CITTADINI AREA FIORENTINACOMITATI DEI CITTADINI – FIRENZE
SU QUEL PIANO C'E'
L'IPOTECA DI RENZI
Anna Marson
Il solo confronto tra l'elevato intervento di Anna Marson in Consiglio Regionale e le offese indirizzatele subito dopo dal consigliere Gianluca Parrini, – "se ci fosse un Nobel della stupidità politica lei, assessore, lo vincerebbe" – , nonché l'attacco del segretario della Commissione Ambiente Ardelio Pellegrinotti sugli errori a suo dire da lei commessi, è significativo dell'indegno scontro politico che si è svolto sul Piano Paesaggistico, approvato recentemente da un PD recalcitrante.
Infatti l'opposizione vera l'avevano fatta larghi settori della maggioranza che, d'intesa con il centrodestra, avevano preparato una serie di emendamenti per riscrivere quel Piano e rovesciarne il significato, contraddicendo il Codice dei Beni culturali e del paesaggio e la nuova legge regionale sul governo del territorio. Se non fosse stato per la mobilitazione dei cittadini e delle associazioni ambientaliste, per la determinazione dell'Assessore Marson, con la mediazione di Rossi e l'impegno del Ministero (in particolare della Sottosegretaria Borletti Buitoni), il Piano si sarebbe inabissato.
Alla fine ne è risultato un compromesso onorevole nel quale, pur con qualche grave contraddizione, sono stati recuperati alcuni dei contenuti che si voleva cancellare, relativamente alle cave, alle coste e al consumo di suolo, costringendo il PD ad una frettolosa marcia indietro.
Ma la vicenda la dice lunga sul futuro prossimo del Partito che da circa settant'anni guida la Regione con l'aiuto di un'ancillare opposizione di centro destra.
Per quest'ultima prima della votazione parlava Nicola Nascosti, consigliere di Forza Italia, sul Corriere Fiorentino : "Vorremmo che agli enti locali venisse riconosciuta la propria prerogativa di regolare lo sviluppo urbanistico del proprio territorio senza che questo venga imposto da una regia regionale" - "Vorremmo che si potesse continuasse a costruire in quelle zone già degradate che invece per errori cartografici rischiano di diventare soggette a vincoli".
Dallo svolgimento del dibattito in Consiglio regionale e in commissione niente fa supporre che molti consiglieri e amministratori PD la pensino diversamente. Così tanto il proposito di usare e sfruttare liberamente il territorio da parte di imprese e interessi economici costituiti è diventato in certi ambienti un sentire comune, da smentire anche la provinciale retorica sullo spontaneo senso della bellezza dei toscani.
Coerentemente con il Codice dei Beni culturali e con la Convenzione europea del Paesaggio, il Piano paesaggistico si interessa invece a tutto il territorio regionale, non solo alle eccellenze, ma anche alle periferie, alle infrastrutture e ai paesaggi degradati, recuperando a pieno il concetto di Patrimonio territoriale.
Nonostante l'accusa di dirigismo e di "comunismo" esso è frutto di un lungo iter che dal 2011 ha visto impegnate le principali Università toscane, funzionari del settore paesaggio, attori privati e pubblici, tra cui il Ministero, oltre ad associazioni e comitati dei cittadini incontrati in numerosi forum su tutto il territorio regionale. Come frutto del lavoro di diverse commissioni ben due Delibere del Consiglio Regionale, quella di adozione del luglio 2014 e quella di modifica del Piano, a seguito delle osservazioni, del dicembre 2014, ne avevano sancito la conformità.
Un lavoro immane di analisi e di elaborazione comprendente anche la questione dei vincoli statali, svolto per conto del Ministero che volentieri ha delegato questo impegno all'esperienza pilota della Regione Toscana.
Le "imboscate" nei confronti del Piano Paesaggistico preparano la nuova riforma del Titolo V della Costituzione, promessa da Renzi per accentrare le competenze urbanistiche in mano allo Stato, ridimensionare le Sovrintendenze ed espropriare le competenze regionali. I Sindaci, potrebbero tornare ad avere l'ultima parola in materia di paesaggio, sventando i tentativi delle Regioni (capofila la Regione Toscana) di riappropriarsi di quelle competenze che la "riforma federalista" aveva compromesso.
In questo clima c'è da chiedersi che fine faranno la nuova legge regionale 65/2014, Norme per il governo del territorio (ferma tutt'ora a Palazzo Chigi per un ricorso del Governo in merito ai limiti posti alle grandi strutture di vendita) e il Piano del Paesaggio, con il suo strumento fondamentale di attuazione, l'Osservatorio, quando cambierà la legislatura e verrà approvata la nuova riforma del Titolo V della Costituzione.