martedì 29 maggio 2018
venerdì 25 maggio 2018
tiglio caduto:un articolo e un comunicato stampa
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martedì 22 maggio 2018
Chiesta la dichiarazione di “beni culturali” della Colonia Fiat e della Colonia Olivetti a Marina di Massa.
Chiesta la dichiarazione di "beni culturali" della Colonia Fiat e della Colonia Olivetti a Marina di Massa.
Le colonie marine comprese fra Marina di Massa e il Torrente Lavello, che segna il confine tra i Comuni di Massa e di Carrara, costituiscono un sistema di grande valore architettonico inserito in un contesto paesaggistico pregevole.
Lungo circa due chilometri di costa, l'area si caratterizza per la presenza di una successione di grandi complessi edilizi, originariamente il sistema delle Colonie.
Le prime sono state insediate nei primi decenni del XX secolo (per esempio la Colonia Ugo Pisa nel 1913), ma è a partire dagli anni '30 del secolo scorso che il regime fascista favorisce in maniera sistematica la localizzazione di nuove colonie marine su questa parte del litorale (che insieme a Calambrone rappresenta il sito preferenziale di insediamento delle colonie del ventennio fascista sul litorale tirrenico).
In quegli anni vengono costruite alcuni grandi complessi come la Colonia Motta-Edison, la Colonia Fiat e la Colonia XXVIII Ottobre (poi denominata Colonia Torino). Questi edifici sono tutti firmati da noti professionisti come l'ingegnere Achille Binda che progetta la Colonia Motta (aveva precedentemente realizzato l'edificio del Touring Club a Milano), l'ingegnere Vittorio Bonadè Bottino (aveva collaborato al progetto della fabbrica del Lingotto), l'architetto Ettore Sottsass senior (dal 1928 a Torino con Giuseppe Pagano e Gino Levi Montalcini tra i promotori del gruppo piemontese del MIAR, Movimento Italiano per l'Architettura Razionale). Nel dopoguerra completerà il "sistema" la Colonia Olivetti, di chiara derivazione razionalista e con un'ampia destinazione a verde.
Questi edifici, oggi solo in parte ancora in uso, hanno una destinazione urbanistica a "Colonia" in base al vigente piano regolatore generale (P.R.G.) del 1980, tuttavia, con le modifiche al Regolamento Urbanistico del Comune di Massa in corso di definitiva approvazione, potranno cambiare destinazione e diventare alberghi, residenze e servizi.
In particolare, risulta a rischio la pregevole e originale struttura della Colonia Fiat, nella quale l'attuale Società immobiliare titolare (la Verve) vorrebbe effettuare incisive modifiche edilizie.
L'associazione ecologista Gruppo d'Intervento Giuridico onlus ha, quindi, inoltrato al Ministero per i Beni e Attività Culturali (Ministro e Direzione generale per l'Arte e l'Architettura contemporanee), al Segretariato per la Toscana per i Beni Culturali e il Paesaggio, alla Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Lucca, alla Regione Toscana e al Comune di Massa una specifica istanza finalizzata alla dichiarazione di bene culturale (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) della Colonia Fiat e della Colonia Olivetti, le due strutture del sistema delle Colonie di Marina di Massa in migliore stato e a maggior rischio di trasformazione.
Sono due complessi che costituiscono tratti dell'identità del luogo, sicuramente da conservare e fruire senza alterarne aspetti e valori culturali.
p. Gruppo d'Intervento Giuridico onlus
Stefano Deliperi
ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridicoweb.com
Gruppo d'Intervento Giuridico onlus
associazione di protezione ambientale riconosciuta
(art. 13 della legge n. 349/1986 e s.m.i.)
domenica 20 maggio 2018
Variante al R.U: una risposta all'assessore
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Per la cava è necessario il nullaosta paesaggistico.
Per la cava è necessario il nullaosta paesaggistico.
Importante pronuncia della Corte di cassazione in materia di attività estrattive e tutela paesaggistica.
La sentenza Corte cass, Sez. III, 3 maggio 2018, n. 18888 ha definitivamente concluso la vicenda processuale incentrata sui lavori abusivi di estrazione del marmo dalla Cava Faniello-Rondonaiosulle Alpi Apuane, nei Comuni di Stazzema e di Vagli di Sotto (LU).
La Società estrattiva (Tre Elle s.r.l.) è stata interessata anche da una lunga procedura fallimentare con risvolti penali.
Secondo quanto accertato, la Tre Elle s.r.l. aveva effettuato senza autorizzazione paesaggistica (art. 146 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) l'estrazione del marmo da "uno scavo di circa 210 metri quadri e profondità media di circa 2,8 metri e alcuni tagli al monte, non quantificabili, in un piazzale superiore della cava".
Non si tratta di reati prescritti, in quanto i lavori estrattivi abusivi risalgono a un periodo immediatamente precedente il sopralluogo svolto (17 gennaio 2012) dalle Guardie del Parco naturale regionale delle Alpi Apuane, area in cui rientra il sito di cava.
Non solo: "risulta smentita dagli atti anche la ricostruzione difensiva secondo cui lo scavo era stato richiesto per ragioni sanitarie, trattandosi invece di una semplice coltivazione abusiva mascherata da bonifica. Le mere interlocuzioni tra Asl e società non possono essere considerate alla stregua di autorizzazioni e sono, in ogni caso, irrilevanti ai fini paesaggistici, perché provenienti da un'autorità diversa rispetto quella preposta alla tutela del vincolo."
Per completezza di informazione, il Consorzio di gestione del Parco naturale regionale delle Alpi Apuane, con determinazione di pronuncia di compatibilità ambientale (P.C.A.) n. 21 del 27 agosto 2012, su istanza del custode e amministratore della Società amministrativa in procedura fallimentare, ha ritenuto "di rilasciare Pronuncia di Compatibilità Ambientale, ai sensi dell'art. 57 della L.R. 10/2010, nonché Nulla Osta del Parco, ai sensi dell'art. 20 della L.R. 65/1997, comprensivo dell'Autorizzazione al vincolo idrogeologico di cui al R.D.L. 3267/23" nonostante la comunicazione del Comando Guardie del Parco prot. n. 1332 del 12 aprile 2012 inviata anche alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lucca relativa ai suddetti lavori estrattivi non autorizzati.
Una pronuncia, quella della Corte di cassazione, che dovrebbe confortare non poco chi persegue la legalità e vuole intervenire positivamente in una situazione da Far West come quella delle cave sulle Alpi Apuane descritta dal Procuratore della Repubblica di Massa Aldo Giubilaro nel corso di audizionidavanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali a esse correlati (2017).
p. Gruppo d'Intervento Giuridico onlus
Stefano Deliperi
ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridicoweb.com
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Gruppo d'Intervento Giuridico onlus
associazione di protezione ambientale riconosciuta
(art. 13 della legge n. 349/1986 e s.m.i.)
giovedì 17 maggio 2018
Invito a partecipare alla conferenza
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la Rete Nazionale NoGESI
per maggiori informazioni cliccare su https://sosgeotermia.noblogs.org/
se non desiderate più ricevere le nostre comunicazioni,
inviate una mail all'indirizzo nogesi-info-leave@inventati.org.
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Basta con il tanfo a Piombino!
Basta con il tanfo a Piombino!
Tanti residenti a Piombino (LI) non ne possono più.
Oltre ai notevoli problemi ambientali e occupazionali già esistenti nella cittadina costiera toscana, troppo spesso si aggiunge un tanfo pestilenziale tutt'altro che gradito proveniente dalla discarica per rifiuti non pericolosi sita in località Ischia di Crociano e gestito da Rimateria s.p.a. (fino al settembre 2016 era gestita dalla A.S.I.U. s.p.a., ora in liquidazione).
Dagli accertamenti svolti dalle autorità competenti, dei 34 pozzi di captazione del biogas (nel progetto iniziale ne erano previsti 73) ne sono risultati collegati solo 16, gli altri diffondono nell'aria i relativi miasmi.
La situazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti è piuttosto complessa.
Lo scorso 21 marzo 2018 era stata posta sotto sequestro preventivo (art. 321 cod. proc. pen.) da parte della Magistratura inquirente e dei Carabinieri del N.O.E. di Grosseto in seguito a indagini avviate nel febbraio 2017, nell'ambito di una campagna nazionale di controllo delle discariche promossa dal Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale.
Grazie anche alla collaborazione della Regione Toscana – Settore Bonifiche, Autorizzazione Rifiuti ed Energetiche, i Carabinieri hanno appurato che la discarica era gestita violando le norme tecniche di riferimento e le prescrizioni imposte nell'Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A., determinazioni dirigenziali Provincia di Livorno n. 189 del 9 dicembre 2011 e Regione Toscana n. DGRT 761 dell'1 agosto 2016).
Non aveva, inoltre, avuto alcun effetto positivo la diffida effettuata dalla Regione Toscana il 29 novembre 2017, con cui era stata imposte al gestore della discarica l'attuazione di tutte le prescrizioni A.I.A.: un'ispezione dei Carabinieri del N.O.E. svolta nel febbraio 2018 ne aveva riscontrato la mancata effettuazione.
La discarica è anche coinvolta nell'indagine tuttora in corso sul traffico illecito di rifiuti speciali e pericolosi da parte della Direzione distrettuale antimafia di Firenze, che ha certamente causato devastanti effetti ambientali e sanitari in varie località della Toscana.
Tuttavia, il provvedimento cautelare è stato temporaneamente revocato il 17 aprile 2018 per consentire le operazioni di adeguamento e miglioramento degli impianti, mentre la Regione Toscana, con determinazione dirigenziale D.G. Ambiente ed Energia n. 5859 del 20 aprile 2018, modificata con successiva determinazione dirigenziale D.G. Ambiente ed Energia n. 6018 del 23 aprile 2018, consente "il proseguo dei conferimenti dei rifiuti autorizzati, alle condizioni stabilite nell'Atto di dissequestro temporaneo, assunto dal GIP della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Livorno, in data 17/04/2018".
La discarica e i relativi lavoratori continuano così a operare e ad avere i fondi per gli interventi di adeguamento e miglioramento degli impianti.
Resta il fatto, però, che i miasmi continuano a riproporsi ai residenti della zona, segno che qualcosa non funziona a dovere.
L'associazione ecologista Gruppo d'Intervento Giuridico onlus, raccogliendo le segnalazioni dei residenti, ha, quindi, inoltrato (15 maggio 2018) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione provvedimenti al Ministero dell'ambiente, alla Regione Toscana, al Comune di Piombino, all'A.R.P.A.T., informando la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Livorno e i Carabinieri del N.O.E., perché siano risolte definitivamente le problematiche che danno corso agli insopportabili sgradevoli olezzi.
Il Gruppo d'Intervento Giuridico onlus sostiene l'azione di Magistratura e Carabinieri volta a ripristinare la legalità ambientale e sottolinea come, ancora una volta, tale azione abbia dovuto sopperire alla carenza di controlli e, soprattutto, di provvedimenti da parte delle amministrazioni pubbliche competenti.
Il Gruppo d'Intervento Giuridico onlus è al fianco dei cittadini che giustamente pretendono il rispetto delle normative ambientali, la tutela della salute pubblica e della loro qualità della vita.
p. Gruppo d'Intervento Giuridico onlus
Stefano Deliperi
ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridicoweb.com
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Gruppo d'Intervento Giuridico onlus
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giovedì 3 maggio 2018
un volume sui centri storici
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