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mercoledì 30 novembre 2016

Sul Referendum


Nello spazio riservato nel blog a singoli nostri associati che hanno voluto palesare le loro intenzioni e motivazioni di voto, pubblichiamo un altro intervento
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PERCHE' VOTERO' NO
I quesiti referendari suscitano molteplici perplessità: per citarne solo alcune, il bicameralismo perfetto che diventa bicameralismo complicato, i risparmi che si riducono a ben poca cosa rispetto a quelli che potrebbero diventare anche senza riforma costituzionale, i cittadini che vengono scippati del diritto di votare i loro rappresentanti al Senato, la presunta maggiore velocità nell'approvare le leggi quando il problema è fare meno leggi ma più coordinate fra loro.
Ma la questione che convince ancor meno è quella che riguarda la modifica dei rapporti Stato-Regioni.
Ricordo che alcuni anni fa il nostro Comitato presentò una proposta di legge urbanistica regionale di iniziativa popolare alla quale si lavorò per parecchi mesi: la proposta non passò ma, nei suoi contenuti più profondi, venne ripresa dall'Assessora Marson ed approvata ed è tutt'ora vigente.
Tale proposta rispondeva per l'appunto alla necessità di riequilibrare i rapporti Stato/Regioni/Comuni che, dopo la sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione, operata dal PD per venire incontro ai desiderata della Lega (ma soprattutto per poter fare il bello e cattivo tempo nei Comuni), avevano provocato profondi squilibri favorendo lo strapotere dei Sindaci a danno di Stato e Regioni. Il nostro intento era quello di restituire alle Regioni un potere in alcune materie delicate (fra cui quella urbanistica appunto) di cui erano state scippate. Sarebbe toccato poi allo Stato stabilire, secondo una logica divisione dei poteri, le competenze dello Stato stesso (quelle di indirizzo generale ispirate ad una equa ripartizione di fondi e risorse), delle Regioni (che avrebbero dovuto essere il punto di snodo e di raccordo fra Stato e Comuni, impostando un processo partecipativo con le comunità territoriali), dei Comuni (che avrebbero dovuto attuare le direttive regionali con una modesta autonomia in alcune scelte locali, e avrebbero dovuto portare a compimento i processi partecipativi).
Ora, a me sembra che la modifica contenuta nella riforma mirante a "riequilibrare i poteri" fra Stato e Regioni non vada affatto in questo senso, ma in quello di rafforzare il potere dello Stato a danno delle Regioni (fino al punto di farle sembrare inutili), mentre i Comuni manterrebbero tutto lo strapotere che li caratterizza a tutt'oggi. Inoltre nella riforma proposta nulla viene stabilito per porre fine allo scandalo delle Regioni a statuto speciale che rappresentano una vera e propria spina nel fianco dello Stato.
Per quanto mi riguarda, sono sempre convinta che le posizioni da noi assunte allora siano la strada giusta e per questo, oltre che per una altra serie di motivazioni di merito, voterò NO domenica prossima.
Daniela Porrati
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