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domenica 15 aprile 2018

Inceneritore e salute - Il Comitato chiede lo stop



Comunicazioni dal Comitato per il No all'inceneritore di Scarlino

Comitato per il
No all'inceneritore 
di Scarlino


Non è più tempo di preoccuparsi di nuovi impianti inquinanti, ma della salute dei cittadini e della popolazione

«Salute a rischio» Il comitato chiede lo stop

FOLLONICA «L'Asl ha rilevato quello che la popolazione purtroppo sa da tempo». I dati forniti dall'azienda sanitaria sulla salute dei cittadini di Follonica e Scarlino non stupiscono il presidente del Comitato per il No all'inceneritore, Mario Monciatti. Quei numeri, anche se non erano scritti su un documento ufficiale, erano noti a chi vive nella città del golfo e nella vicina Scarlino, perché purtroppo le incidenze sulle malattie si riscontrano nella realtà quotidiana.
La popolazione fa i conti ogni giorno con patologie gravi, come quelle segnalate dall'Asl: tumori alla vescica e alla prostata, tumori del sistema emolinfopoietico, cardiopatie ischemiche e malattie respiratorie. E poi nuovi nati in sottopeso o parti prematuri. «Da una prima lettura dei dati possiamo dire che ci sono vari aspetti che ci preoccupano - dice il sindaco di Scarlino, Marcello Stella - Sono dati da approfondire e da chiarire rispetto a quanto avevamo chiesto nella conferenza dei servizi. Ci dispiace che siano i lavoratori quelli che devono pagare sempre il prezzo più alto, come del resto i lavoratori del porto e quelli di Piombino».
Una mappatura che l'azienda ha depositato in Regione nell'ambito della nuova valutazione di impatto ambientale per l'inceneritore, valutazione richiesta dall'azienda Scarlino Energia a seguito delle sentenze del Tar della scorsa estate, che hanno dato ragione ai comitati ambientalisti e ai Comuni di Follonica e Scarlino rispetto a due punti del loro ricorso.Nello specifico infatti, si tratta di una carenza relativa allo stato di salute dei cittadini delle zone interessate dall'impianto e dell'inquinamento del Canale Solmine, dove anche l'inceneritore scarica le sue acque di scarto. E la recente relazione dell'Asl è tra quei documenti che, come sperano gli enti pubblici e i comitati, potrebbero essere la chiave di volta per la bocciatura della Regione Toscana della nuova richiesta di avvio della attività dell'inceneritore.Una speranza che oggi si rafforza, ma che ancora resta tale perché non c'è nessuna certezza, specialmente guardando il passato e le autorizzazioni rilasciate dagli enti competenti, Provincia di Grosseto prima e Regione dopo.
«Fino a oggi l'Asl aveva detto che i dati che risultavano dalle indagini non erano rappresentativi dell'incidenza delle malattie - spiega Mario Monciatti, presidente del comitato per il No all'inceneritore - Stavolta ha rilevato ciò che la popolazione sa da tempo e che crea quell'inquietudine di cui come comitato ci facciamo portavoce. L'incidenza di certe patologie è ben sopra la media. Abbiamo da sempre detto che la situazione ambientale del nostro territorio è compromessa e che quell'impianto va ad aumentare l'inquinamento già presente, per di più essendo un impianto vetusto e convertito da un'altra destinazione».
Dal comitato si augurano quindi che adesso quei dati si trasformino in uno stop definitivo all'inceneritore: da sempre la battaglia portata avanti dal gruppo è stata incentrata su un punto fondamentale, cioè sulle condizioni già preoccupanti del territorio in cui quell'impianto va a incidere.
Una condizione di cui parla anche l'Asl nel preambolo al suo studio. «I comuni di Follonica e Scarlino - dicono i medici - sono, da molti anni, oggetto di monitoraggio ambientale e di sorveglianza epidemiologica a causa delle caratteristiche del territorio, naturali e antropiche. L'area in cui si trovano fa parte, infatti, delle Colline Metallifere, zona ricca naturalmente di minerali nelle due matrici ambientali, acqua e terra. Tale caratteristica ha portato, fin dai tempi più remoti, una fervente attività estrattiva e lavorativa, che, se da una parte ha rappresentato un'importante risorsa economica per gli abitanti, dall'altra ha contribuito, soprattutto in tempi più recenti, a un inquinamento in particolare della zona industriale del Casone, sede delle industrie chimiche Nuova Solmine e Tioxide.
L'area di Follonica e Scarlino e inoltre vicina al comprensorio industriale di Piombino e dal 1997, pur con un'alternanza di periodi di chiusura, e presente nella zona un inceneritore alimentato a biomasse e Cdr-Cdq su cui negli ultimi anni e stata posta grande attenzione». «La relazione dell'Asl - sostiene Monciatti - deve far valutare qualunque nuovo impianto che abbia un impatto ambientale in una chiave diversa: la situazione è già troppo compromessa. Ben vengano studi come questi, non per autorizzare ma per bloccare qualsiasi impatto antropico».©RIPRODUZIONE RISERVATA

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