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sabato 26 maggio 2012

Scoppia un No Tav sotto Firenze - PRIMO PIANO - Italiaoggi

È Alberto Asor Rosa che guida i contestatori dell'attraversamento ferroviario sotterraneo

Scoppia un No Tav sotto Firenze

L'opera stava partendo dopo 30 anni di discussioni sterili
 di Francesco Stammati  

Se questo è l'effetto della visita di Enrico Rossi al raduno dei comitati ambientalisti, avvenuta circa a fine marzo a Firenze, non c'è che dire. Alberto Asor Rosa, Salvatore Settis e altri guru della conservazione oltranzista del paesaggio e dei beni architettonici hanno scritto a Mario Monti e a Enrico Bondi per fermare la Tav nel capoluogo toscano. O meglio, per bloccarne l'attraversamento in sotterranea cui un accordo fra Trenitalia, Regione e Comune ha dato il via nell'estate scorsa. Allora il variegato fronte degli antiTav cittadini, che trova sponda in personaggi di primo piano dell'Italia dei Valori, come l'eurodeputato Pancio Pardi e l'assessore regionale all'Urbanistica Anna Marson, s'era fatto sentire con Rossi. Proprio quest'ultima, quando la Giunta doveva approvare l'intesa, preferì uscire dall'aula e non votare, così come fece un collega vendoliano. Rossi non la prese benissimo: secondo lui l'infrastruttura andava fatta, presto e bene. Ma proprio la Marson aveva condotto a braccetto il governatore nella tana del lupo ambientalista, in occasione di un raduno dei comitati che, in varie parti d'Italia, si oppongono a varie opere pubbliche o private, dai raccordi autostradali alle ferrovie veloci, dagli elettrodotti alle centrali termiche, dagli inceneritori (figurarsi!) ai nuovi centri commerciali in varie parti d'Italia.
La visita era stata apprezzata e le parole, molto misurate, pronunciate da Rossi in quell'occasione erano piaciute. Non solo, in giunta la linea dura della Marson sull'insediamento di San Vincenzo (Livorno), sponsorizzato dai sindaci piddini locali, era stata fatta prevalere, contrariamente a quanto era accaduto, solo pochi mesi prima, per lo stabilimento Laika nel Fiorentino, dove s'era spostato uno scavo archeologico pur di non fermare la nuova fabbrica.
Insomma, pareva potersi inaugurare una stagione di pace e dialogo fra il governo Rossi e i tanti nimby (not in my back yard, non nel mio cortile come dicono gli inglesi) della Toscana.
Ecco invece la doccia fredda: proprio Asor Rosa, il leader maximo dell'Italia dei comitati, ha scritto al premier e Bondi, il tagliatutto, puntando - non più sull'impatto ambientale dell'opera - ma sulla sua insostenibilità finanziaria. Allo scopo sono stati «ingaggiati» tre studiosi tedeschi che, guarda caso, si sono trovati a Firenze ieri per un simposio sui trasporti. Li guida il professore Wolf ma nulla a che fare col mr. Wolf del film Le Iene che risolveva situazioni impossibili, lui si chiama Winfried e guida il Bundnis Bahn fur Alle, movimento che, ha spiegato il Corriere Fiorentino, si batte per la statalizzazione delle ferrovie di frau Angela Merkel. Con lui Heiner Monheim dell'ateneo di Treviri, Rolf Monheim dell'università di Bayreuth e Herman Knoflacher, che invece insegna al Politecnico di Vienna. Nomi che, con la marzialità del tedesco abbinata all'estrazione accademica, incutono obiettivamente un certo timore.
Di più quando citano i casi di Spagna, Portogallo e Grecia nella loro lettera al governo italiano, sottolineando che il debito pubblico di questi Paesi è esploso proprio per l'avere varato un piano di opere ferroviarie insostenibile. Insomma, si legge fra le righe (ma neppure tanto): her Bondi fa la spending review e non taglia questo un costo così macroscopico?
Certo, non manca anche la citazione dei problemi architettonici e artistici, laddove si richiamano in casi di danneggiamenti che, secondo gli esperti di Asor Rosa, si sono registrati a Colonia e Amsterdam, e che potrebbero essere irreparabili in una città-museo come Firenze, ma il nocciolo del discorso punto proprio sull'onerosità della Tav. «C'è un progetto in superficie che potrebbe essere ancora realizzato», ha chiosato lo stesso Asor Rosa che aveva iniziato la sua battaglia neoambientalista (dopo aver fatto l'intellettuale organico del Pci per anni) in quel di Monticchiello, nella provincia senese profonda e post-comunista. All'inizio di questo secolo fu l'intellettuale romano a denunciare lo scempio urbanistico che qualche sindaco diessino stava perpetrando da quelle parti, per costruire le seconde case degli ex-residenti.
La chiave della sostenibilità economica, c'è da contarci, diventerà il mantra dei comitati per la Tav ma non solo. Una mossa strategica: mentre l'impatto ambientale delle opere sembra riguardare solo i residenti e quindi la pubblica opinione può anche decidere di disinteressarsene, il debito che possono generare dà da pensare a un pubblico vastissimo. E in una stagione crisi profonda.
Quindi bando alle chiese che si crettano, alle colline che scompaiono, all'elettrosmog e le diossine che ci avvelenano: d'ora in poi NoTav e soci parleranno sempre più di conti che non tornano e tasse che ci strangolano. La vittoria di Beppe Grillo potrebbe fare il resto.

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