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giovedì 7 giugno 2012

UN PAESE SENZA

   
 CITTADINI AREA FIORENTINA
COMITATI DEI CITTADINI-FIRENZE
UN PAESE SENZA

Condividiamo totalmente e diffondiamo l'accorata denuncia di Vittorio Emiliani pubblicata ieri sul blog della Fondazione Nenni.   

"Un Paese senza", era il titolo, anni fa, di uno dei saggi più acuti di Alberto Arbasino. In questi giorni potremmo elencare tanti "senza". Ma la tragica attualità del terremoto fra Modena, Bologna e Ferrara (con propaggini ora a Mantova) ci fa dire "Un Paese senza pianificazione, senza prevenzione, senza coscienza del suo stato di Paese geologicamente giovane, ma abitato e quindi antropizzato e consumato dall'antico". Senza pianificazione perché alcune buone leggi della tanto deprecata Prima Repubblica (legge sui piani paesaggistici del 1985, legge sulle autorità di bacino del 1989, ecc.) sono state o smontate o disattese o non finanziate. Con contraccolpi drammatici su ambiente e paesaggio. Per cui ad ogni pioggia un po' più forte, l'Italia si squaglia nel fango, crolla, smotta, facendo vittime. Fenomeni potenziati dal fatto che siamo – con la sola eccezione della Sardegna e delle vette alpine – un Paese altamente o mediamente sismico. Si diceva che fosse "a bassa sismicità" la pianura padana, ma non era vero: fra il 1570 e il 1574, per quattro anni, la terra aveva tremato nel Ferrarese distruggendo la parte medioevale di Ferrara e facendo fuggire la popolazione. E quattro-cinque secoli per la storia geologica di un Paese sono un soffio o poco più. Di recente c'erano stati segnali, allarmi, eventi preparatorii. Sottovalutati.
Mettere in sicurezza il territorio nazionale dal punto di vista idrogeologico (sbattendo in galera quanti ancora costruiscono abusivamente dove è vietato) e dal punto di vista sismico costa, non v'è dubbio. Ma costa cinque-dieci volte di più – senza contare i poveri morti, i traumatizzati, i feriti, gli infortunati a vita – continuare a rincorrere le emergenze. Per la difesa del suolo la commissione De Marchi chiedeva nel 1970 un investimento di 10.000 miliardi di lire in venticinque anni. Non vennero accordati. Le "disastrose alluvioni" successive ci sono costate almeno 30.000 miliardi e centinaia di vittime. Lo stesso per i terremoti: abbiamo messo in sicurezza, sin qui, un 20 per cento circa del patrimonio edilizio (e per quello antico non ci vuole nemmeno molto) perché abbiamo dovuto ricostruire, dagli anni '60 in qua, la Valle del Belice, Ancona, Tuscania, il Friuli, l'Irpinia, la Val Nerina, Umbria e Marche interne, ecc. con danni enormi e migliaia di morti (quasi 4.000 solo fra Friuli e Irpinia). Sull'Aquila e sull'Aquilano, grazie alla miscela megalomania+insipienza del governo Berlusconi, siamo ancora ad ammirare le macerie o poco più. E già dobbiamo affrontare i drammatici problemi dell'Emilia-Romagna. Per terremoti di magnitudo sui 5.8-6 gradi della scala Richter. Mentre in Giappone e in Nuova Zelanda per sismi di magnitudo 8-9 gradi il patrimonio edilizio, messo in sicurezza, ha registrato danni minimi. Per quanto ancora vorremo essere un Paese "senza"? Un Paese così privo di cervello? Sentenziò Berlusconi: "Ciascuno è padrone a casa sua" e mise in atto ben tre condoni incoraggiando gli abusivi di tutta Italia a costruire dove non si poteva (sulle spiagge, sulle fiumare, nelle golene dei fiumi, sulle pendici del Vesuvio e così via) e togliendo finanziamenti alla difesa del suolo. E la maggioranza degli italiani lo votò. E vi stupite se magari gli stessi italiani votano per Grillo? Intanto continuiamo a contare morti e feriti, stavolta nelle fabbriche, domani chissà.

                                                                                                                                                                                                                Vittorio Emiliani


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