Recentemente la lista fiorentina di quelle che lo storico dell'arte Tomaso Montanari, nel suo "Privati del patrimonio" (Einaudi 2015), definiva alienazioni a ore dei beni culturali, si è arricchita di un altro memorabile evento. Sabato 14 maggio infatti il Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio ha ospitato la consegna del 'World Superyatch Awards 2016', con tanto di cena servita sotto gli affreschi del Vasari e le sculture di Michelangelo, mentre fino a tarda notte la Sala d'Armi si è trasformata in una 'disco music' per la meglio gioventù. Il giorno prima la Galleria degli Uffizi aveva ospitato un cocktail per gli ospiti: aziende, proprietari di super yacht di tutto il mondo, riviste del settore e sponsor, tra i quali spiccava lo stilista Stefano Ricci. Insomma non proprio una mensa della Caritas.
Del resto nella lista degli ultimi cinque anni di simili eventi non ci siamo fatti mancare nulla. Si va dal tentativo nel 2011 di spedire la "Velata" di Raffaello della Galleria Palatina, come temporaneo omaggio alla principessa di Monaco, alla sfilata di moda di Ermanno Scervino nel Salone dei Cinquecento, alla visita privata di Madonna agli Uffizi, con tanto di danza dei Masai. Si potrebbe continuare con l'affitto del Ponte Vecchio alla Ferrari, del Cortile di Palazzo Pitti e della Piazza Ognissanti ai principi indiani. Senza dimenticare il golf nella Biblioteca Nazionale e la cena organizzata dalla banca d'affari Morgan Stanley nel Cappellone degli Spagnoli di Santa Maria Novella.
Il Comune, stando a quanto dichiara, dal convegno degli yacht avrebbe ricavato 30.000 euro più IVA, e qui non possiamo non notare una certa flessione delle tariffe, tenuto conto che la Ferrari nel 2013 aveva versato 60.500 euro per la serata sul Ponte Vecchio. Lo stesso Stefano Ricci, nel 2014 aveva pagato la nuova illuminazione del Ponte Vecchio, offrendo pranzo e spettacolo sul Ponte S. Trinita, per un costo complessivo di 332.000 euro.
Ora noi non disprezziamo affatto il valore economico della cantieristica di lusso, uno dei pochi settori industriali che ancora reggono in Italia. Però ci chiediamo se non esistono in tutta l'area metropolitana e nella stessa Firenze altri luoghi, magari più discreti, nei quali ospitare simili incontri. Senza arrendendosi alla logica volgare delle 'top ten' dell'arte, come avvenuto con l'incontro tra Merkel e Renzi sotto gli attributi del David, nel Museo dell'Accademia.
E inoltre, è proprio necessario mangiarci nei musei, o magari nelle chiese, accanto a Michelangelo e a Leonardo ?
E soprattutto, il modello di vita dettato dal lusso, dal potere della finanza, nella sua esclusività, non rischia di minare alla base l'essenza stessa del bene culturale ?
Non è infatti la natura di quel patrimonio, stando alla nostra Costituzione, profondamente democratica, offrendo a tutti l'opportunità per crescere e realizzare pienamente la propria personalità ?
Per conservare e valorizzare il nostro patrimonio culturale ci sono strade alternative a quella del più indecente marketing.
Per esempio: la ricerca di veri "mecenati" (coloro che donano senza contropartita alcuna parte dei loro lauti guadagni per un bene pubblico) e quella di finanziatori a cui concedere sgravi fiscali e non lo sfruttamento privato e a vario titolo dei nostri monumenti.