Comunicato stampa del 11/11/2010
Posta sotto sequestro l’area Gesam: ora chiediamo al Sindaco di azzerare lo Steccone e di ripartire con un progetto con meno volumi e più verde, compatibile con i reperti affiorati e le richieste dei cittadini.
Lo “Steccone” è partito fin dall’inizio con una serie di forzature: Comune e Polis non potevano non sapere che si trattava di un’ area di interesse archeologico, bombardata durante la seconda guerra mondiale, potenzialmente inquinata dalla secolare attività di produzione del gas, percorsa da canali e a rischio idraulico, simbolo dell’identità di quartiere a cui i cittadini tenevamo moltissimo, tanto da presentare, nel corso degli anni, decine di osservazioni, proposte alternative, petizioni.
Ciononostante, con grande leggerezza e senza compiere preliminarmente alcuna delle necessarie verifiche, Polis ha appaltato un progetto palesemente incompatibile col territorio e inaccettabile dalla popolazione.
E’ solo a lavori già iniziati, e solo perchè è intervenuta la nostra associazione, che ha chiesto, di volta in volta, ora la sorveglianza archeologica agli scavi, ora lo sminamento dai residuati bellici, ora la bonifica del sito potenzialmente inquinato, ora la verifica delle autorizzazioni ai prelievi da falda, ora chiarimenti sul taglio degli alberi, che sono stati fatti tutti gli accertamenti previsti dalle norme.
E’ clamoroso che, in un progetto di iniziativa pubblica, questi accertamenti li abbiano dovuti richiedere i cittadini, a lavori iniziati, quando sarebbe dovuto essere interesse del Comune svolgerli preliminarmente alla predisposizione del progetto edilizio.
I nodi allora sono venuti al pettine. Ma Comune e Polis si sono ostinati a portare avanti a tutti i costi lo Steccone, contro ogni evidenza di ragionevolezza, arrivando persino a non prendere in nessuna considerazione la petizione sottoscritta da 1300 cittadini che ne chiedeva il ritiro in autotutela, gli accorati appelli di tutte le associazioni di tutela e finanche la proposta della Soprintendenza Archeologica, del luglio 2009, di realizzare un parco archeologico nell’area.
Oggi, a fronte del sequestro del cantiere, la richiesta dei cittadini al sindaco Favilla è di azzerare il progetto edilizio dello “Steccone” e ripartire da capo con un intervento ragionato e compatibile con quella delicatissima porzione di territorio che è l’area Gesam: meno volumi, più verde e recupero della memoria storica e della identità locale che è racchiusa in questo importante sito, da cui è transitata per 2000 anni la storia di Lucca.
In poche decine di metri sono infatti affiorati resti etruschi, strutture murarie della darsena del porto, antichi forni interrati a volta del gasometro ottocentesco, tutto subito ricoperto circondato di cemento e sacrificato alla inutilità di un complesso di uffici e negozi di cui nessuno a S.Concordio, ove sono concentrate le maggiori aree dismesse della città, sente il bisogno.
La Scheda UTOE del Piano Strutturale parla di “riqualificazione dell’area Gesam per la formazione di un nuovo centro per servizi di quartiere, spazi di aggregazione, svago e cultura anche mediante la valorizzazione del sito del porto della Formica”.
E’ da qui, dalla valorizzazione dei molti reperti affiorati, con un progetto meno invasivo, con più verde e concertato con i cittadini, che ora bisogna ripartire.
Clara Mei – Associazione dei cittadini “Contrada di S.Concordio”
(già Lab.Urbanistica Partecipata di S.Concordio)
Posta sotto sequestro l’area Gesam: ora chiediamo al Sindaco di azzerare lo Steccone e di ripartire con un progetto con meno volumi e più verde, compatibile con i reperti affiorati e le richieste dei cittadini.
Lo “Steccone” è partito fin dall’inizio con una serie di forzature: Comune e Polis non potevano non sapere che si trattava di un’ area di interesse archeologico, bombardata durante la seconda guerra mondiale, potenzialmente inquinata dalla secolare attività di produzione del gas, percorsa da canali e a rischio idraulico, simbolo dell’identità di quartiere a cui i cittadini tenevamo moltissimo, tanto da presentare, nel corso degli anni, decine di osservazioni, proposte alternative, petizioni.
Ciononostante, con grande leggerezza e senza compiere preliminarmente alcuna delle necessarie verifiche, Polis ha appaltato un progetto palesemente incompatibile col territorio e inaccettabile dalla popolazione.
E’ solo a lavori già iniziati, e solo perchè è intervenuta la nostra associazione, che ha chiesto, di volta in volta, ora la sorveglianza archeologica agli scavi, ora lo sminamento dai residuati bellici, ora la bonifica del sito potenzialmente inquinato, ora la verifica delle autorizzazioni ai prelievi da falda, ora chiarimenti sul taglio degli alberi, che sono stati fatti tutti gli accertamenti previsti dalle norme.
E’ clamoroso che, in un progetto di iniziativa pubblica, questi accertamenti li abbiano dovuti richiedere i cittadini, a lavori iniziati, quando sarebbe dovuto essere interesse del Comune svolgerli preliminarmente alla predisposizione del progetto edilizio.
I nodi allora sono venuti al pettine. Ma Comune e Polis si sono ostinati a portare avanti a tutti i costi lo Steccone, contro ogni evidenza di ragionevolezza, arrivando persino a non prendere in nessuna considerazione la petizione sottoscritta da 1300 cittadini che ne chiedeva il ritiro in autotutela, gli accorati appelli di tutte le associazioni di tutela e finanche la proposta della Soprintendenza Archeologica, del luglio 2009, di realizzare un parco archeologico nell’area.
Oggi, a fronte del sequestro del cantiere, la richiesta dei cittadini al sindaco Favilla è di azzerare il progetto edilizio dello “Steccone” e ripartire da capo con un intervento ragionato e compatibile con quella delicatissima porzione di territorio che è l’area Gesam: meno volumi, più verde e recupero della memoria storica e della identità locale che è racchiusa in questo importante sito, da cui è transitata per 2000 anni la storia di Lucca.
In poche decine di metri sono infatti affiorati resti etruschi, strutture murarie della darsena del porto, antichi forni interrati a volta del gasometro ottocentesco, tutto subito ricoperto circondato di cemento e sacrificato alla inutilità di un complesso di uffici e negozi di cui nessuno a S.Concordio, ove sono concentrate le maggiori aree dismesse della città, sente il bisogno.
La Scheda UTOE del Piano Strutturale parla di “riqualificazione dell’area Gesam per la formazione di un nuovo centro per servizi di quartiere, spazi di aggregazione, svago e cultura anche mediante la valorizzazione del sito del porto della Formica”.
E’ da qui, dalla valorizzazione dei molti reperti affiorati, con un progetto meno invasivo, con più verde e concertato con i cittadini, che ora bisogna ripartire.
Clara Mei – Associazione dei cittadini “Contrada di S.Concordio”
(già Lab.Urbanistica Partecipata di S.Concordio)
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