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COMITATI DEI CITTADINI - FIRENZE
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LETTA-ALFANO
La nomina di Maurizio Lupi al ministero delle Infrastrutture e trasporti non è una buona notizia.
Con questa nomina ci si prepara a riprendere le Grandi opere per i Grandi affari cementizi e immobiliari (Autostrade, Alta velocità, porti, investimenti sulle lunghe distanze e valorizzazioni finanziarie) imboccando la strada opposta a quella di cui il Paese ha bisogno: salvaguardia e messa in sicurezza del territorio, risparmio e riqualificazione energetica, misure per la mobilità intelligente, rinascita delle aree urbane.
Ma la cosa peggiore è che il nome di Lupi si lega alla famigerata proposta di legge che porta il suo nome, “il più terrificante testo di controriforma urbanistica che si possa immaginare, approvato nel giugno 2005 alla Camera con il consenso di 32 deputati del centrosinistra , con l’accordo dell’INU e nel silenzio della stampa, salvo pregiate eccezioni”, come si legge nel recente libro di Vezio De Lucia: “Nella città dolente”.
La riforma intendeva affossare la valida legge urbanistica del 1942, annullando le garanzie pubbliche (standard urbanistici in primo luogo), sostituendo gli “atti autoritativi” con quelli “negoziali”, dove sono gli interessi immobiliari a prevalere ed abrogando in tutto o in parte normative gloriose quali quelle sugli oneri di urbanizzazione, e sugli interventi di edilizia economica e popolare.
La riforma non fu approvata dal Senato per la caduta del secondo governo Berlusconi, tuttavia, ha già prodotto nefasti effetti nella gestione del territorio: standard che vengono sostituiti da versamenti in denaro per la spesa corrente, o catapultati chissà dove, magari realizzati in piena campagna dove non hanno alcuna utilità, perequazione selvaggia, trattative con i privati in cui si perde il senso dell’ interesse pubblico.
Risulta altresì difficoltoso immaginare come il dicastero di Lupi potrà conciliarsi con quello dei Beni culturali (Massimo Bray, PD), con quello dell’Ambiente (Andrea Orlando, PD) e con quello delle Politiche agricole (Nunzia De Girolamo, PDL).
In una integrazione alle Premesse della Piattaforma Toscana della ReTe (a nome di D. Porrati) alla vigilia dell’ Assemblea del 3 febbraio avevamo proposto:
“… che il nuovo Governo provveda al coordinamento delle competenze relative ai Ministeri che a vario titolo si sono occupati del territorio (ambiente, lavori pubblici, beni culturali, agricoltura). Tale coordinamento dovrebbe esser affidato ad una personalità di rilievo nazionale per salvare il territorio italiano dal conflitto di competenze, dalla improvvisazione, talvolta dall’arbitrio e provvedere a promuovere quelle attività che possano favorire un impulso economico compatibile con gli equilibri territoriali.”
Con soddisfazione avevamo notato nei giorni scorsi l’intervento di Nicola Caracciolo (Italia Nostra Toscana) che, confermando quanto da noi proposto, auspicava la unificazione del Ministero dei Beni culturali con quello dell’Ambiente e con quello dell’Agricoltura, al fine di superare la scandalosa trascuratezza verso il patrimonio culturale e paesaggistico del nostro paese.
L’attuale Governo, al contrario, presenta quattro ministeri ancora una volta divisi e distribuiti in base a calcoli di opportunità politica e per di più sottoposti alla spada di Damocle di una controriforma urbanistica che potrebbe lasciare mano libera ai privati eludendo del tutto la difesa del territorio e la necessità di un cambiamento di passo nel settore della tutela del patrimonio culturale e paesaggistico.
Siamo dunque, a quanto sembra, a un inquietante riavvolgimento del nastro nel film dell’eterna Controriforma italiana. Anche se con qualche “pupo” nuovo i “pupari” sembrano drammaticamente sempre gli stessi.