SEMPRE MENO ALBERI
A FIRENZE
A FIRENZE
Sul tremendo evento atmosferico, il terzo in meno di un anno su Firenze, che si è abbattuto sul quadrante sud-est della città, interessando anche altri comuni limitrofi, ci sarà da avviare una seria riflessione circa i ricorrenti effetti del mutamento climatico in corso.
Accanto alla prima emergenza e solidarietà per chi è stato colpito, persone e cose, vogliamo dedicare i nostri primi pensieri alla gravissima perdita ancora una volta subita dalla foresta urbana e dagli alberi della città. Lo facciamo con le belle parole inviateci da Sara Pajossin, che laureatasi a Firenze con una tesi di laurea proprio sulla difesa degli alberi nella nostra città, ha continuato a studiare, amare e apprezzare quelle piante che lei ha ben conosciuto durante i suoi studi e il suo lungo soggiorno a Firenze.
Ringraziamo Sara perché ha saputo stupendamente esprimere tutto ciò che anche noi proviamo in questa occasione.
I lungarni a sud est con parco dell'Albereta, giardino di Bellariva e area S. Salvi
Il lungarno Cristoforo Colombo fotografato il 4 agosto
*GRAZIE*
PAROLE PER GLI ALBERI DI FIRENZE SUD
di Sara Pajossin
A Firenze ci sono alberi che hanno raccolto storie di donne e uomini giorno dopo giorno, anno dopo anno, custodendole dentro le loro cellule, traducendole in verdi filigrane di foglie illuminate di sole e bagnate di luce.
Per decenni alcuni di loro hanno visto scorrere il corpo fluido dell'Arno in discesa dai monti. Quegli alberi conoscono anche la mia, di storia.
Per alcuni anni hanno spiato le mie giornate, condiviso le mie stanchezze e le mie gioie più vive mentre passeggiavo ai loro piedi, sulla terra battuta dei sentieri dell'Albereta e nel parco dell'Anconella.
Alberi custodi di vita, esseri così sensibili da comunicare in totale assenza di parole la loro solida connessione all'essenziale, così semplicemente fedeli alla loro anima da esser capaci di condurre anche me, dolcemente incontro alla mia.
Queste poche parole scritte con il cuore sono per loro, anche se riesco solo in piccola parte a comunicare ciò che vorrei. E anche se gli alberi sanno percepire molto più ciò che sta dietro alle parole e oltre ad esse.
Le scrivo per condividere con gli altri umani che li amano la Gratitudine che provo per tutti i pioppi bianchi, i pioppi neri, i pini domestici, i cedri, i lecci e tutti gli alberi che a Firenze sono caduti sotto i venti impetuosi del nubifragio di sabato 1 agosto. Resto turbata di fronte alle foto sparse che vedo su internet da dove mi trovo. Tronchi e radici spezzate, alberi crollati uno sull'altro, a volte addosso alle pareti dei palazzi. Alberi cari, densi di memorie, generosi distributori di serenità, di leggera elevazione.
Doni del Cielo sulla Terra e della Terra al Cielo.
Caduti giù saldano definitivamente il loro patto con la terra. Ridiventano terra, alimentano ancora la vita.
Immagino il ronzìo di motoseghe all'opera, in queste ore, per togliere di mezzo i corpi di questi giganti silenziosi. La materia inerte, legnosa, è ciò che resta come segno tangibile della loro esistenza.
Per un po' di tempo questa terra, senza di loro, se ne resterà asciutta e nuda. Aspetterà, fiduciosa, che ne crescano altri.
Anche noi impareremo la Pazienza, l'Attesa, la Fiducia, in questi prossimi anni, prima di vedere di nuovo questi luoghi ombreggiati da chiome armoniose. Prima di avere nuovi compagni arborei ai quali affidare le nostre più intime sensazioni. Impareremo che tutto si trasforma e riconosceremo il valore sconfinato di ogni pianta che popola il nostro mondo.
* Sara Pajossin, autrice di una originale tesi di laurea di antropologia dell' ambiente
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