Sembra che dopo 5 anni di assenza si stiano ricollocando i moduli di vetro originali che coprono le luci al neon delle pensiline della stazione di S.M. Novella. Una buona notizia che cambia di poco però il lungo elenco di nefandezze, attuate e imminenti, che sta subendo l'edificio.
Di recente la Fondazione Giovanni Michelucci ha biasimato questo confuso proliferare di funzioni e messaggi visivi, soprattutto commerciali, spesso in conflitto con gli spazi, i materiali e gli arredi di un edificio tutelato. L'ultimo episodio fra i tanti è quello della 'Cappella cattolica' trasformata in un ' Sapori & dintorni' di Conad.
Purtroppo l' allarme della Fondazione giunge in ritardo: il processo avviato da Grandi Stazioni (GS) su tutta l'architettura di Michelucci, (così come sulle altre 13 stazioni chiave italiane), l'ha irreversibilmente trasformata in qualcosa di più e di diverso da ciò che era solo una decina di anni fa.
GS gestisce oltre 1.500.000 mq di patrimonio immobiliare di cui oltre 140.000 a disposizione di attività commerciali e ristorazione e oltre 340.000 di uffici e magazzini.
Nel giugno 2016 GS Retail, la società che concede i diritti per la locazione commerciale e l'acquisto di spazi pubblicitari, è stata venduta ad una cordata internazionale di investitori (Antin, ICAMAP & Borletti Group) specializzata in retail (vendita al dettaglio), articoli di lusso e transazioni immobiliari. Ciò nella prospettiva di bissare nelle stazioni ferroviarie il fenomenale successo del retail degli aeroporti.
Quella di S.M. Novella, un fiore all'occhiello di GS e quarta in Italia per volume di passeggeri, con la sotterranea galleria ospita attualmente 40 negozi su 10 mila mq. Ai circa 60 mln di viaggiatori all'anno che la frequentano si devono aggiungere i cittadini o i turisti che ogni giorno percorrono questo potente nodo urbano, fruendo dei servizi e delle possibilità di scambio con il trasporto pubblico locale. Benché GS dichiari pressoché conclusa la trasformazione della stazione, larghe parti dell'edificio risultano inutilizzate o in rovina. Ogni ragionamento sulla tutela e su un felice adattamento in tali condizioni è una sfida al di sopra delle possibilità delle istituzioni locali.
Più che l'apertura di un tavolo di 'esperti dell'architettura del Michelucci', come propone la Fondazione, occorrerebbe che l' autorità competente si avvalesse di una Commissione di studiosi nazionali e internazionali per svolgere il compito di valutazione e controllo degli interventi.
Ciò anche al fine di condizionare la politica prevalentemente commerciale di GS Retail indirizzandola verso standard qualitativi che compensassero l'indubbia rendita di posizione che detiene.
Obbiettivo di questa Commissione dovrebbe essere la coerenza degli sviluppi funzionali e degli arredi della stazione (comprendendo in ciò il benessere dei viaggiatori, oggi del tutto trascurato in favore dei consumatori) ma anche la valutazione delle trasformazioni urbanistiche circostanti, direttamente influenti sulla vitalità del complesso.
In proposito tre temi spiccano su tutti.
- L'effetto dell'anello tranviario che sta per essere realizzato in un settore a ridosso del Centro e le sue conseguenze sulla mobilità oltre che sulla qualità degli spazi pubblici
- La minaccia mai scongiurata di un trasferimento dell'AV nell'area ex Macelli con il conseguente smantellamento di un fondamentale nodo del trasporto pubblico
- L'indecisione strategica delle amministrazioni che moltiplica rendendole croniche le patologie di un intero settore urbano: dalla Fortezza alla Dogana, dalle due aree inconcluse Belfiore-Redi alla ex Centrale termica, fino all'ex deposito del Romito e alla zona Palazzuolo-Scala.
INSOMMA PER TUTELARE VERAMENTE IL CAPOLAVORO DEL MOVIMENTO MODERNO (E SALVAGUARDARE GLI INVESTIMENTI ECONOMICI) OCCORRERA' GARANTIRE GARANTIRE INTERVENTI DI QUALITA' E CAPIRE UN PO' DI PIU' LE TRASFORMAZIONI DELL' INTORNO.
ALTRIMENTI IL DECLINO E' DIETRO L'ANGOLO.
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