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domenica 13 dicembre 2015

COP21 - l'accordo di Parigi non ci salverà dal Climate Change

di Marica Di Pierri

12/12/2015 22:27      
L'accordo si definisce vincolante ma non prevede meccanismi di sanzione. E per gli obiettivi che proclama prevede impegni del tutto insufficienti

PARIGI - L'accordo globale per la lotta al Cambiamento Climatico siglato oggi a Parigi non curerà la malattia del pianeta. Mentre media e capi di Stato parlano di "enorme successo" e del compimento di un passo decisivo contro il riscaldamento globale e il Big business - ossia le grandi imprese mondiali - saluta quello che definisce uno "storico accordo", scienziati e attivisti sono impegnati a denunciarne limiti di merito e di metodo.

Che le grandi compagnie private siano felici non è mai un buon segno. In ogni caso l'accordo presenta nella forma alcuni punti ambiziosi: si definisce vincolante e ambisce a stabilizzare l'aumento della temperatura al di sotto dei 2°C "compiendo gli sforzi possibili per raggiungere gli 1,5°C" (art.2). Sin qui tutto bene: ma a invalidare ogni possibilità di efficacia concorrono alcuni elementi che non è possibile ignorare.

Al di la degli indirizzi generali contenuti nel testo presentato stamani, il cuore della strategia di riduzione è contenuto degli Indc, gli impegni specifici dei singoli paesi. Tali impegni, calcolati complessivamente, sono completamente insufficienti a garantire il raggiungimento dell'ambizioso obiettivo. La revisione degli accordi si farà ogni 5 anni, prima verifica prevista nel 2023. Anche se tutti i paesi facessero la loro parte - cosa non scontata, visto che mancano ad oggi concreti strumenti di controllo e sanzione - la temperatura salirebbe comunque sopra i 3°.

Esperti del Tyndall Centre for Climate Change Research (Inghilterra), del Center for International Climate and Environmental Research di Oslo, del Potsdam Institute tedesco e di altri istituti di Svezia e Austria avvertono che così com'è l'accordo non basta: non si prevede un anno specifico per il picco emissivo, ma occorre ridurre di almeno il 70% le emissione entro metà del secolo sui livelli del 2010 e per farlo dovremmo iniziare a ridurre adesso, immediatamente, e non nel 2020, quando entrerà in vigore l'accordo. Con queste premesse il riferimento vaghissimo alla "neutralità delle emissioni" da raggiungere senza fretta, la seconda metà del secolo, è poco più di una formula di rito.

La verità è che mentre eravamo tutti concentrati sui dettagli dell'accordo, abbiamo perso di vista il punto di fondo: la sostanziale mancanza di una volontà politica condivisa per agire drasticamente ed immediatamente che vuol dire abbandonare i fossili, tagliare i sussidi, convertire il modello produttivo attraverso una transizione giusta per i lavoratori e indispensabile per il pianeta. La Cina, mentre i cittadini di Pechino soffocano sotto una coltre di smog con concentrazioni di particelle sottili che ha superato di oltre 30 volte la soglia di allarme dell'OMS, annuncia che inizierà a ridurre solo dal 2030. L'India non ha alcuna intenzione di rinunciare al carbone. L'Italia dice di sposare, per voce del Ministro Galletti, l'obiettivo del 1,5° e intanto impone dall'alto progetti estrattivi e infrastrutture energetiche lungo tutta la penisola, in terra e in mare. Sono solo alcuni esempi delle contraddizioni che si annidano tra proclami e politiche energetiche, tra ambizione e impegno.

Nel testo di 31 pagine votato a Parigi neppure una volta vengono nominati i termini "petrolio", "carbone" o "combustibili fossili". Neppure un cenno alla necessità di tagliare i 5.300 miliardi di dollari l'anno di sussidi ai combustibili fossili. Aviazione civile e trasporto marittimo, che rappresentano il 10% delle emissioni, sono fuori dall'accordo. Si parla di trasferimento di tecnologie ma non si mette mai in discussione del diritto di proprietà intellettuale. Il meccanismo Loss&Damage, per sostenere le popolazioni piu vulnerabili per le perdite subite a causa del cambiamento climatico, non è definito nel sistema di indennizzi. La conferma del meccanismo dei Redd+ mette in pericolo l'obiettivo di sviluppo sostenibile della deforestazione zero entro il 2020. Si ribadisce, a livello di finanziamento, l'impegno per 100 miliardi l'anno da qui al 2020, cui i paesi in via di sviluppo (India e Cina comprese) potranno contribuire su base volontaria, anche se dal 2010 - anno in cui il Fondo Verde per il Clima è stato istituito - solo il 10% delle promesse di erogazione sono state mantenute.

In definitiva i governi - e di conseguenza i negoziatori - non hanno avuto il coraggio di inchiodare alle loro responsabilità le grandi imprese, e chiedere loro di pagare per i danni provocati e per finanziare una transizione climaticamente sostenibile.

La cosa peggiore è che si grida al successo mentre la barca affonda. Mentre la scienza dice che non c'è più tempo, l'Oim avverte che a causa del clima ci saranno 250milioni di profughi ambientali nel 2050, il FMI ribadisce che il cambiamento climatico è una minaccia anche per la stabilità dei mercati, i capi di stato brindano per un accordo che entrerà in vigore non ora, ma tra 5 anni. Con il tempo potrebbe essere scaduto.

Per protestare contro l'accordo diverse mobilitazioni hanno attraversato oggi la blindatissima città di Parigi. Durante la mattinata oltre 3.000 persone hanno partecipato all'azione che ha prodotto sul satellite l'enorme scritta Climate Justice Peace.

Alle 12.00 15.000 attivisti hanno sfidato il divieto della prefettura e composto una enorme linea rossa sulla Rue della Grande Armèe, vicino all'Arco del Trionfo, zona piena di ambasciate, per ribadire che la linea rossa del cambiamento climatico, ovvero il punto di non ritorno, non va oltrepassato per nessuna ragione.

Alle 14.000 oltre 20.000 si sono ritrovate al Champs de Mars, molte le quali sono arrivate dall'Acro di Trionfo, improvvisando un corteo non autorizzato. Sotto la Torre Eiffel si è formata una enorme catena umana. Dal palco, e durante i lavori delle organizzazioni sociali che per tutte e due le settimane hanno discusso parallelamente al vertice, si è parlato della necessità di rilanciare la vertenza globale per la giustizia climatica affinché a cambiare alla fine sia "il sistema, non il clima".

È chiaro che timidi correttivi non saranno sufficienti, e che serve invece una alternativa radicale. Per questo è molto importante che dopo Parigi l'impegno si sposti sui fronti di vertenza nazionale, contro ogni singolo impatto contaminante. Dalle infrastrutture energetiche ai nuovi campi petroliferi, al fracking, alle sabbie bituminose, alle centrali al carbone, all'incenerimento di rifiuti, alla cementificazione. Dopo le giornate di Parigi c'è bisogno di tornare ciascuno a casa e di cominciare a tessere la rete della battaglia contro la distruzione del pianeta. In Italia come negli Usa, in Nigeria, in Canada, in India e in ogni altro paese del mondo, c'è da costruire un quadro globale radicalmente alternativo fatto di migliaia di lotte territoriali.

Perché per vincere la guerra, e quella contro il cambiamento climatico lo è, bisogna vincere ogni battaglia possibile.

mercoledì 9 dicembre 2015

QUESTO AEROPORTO S'HA DA FARE




CITTADINI AREA FIORENTINA

      COMITATI DEI CITTADINI - FIRENZE

         PUBBLICATO SU: http://cittadiniareafiorentina.wordpress.com

QUESTO AEROPORTO
S'HA DA FARE




Per farsi un'idea più precisa sulla cosiddetta "riqualificazione" dell'Aeroporto Vespucci di Firenze, oltre il sensazionalismo, i silenzi dei media e la propaganda della potente lobby che la sostiene si dovrebbe leggere un documento di circa 140 pagine inviato dall'Università degli studi di Firenze al Ministero dell'Ambiente agli inizi di novembre, per integrare, nell'ambito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, le precedenti osservazioni fatte al Master Plan di Toscana Aeroporti S.p.A. (di cui è Presidente Marco Carrai).  Ma per una sintesi efficace degli argomenti contro un progetto tanto devastante quanto velleitario, è sufficiente leggerne le considerazioni di carattere generale e le conclusioni.


Indipendentemente dalle procedure formali – si dice - qualsiasi opera avente impatto ambientale deve rispettare la pianificazione generale attuata per il territorio che dovrà ospitarla, e quindi "… lo stesso progetto non può sottrarsi all'osservanza delle prescrizioni del Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana e …  in sede di VIA, non può che darsi parere negativo qualora le soluzioni tecniche prospettate contravvengano all'equilibrio dei fattori naturalistici, paesaggistici, antropici, architettonici, culturali ed economici quale definito in sede di PIT e di correlata VAS (Valutazione Ambientale Strategica). L'eventuale atto permissivo alla realizzazione del progetto dovrebbe pertanto essere ritenuto illegittimo per contrasto con gli atti di pianificazione generale


In mancanza di un'analoga presa di posizione dei vertici della Regione Toscana, che contraddicono un proprio atto di pianificazione e ignorano il parere negativo espresso rispetto a quel Master plan dal proprio Nucleo Tecnico di Valutazione, l'Ateneo fiorentino invita il Ministero dell'Ambiente a dare parere negativo nella procedura di Valutazione di Impatto Ambientale al progetto di qualificazione dell'aeroporto "A. Vespucci" di Firenze per gli evidenti profili di illegittimità che vi si riscontrano.

 Ulteriori considerazioni generali riguardano l'assenza di valutazione dei piani di rischio di catastrofe aerea per aree densamente popolate e del rischio "bird strike" (impatto con volatili) in presenza, come in questo caso, di aree naturalistiche a ridosso delle rotte. Soprattutto si sottolinea l'assenza di un serio studio aeronautico che permetta di valutare la fattibilità tecnica della nuova pista.

 Per il resto delle 62 nuove osservazioni e dei 5 allegati tecnici che si riferiscono alla relazione e alle controdeduzioni del proponente diamo qui una parziale sintesi:
      
  • nuova pista di atterraggio parallela all'autostrada in contrasto con le norme internazionali per la costruzione degli aeroporti (ICAO) perché orientata  perpendicolarmente ai venti prevalenti. 
  • discutibili criteri di calcolo del coefficiente di utilizzazione della pista (CU)
  • affermazioni contraddittorie riguardanti la sua monodirezionalità e conseguente sottovalutazione del sorvolo del Centro storico di Firenze
  • forti fattori di inquinamento acustico e atmosferico
  • calcoli alterati riguardo al rischio idrogeologico in relazione alla deviazione del Fosso Reale e alla ricostruzione di tutto il sistema idrografico della Piana
  • soluzioni in contrasto con la normativa per il sottopassaggio dell'autostrada A11 da parte dello stesso Fosso Reale
  • ecc.
Il documento non manca di ricordare il conflitto di interessi rappresentato da ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile), proponente della procedura di VIA e autorità competente su questioni di impatto ambientale. In ogni caso la quantità di evidenti illegittimità è tale da aver indotto l'Ateneo ad impugnare quell'Atto con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, tuttora pendente.

Come ha giustamente affermato Paolo Baldeschi in occasione della Conferenza organizzata lo scorso 4 dicembre dal Movimento Cinquestelle in Regione "Altro che nuova pista! Qui si tratta del completo rifacimento del territorio della Piana".

 Ma perché allora si vuol procedere con un'opera che presenta così evidenti profili di illegittimità e una probabilità di fattibilità molto bassa ? Certo per i tanti motivi per cui in Italia si promuovono le grandi opere pubbliche (bassi investimenti da parte del privato, alti finanziamenti pubblici). Ma anche, forse, per il motivo ricordato dal vice presidente della Camera Luigi Di Maio, intervenuto con forza in quel Convegno: un favore fatto da Renzi a Corporacion America e ad Alha Group, titolare dei servizi cargo in quell'aeroporto, per i finanziamenti ricevuti insieme ad altre società (tra cui la British American Tobacco) dalla Fondazione Open (della quale Carrai è uno dei consiglieri) in occasione della campagna elettorale dell'ex Sindaco di Firenze. L'accusa il giorno dopo ha prodotto  qualche reazione sui media, insieme a fulminee minacce di denuncia per Di Maio. Poi è calata una cortina di silenzio.
Speriamo che la Commissione VIA del Ministero dell'Ambiente nell'esprimere il suo parere tecnico sul Master plan non trascuri questi altri elementi "ambientali".
 se non volete più ricevere le mail scrivete a newsletter@cittadiniareafiorentina.eu

martedì 1 dicembre 2015

Nuovo aeroporto, parla Zita: "Nessun primato della politica, solo una parodia del Marchese del Grillo"​

Nuovo aeroporto, parla Zita: "Nessun primato della politica, solo una parodia del Marchese del Grillo"

di Fabio Zita

 

"Alla base dell'espressione di un parere positivo del Consiglio regionale sul progetto del nuovo aeroporto di Firenze c'era il poco, e per certi versi il nulla, di una proposta talmente carente che i tecnici non hanno nemmeno potuto suggerire eventuali soluzioni per rendere compatibile l'opera. Si sono arresi, i tecnici, alla inconsistenza delle analisi. La maggioranza politica in Consiglio no, ha mantenuto la barra diritta e ha dimostrato coerenza e continuità: era stato un si all'aeroporto prima e non si comprende perché dovrebbe essere un no all'aeroporto ora". 

 

Lo scrive Fabio Zita, architetto, fino al 2014 dirigente del Settore VIA della Regione Toscana, membro della Commissione VIA nazionale in un articolo che fa il punto sulla seduta del Consiglio regionale della Toscana del 25 novembre scorso e che sarà pubblicato domani su La Città invisibile.

qui l'intero articolo:

http://www.perunaltracitta.org/2015/12/01/nuovo-aeroporto-parla-zita/

La Città invisibile, la rivista - Un periodico on line in cui si dà direttamente spazio alle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercita un pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi di chi fa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamenti e relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuire alla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabile per animare reazioni culturali e conflittualità sociali. Perché il futuro è oltre il pensiero unico. Anche a Firenze e in Toscana.

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domenica 29 novembre 2015

Aboca lascia la Toscana: troppi pesticidi

Anteprima de La Città invisibile #31​​

Aboca lascia la Toscana: troppi pesticidi
Ecco lo stato in cui versa la nostra agricoltura 
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​​​​​​​di ​​
Maurizio Fratta

«Non si vogliono eliminare i pesticidi in agricoltura? Va bene, vorrà dire che qui in Alta Valle del Tevere manterremo soltanto la parte relativa alla trasformazione dei prodotti, perché in queste condizioni ci troviamo costretti a spostare altrove le coltivazioni. Purtroppo, i sindaci e l'economia locale non ci ascoltano». Parola di Valentino Mercati, presidente di Aboca spa - azienda leader nei prodotti a base di complessi molecolari naturali, prodotti fitoterapici, dimagranti, sostanze naturali e piante medicinali - rilasciata al convegno «Tabacco e territori biologici tra sviluppo rurale e diritti. La conversione si può... e conviene a tutti» promosso da Cittadinanzattiva e Tribunale per i diritti del malato a Sansepolcro. 

L'analisi per La Città invisibile di Maurizio Fratta dell'associazione Borgoglione.



La Città invisibile, la rivista - Un periodico on line in cui si dà direttamente spazio alle voci di chi, ancora troppo poco visibile, sta dentro le lotte o esercita un pensiero critico delle politiche liberiste; che sollecita contributi di chi fa crescere analisi e esperienze di lotta; che fa emergere collegamenti e relazioni tra i molti presìdi di resistenza sociale; che vuole contribuire alla diffusione di strumenti analitici e critici, presupposto indispensabile per animare reazioni culturali e conflittualità sociali. Perché il futuro è oltre il pensiero unico. Anche a Firenze e in Toscana.

venerdì 27 novembre 2015

LA LETTERA SMARRITA

 CITTADINI AREA FIORENTINA
      COMITATI DEI CITTADINI - FIRENZE

         PUBBLICATO SU: http://cittadiniareafiorentina.wordpress.com/

LA LETTERA SMARRITA

Stando alla testimonianza di residenti del Centro storico, sempre alle prese con denunce ed esposti alle autorità per le mille illegalità e abusi che si svolgono giorno e notte nella cosiddetta "zona Unesco", le forze dell'ordine danno ormai per scontato che il cuore di Firenze è diventato una zona franca, esente da leggi e regolamenti. E' idea corrente che, stante la volontà politica degli amministratori di trasformare il Centro in un quartiere esclusivo per una clientela internazionale, i pochi residenti che ancora (r)esistono sono solo un impiccio. Pare anzi che ci siano delle agenzie specializzate nell'acquisto di appartamenti abitati da vecchi residenti e pronte a convertirli in suite, art apartments e relais  senza tanti complimenti e in economia. In cambio sono pronti ad offrire al proprietario un tranquillo alloggio fuori dalla "zona Unesco".

 I giganteschi gazebo per il pranzo di un fastoso matrimonio indiano

Recentemente l'incuria provocata da questa transizione ha subito una accelerazione: si frigge, si mangia, si beve dappertutto e a tutte le ore. Wine bar e tripperie invadono ogni strada del centro, portando, insieme allo svago, la sporcizia, il rumore e l'abuso ricorrente. Chi può scappa e i grandi investitori immobiliari se la godono.
 E' in questo contesto che si inquadra la vicenda della lettera dell'Unesco. In ottobre ne parla il sindaco Dario Nardella il quale, presentando i divieti imposti alla proliferazione dei minimarket, dice che "L'Unesco mi ha inviato una lettera di richiamo formale … comunque non corriamo rischi, siamo Firenze". In Consiglio comunale partono interrogazioni e la consigliera Cristina Scaletti (La Firenze Viva) chiede di conoscere il contenuto della comunicazione dell'Unesco facendo notare che il richiamo può precedere la messa in mora e infine l'espulsione dall'elenco dei siti censiti dalle Nazioni Unite quale Patrimonio dell'Umanità. In risposta alle polemiche Giovanni Antonio Puglisi, Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco, nonché noto esponente della Massoneria del Grande Oriente d'Italia, dichiara che "Sono destituite di ogni fondamento le indiscrezioni pubblicate da alcuni organi di stampa relative ad un declassamento della città di Firenze all'interno dei siti patrimonio dell'umanità dell'Unesco. Firenze è e rimane un punto di prestigio e di forza".
                                                                 
                                                                                                                                    Il perimetro della zona UNESCO
 Un articolo pubblicato su "La Nazione" il 4 novembre però rivela il contenuto della lettera inviata a Vincenza Lomonaco, delegata italiana dell'Unesco a Parigi e attraverso di lei allo Stato italiano e al Comune di Firenze. Basandosi su un rapporto tecnico di ICOMOS (International Council on Monuments and Sites) l'Unesco rivolge all'Italia un monito formale che annuncia l'invio di una commissione per valutare lo stato di conservazione del bene. Emerge che la lettera è stata inviata il 27 maggio e che il sindaco Nardella l'ha tenuta nascosta per cinque mesi. Vengono a galla non soltanto le preoccupazioni dell'Unesco per l'assenza di strategia della Municipalità di fronte ad un flusso turistico valutato in 16 milioni di visitatori all'anno, ma soprattutto l'allarme per la stabilità e l'integrità dei monumenti in seguito alla realizzazione di infrastrutture quali le linee tranviarie, per le quali è previsto un tratto sotterraneo, il tunnel della linea A.V. tra Napoli e Milano, e la vendita con cambio di destinazione di complessi e palazzi storici di proprietà pubblica o semi pubblica. Nel rapporto l'ICOMOS si lamenta per aver dovuto ricavare le informazioni incrociando lettere e segnalazioni, giunte fin dai primi mesi del 2014 (in particolare la lettera inviata nel marzo 2015 da un gruppo di cittadini), con quanto si può ricavare dai siti web del Comune, senza esserne direttamente informato dallo Stato contraente, così come richiesto nel paragrafo 172 delle Linee guida operative.
 Ci sarebbe solo da aggiungere che nel 2013, proprio mentre a Phnom Pen in Cambogia si inserivano in quell'elenco 12 ville medicee e 2 giardini storici della Toscana, andava in adozione la Variante al PIT della Regione Toscana in cui era contenuta la previsione del nuovo Aeroporto internazionale, proprio davanti a due di quelle ville. Decisione appena ribadita dal Consiglio Regionale.

 Considerando poi che per l'Unesco "Il Piano di gestione [di cui è responsabile la Municipalità di Firenze insieme al MIBACC] mira a salvaguardare e conservare la struttura urbana e mantenere e migliorare le relazioni tra le tradizionali attività economiche e il patrimonio culturale della città" e che "l'esclusivo artigianato fiorentino e i negozi tradizionali sono una concreta testimonianza del locale passato [e] garantiscono continuità ad un'eccezionale tradizione che perpetua l'immagine storica della città", pensiamo che una visita alla "Città del fiore" da parte degli ispettori e degli esperti dell'Unesco dovrebbe riservar loro molte sorprese.

                                                                             se non volete più ricevere le mail scrivete a newsletter@cittadiniareafiorentina.eu

venerdì 13 novembre 2015

L'aeroporto, Castello e il valzer di milioni sulla Piana di Firenze

RETE DEI COMITATI PER LA DIFESA DEL TERRITORIO 

 Se ne parlerà nell'Assemblea di domani 14 novembre all'Affratellamento di Firenze in via G.Paolo Orsini 73






















Ass. Rete dei Comitati per la difesa del Territorio
Reg.12855/3-12-08
CF.  94164340484
IBAN
- IT48L0616002824000017125C00
Sede legale P.za Prato ai Pini, 7 - 50014-Fiesole (FI)
Sede segreteria Via Lorenzoni, 34 - 50012-Bagno a Ripoli (FI)
rete@territorialmente.it
toscanacomitati@libero.it

giovedì 5 novembre 2015

Pagina di Luna Nuova su Tribunale Permanente dei Popoli (5-8 novembre 2015)

     http://controsservatoriovalsusa.org

                                                                                                     

COMUNICATO STAMPA

21.10.2015


IL TAV TORINO-LIONE E IL SISTEMA EUROPEO DELLE GRANDI OPERE SARA' PROCESSATO A TORINO DAL 5 AL 8 NOVEMBRE 2015 DAL TRIBUNALE PERMANENTE DEI POPOLI

Le sessioni del Tribunale, Torino, "Fabbrica delle "e", corso Trapani 91 alle ore 9

La sentenza, domenica 8 novembre 2015, ore 16 - Teatro Magnetto, Almese, via Avigliana 17


Dal 5 all'8 Novembre 2015 a Torino, Italia il Tribunale Permanente dei Popoli (TPP)  esaminerà in seduta pubblica il caso emblematico del progetto della nuova linea ferroviaria tra Torino e Lione a seguito di un esposto presentato al TPP nel 2014 dalla Associazione Controsservatorio Valsusa e sostenuto da migliaia di cittadini e di decine di enti e personalità di tutto il mondo.

Il TPP è un tribunale di opinione composto da giudici volontari che interviene laddove le legislazioni nazionali ed internazionali non difendano il diritto dei popoli. A Torino il collegio sarà formato da dieci giudici di sette nazionalità differenti.

I soggetti sotto accusa sono enti e società costituiti per la promozione e attuazione del progetto  Torino-Lione, il Governo italiano, alcuni funzionari preposti alla sua realizzazione, la Commissione Petizioni del Parlamento europeo ed il coordinatore del Corridoio Mediterraneo designato dalla Commissione Europea nell'ambito delle infrastrutture europee di trasporto.

Oltre alla Torino-Lione, il TPP esaminerà altri casi di violazione dei diritti democratici dei cittadini in cui governi e istituzioni impongono ai territori la realizzazione di cosiddette "grandi opere" che impattano pesantemente sui bilanci pubblici, sull'ambiente, sulla salute e sulla qualità della vita dei cittadini.

Il TTP ascolterà testimonianze riguardo al sistema delle Grandi Opere Inutili e Imposte attraverso gli esempi del MOSE di Venezia, del MUOS di Niscemi, del sottoattraversamento ferroviario a Firenze, dell'aeroporto di Notre-Dame-des-Landes (Fr), delle linee ferroviarie ad alta velocità HS2 (UK) e nei Paesi Baschi (Fr e Es), della nuova  stazione di Stoccarda (De), della miniera d'oro a Rosia Montana (Ro) ed di altri casi in Europa e in Messico.

Invitiamo i media a partecipare alle udienze a porte aperte a Torino affinché possano riferire all'opinione pubblica i contenuti di questo processo che nasce dall'esigenza di difesa dei principi della giustizia sociale e della democrazia.

La sentenza sarà letta domenica 8 novembre 2015 alle ore 16 nel Teatro Magnetto di Almese, via Avigliana 17

Le lingue ufficiali del processo saranno l'italiano, lo spagnolo ed il francese.

Il Presidente dell'Associazione Controsservatorio  Valsusa

(Livio Pepino)

info@controsservatoriovalsusa.org


 

 

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