancora a credere nonostante le confessioni, le ammissioni, i riscontri dell'inchiesta rigorosamente condotta dal procuratore aggiunto di Napoli.
E cioè che un consigliere del ministro per i beni culturali aveva saccheggiato la biblioteca che era stato chiamato – indegnamente – a dirigere. Dopo averne derubate – è notizia freschissima – molte altre.
Che almeno quattromila volumi dei Girolamini irroravano da mesi il mercato antiquario – un mercato complice: bene dirlo ancora una volta.
Che – horribile dictu – almeno due libri si trovano nelle mani del senatore presidente della Commissione Biblioteca del Senato della Repubblica.
Suo malgrado, la Biblioteca dei Girolamini ci ha dunque insegnato molte cose, in questi mesi. Ma sarebbe imperdonabile dimenticare che, oltre a tutto questo ineffabile abisso di nequizia e corruzione, questa vicenda ha aperto anche prospettive decisamente più incoraggianti.
Se i Girolamini si sono salvati, il primo, vero e incancellabile, merito a due dei suoi bibliotecari: Maria Rosaria e Piergianni Berardi. E infatti sono solo i loro, i nomi propri di persona che voglio pronunciare in questo discorso.
Laddove tradivano i vertici della Repubblica, laddove gli intellettuali togatissimi distoglievano lo sguardo fingendo di non vedere, laddove la Chiesa taceva, ad essere fedeli fino in fondo e, con gravissimo rischio personale, sono stati due bibliotecari. Due bibliotecari precari: precari da quasi quarant'anni.
Il secondo motivo di speranza è legato alla pubblica amministrazione: che nonostante i silenzi, le complicità, i punti ancora oscuri ha saputo affidare finalmente in mani salde e oneste la Direzione generale delle biblioteche e la carica di Conservatore dei Girolamini.
Il terzo motivo di speranza è legato ai cittadini: che, una volta dato l'allarme, hanno risposto subito al durissimo, coraggioso appello scritto da un mio collega dell'università di Napoli. In pochi giorni oltre 5000 cittadini italiani hanno detto: la Biblioteca dei Girolamini ci appartiene, ci sta a cuore, ci interessa.
Così come oltre 20.000 altri cittadini stanno chiedendo alla Regione Campania di trovare finalmente una sede ai libri dell'Istituto di Studi Filosofici: una richiesta che si scontra tuttora con uno scandaloso muro di gomma.
Ed è da qua che dobbiamo ripartire. Perché tutto questo non si ripeta: anzi per far sì che il sacrificio dei Girolamini non sia del tutto vano.
Potremmo cominciare, come sempre, dalle parole.
Nelle cronache sulla vicenda dei Girolamini, un singolare corto circuito mediatico ha legato alla devastazione di una biblioteca la parola 'bibliofilo': quasi che un eccesso di amore per i libri, potesse non dico giustificare, ma almeno spiegare la distruzione di una biblioteca.
Ecco, credo si debba dire chiaramente che i libri non sono un lusso per i ricchi, che le biblioteche non servono ai bibliofili, ma ai cittadini. Le biblioteche sono prima di tutto uno strumento attraverso il quale i cittadini possono esercitare appieno la loro sovranità: uno luogo sacro della democrazia, dove si producono libertà ed eguaglianza attraverso il sapere critico.
Tommaso Montanari
1 commento:
Ancora grazie!
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