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domenica 27 novembre 2016

Referendum

Come Associazione abbiamo ritenuto di non dover dare un' indicazione di voto per il prossimo Referendum confermativo, ci sembra comunque giusto dare spazio sul nostro blog a singoli nostri associati che hanno voluto palesare le loro intenzioni e motivazioni di voto.
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PERCHE' VOTERO' NO

Nonostante la distorsione profonda avvenuta in questi mesi sul quesito referendario confermativo che, anche per responsabilità principale dello stesso Renzi, ha di fatto trasformato il Referendum confermativo di una legge di modifica della Costituzione in un Referendum pro o contro l'attuale governo, fin dall'inizio ho maturato la decisione di votare no per questi motivi:

1.
Ritengo che una importante riforma costituzionale, come quella che è sottoposta a Referendum consultivo, debba essere approvata con voto qualificato del Parlamento: se questo non avviene il problema non è della Costituzione, ma del Parlamento.
2. Credo che i gravi problemi del nostro Paese non nascano dalla Costituzione, ma dalla classe politica italiana che in questi decenni non ha mai saputo o voluto attuare i contenuti programmatici della nostra Costituzione: quindi il problema non è cambiare la Costituzione, ma la classe politica che ha governato il nostro Paese da decenni.
3. Per ridurre i costi della politica non c'è bisogno di una riforma costituzionale, ma bastano semplici leggi ordinarie che chi ha governato o governa il nostro Paese non ha mai pensato di fare né di votare quando altri l'hanno proposto. Inoltre i veri costi della politica, oltre alle spropositate retribuzioni e ai vitalizi di cui gode il nostro ceto politico, sono conseguenza di scelte scellerate che portano a dilapidare ingenti quantità di risorse pubbliche in grandi e piccole opere costose, inutili e dannose. Quindi, di nuovo a mio avviso, il problema se si vuole risparmiare non è cambiare la Costituzione. ma la classe politica che governa sia a livello centrale che locale.
4. Non posso votare come chiede un Presidente del Consiglio che in occasione del Referendum abrogativo sulle trivellazioni promosso da migliaia di cittadini e da governatori regionali ha invitato ad andare al mare e ad astenersi.
5. Voto no anche perché mi riconosco in quel progetto pensato e sostenuto da uno dei pochi grandi imprenditori che questo paese ha avuto, Adriano Olivetti che, rifacendosi ad un elemento identitario incentrato sulle comunità territoriali, auspicava una democrazia senza partiti.
Mario Bencivenni

AL REFERENDUM NOI FACCIAMO COSI'
E' probabile che al Referendum sulla riforma costituzionale del 4 dicembre una parte dei miei amici e conoscenti voterà SI', una parte si asterrà e la maggior parte voterà NO. Io voterò NO e, pensando di interpretare quella parte, voglio qui motivare il mio voto.
Sappiamo che in queste ultime settimane la Costituzione del 1948 è stata utilizzata per finalità diverse da quelle per cui era nata, e tirata da una parte o dall'altra per scopi estranei alla sua natura che è quella di costituire le fondamenta, cioè i valori e le regole condivise, dell'intero edificio democratico.
Sappiamo anche che accanto alla Costituzione scritta, in quei paesi che ce l'hanno, esiste una sorta di "costituzione materiale" che nell'Italia di oggi non è molto bella a vedersi. E' fatta ad esempio di un Parlamento esautorato e di un conflitto permanente tra i poteri dello Stato.
Sappiamo ugualmente che esiste una Costituzione non applicata, che in 69 anni ha riguardato, e a lungo, sue parti fondamentali. Basti pensare ad esempio all' istituzione delle Regioni avvenuta nel 1970.
Sappiamo che la Costituzione avrebbe bisogno di qualche modifica, non soltanto nella sua seconda parte, ma forse anche nella prima, alla luce di trasformazioni epocali avvenute nel campo dell'ambiente, dell'etica, della rappresentanza democratica, ecc. Magari per farlo potremmo prendere spunto dalla Costituzione di qualche altro Paese, anche se non è così "bella" come la nostra.
Sappiamo anche che nel tempo sono stati fatti numerosi cambiamenti di singoli articoli o di intere sue parti, alcuni dei quali, come la Riforma del Titolo V del 2001, hanno prodotto squilibri nell'ordinamento dello Stato ai quali si cercherebbe ora di rimediare in modo altrettanto dannoso. Al di là del merito però ci sono da considerare le premesse e le condizioni politiche che hanno condotto a questa legge di riforma costituzionale.
Per approfondire l'argomento leggete l' articolo di Alessandro Pace comparso su La Repubblica lo scorso 3 novembre in cui si analizzano le illegittimità, le forzature legislative e le violazioni costituzionali nell'iter e nei contenuti della legge. Secondo Pace quelle illegittimità sono state dimenticate non solo dai sostenitori del SI' ma anche da quelli del NO. Pertanto è bene ricordarcele.
Le ragioni per votare NO al referendum sono molteplici ma voglio qui valutare il provvedimento legislativo dal punto di vista delle tematiche per le quali in questi anni ci siamo conosciuti: la tutela e la valorizzazione dei beni culturali, del patrimonio storico-artistico, naturale e paesaggistico, il governo del territorio mediante l'allargamento della partecipazione dei cittadini, in opposizione alla 'dittatura del mercato' che sta divorando le nostre città e il territorio dell'Italia.
Per farsene un'idea mi sembra utile in particolare il VI capitolo – La costituzione del cemento – di un libretto di Tomaso Montanari
liberamente scaricabile dal sito di Libertà e Giustizia, da cui si capisce che le ragioni per votare NO il prossimo 4 dicembre sono in fondo le stesse per le quali abbiamo votato SI' lo scorso 17 aprile al Referendum sulle trivelle.
Per chi volesse approfondire l'argomento costituzionale da un punto di vista più generale, consiglio di guardarsi l'intervento di Stefano Grassi contenuto nel video del dibattito intitolato "Firenze. Verso il Referendum. Scelgo NO", tenutosi all'Obihall giovedì 10 novembre
Buona lettura, buona visione e buon voto.
Paolo Celebre
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