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mercoledì 7 giugno 2017

pasticci edilizi

CITTADINI AREA FIORENTINA
PASTICCI EDILIZI: SI DICE RESTAURO MA SI FA RISTRUTTURAZIONE
La clamorosa sentenza della Cassazione n.6873/2017 pubblicata lo scorso 14 febbraio e comparsa sulla stampa nei giorni scorsi, la quale, partendo da un caso fiorentino, ha stabilito che per il cambio di destinazione d'uso occorre il permesso di costruire, ha gettato nel panico proprietari di immobili e ordini professionali impegnati in decine di interventi di trasformazione edilizia, dall' ex tribunale di Piazza S. Firenze, alla Borsa Merci, alla ex Manifattura Tabacchi, ecc.
Eppure la ratio ispiratrice della sentenza è molto semplice: qualora si intervenga anche modestamente su un edificio, al fine di ottenere un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, con cambio di destinazione e/o incremento delle unità immobiliari, si configura un intervento di ristrutturazione edilizia e non di restauro.
La questione, per la Cassazione, non è senza conseguenze. Infatti, col Piano Strutturale e col Regolamento Urbanistico vigenti nel Comune di Firenze, gli interventi di restauro si possono realizzare con una semplice DIA (oggi SCIA), cioè con una dichiarazione unilaterale del progettista.
Una semplificazione assolutamente scorretta, secondo noi, degli interventi di restauro, di per sé complessi e che richiederebbero il controllo attento del Comune e la presentazione di una serie di elaborati storici (e talora artistici) per giustificare e consentire l'intervento stesso.
Ma ancora più improprio è far passare per interventi di restauro delle vere e proprie ristrutturazioni urbanistiche, peraltro soggette, oltre che all'autorizzazione del Comune, al versamento dei contributi previsti per legge.
Veniamo al caso in questione: la trasformazione in una multiproprietà super lusso del Palazzo Tornabuoni a Firenze. Costruito alla metà del XV secolo da Michelozzo, ristrutturato nel 1736 da Ferdinando Ruggieri, arricchito poi nel corso dell' Ottocento e dei primi del Novecento con interventi di arredo artistico, quali l'elegante copertura in ferro vetro realizzata per adibire il cortile a salone della Banca Commerciale, l'edificio è di rilevante interesse storico artistico, soggetto a vincolo e inserito in zona A del Comune di Firenze. Ebbene, con una serie di DIA succedutesi nel tempo (ben 18), si è proceduto alla modifica delle sue destinazioni d'uso privilegiando quelle commerciali e direzionali, e realizzando una serie di residence esclusivi.
Il processo penale sulla vicenda si era risolto nel 2014 con l'assoluzione dei nove imputati. Ma nell'autunno scorso la Cassazione aveva annullato il verdetto, imponendo di rifare l'appello per presunti abusi edilizi.
La Corte di Cassazione sostiene infatti che in questi casi l'opera non può essere spezzettata artificiosamente per consentire una serie infinita di DIA, ma va considerata complessivamente e autorizzata con vero e proprio titolo abilitativo da parte del Comune.
Questa norma di buon senso, oltre che di rispetto della disciplina urbanistica generale, ha suscitato in particolare la reazione dell'Ordine degli Architetti, giunto ad invocare l'intervento dei parlamentari e del Governo per scongiurare il "blocco urbanistico". Appello prontamente raccolto dal Governo che ha predisposto un emendamento al testo unico dell'edilizia del 2001, pare per intervento diretto del ministro Luca Lotti. Con esso si stabilisce che il mutamento di destinazione d'uso di un immobile può essere consentito con pratica di restauro a condizione che sia compatibile con le funzioni previste dal Regolamento Urbanistico o dai piani attuativi. Ma allora forse fino ad ora tali mutamenti di destinazioni d'uso venivano fatti in barba al Regolamento Urbanistico o ai piani attuativi?
Gianantonio Stella sul Corriere della Sera dello scorso 3 giugno vedeva in Firenze e Venezia due città martiri e si chiedeva retoricamente se il turismo sia una risorsa economica o piuttosto la causa di incuria e di rovinoso disordine.
Al tempo stesso però il giornalista, nel compatire i sindaci delle due città alle prese con problemi più grandi di loro, dimenticava che sono essi stessi a non averli saputi arginare e talvolta ad averli colpevolmente incoraggiati.
PER CIO' CHE RIGUARDA FIRENZE E' CERTO CHE CONTINUANDO CON UNA POLITICA URBANISTICA DI SVENDITA E LAISSEZ FAIRE, CHE INCORAGGIA NEI FATTI UN TURISMO INVASIVO E DISTRUTTORE (AMPLIAMENTO AEROPORTO, MANO LIBERA ALLE GRANDI IMMOBILIARI E 'MANGIFICI' A RAFFICA), VALE POCO BAGNARE I SAGRATI DELLE CHIESE.
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