|
lunedì 14 agosto 2017
sterminateli senza pietà
in ricordo di riccardo francovich
|
venerdì 4 agosto 2017
Project financing applicato alla sanità
A proposito del project financing
applicato alla sanità
e l'intervento tardivo della Corte dei Conti regionale
e l'intervento tardivo della Corte dei Conti regionale
Nel gennaio del 2013 il nostro comitato promosse, assieme alla CUB sanità, un convegno sulla situazione generale della sanità in Toscana, sulle minacce sempre più avvertite dai cittadini alla tutela della salute, all'accesso universale alla cura e all'assistenza.
Tutto ciò a causa di un processo sempre più spinto di aziendalizzazione delle Asl e di piani sanitari regionali ispirati a una logica di privatizzazione e di risparmio i cui capisaldi si fondavano sulla "partecipazione alla spesa" (ticket ) e sull'aumento delle liste d'attesa, sulla diminuzione dei distretti sanitari, sul taglio dei posti letto e dei costi di degenza, sul blocco del turn over fra medici e infermieri, nonché sulla vendita del patrimonio immobiliare e storico in capo alle stesse aziende sanitarie.
In quel convegno furono anche denunciate le storture di cui soffriva il tanto esaltato modello toscano: altissimi stipendi per i massimi dirigenti, ingenti sprechi e un carente sistema di controllo dei bilanci delle varie Asl, come testimoniato dal clamoroso buco milionario di Massa, riconducibile a pratiche contabili poco trasparenti, e da altri casi toscani, poco chiari, di deficit di bilancio.
Fra gli sprechi, intesi come sperpero di denaro pubblico a favore dei privati, oltre all'acquisto di nuovi edifici pagati ben oltre il loro valore di mercato pur avendo a disposizione un enorme patrimonio di immobili inutilizzato, emerse, grazie alla rigorosa analisi del compianto Ivan Cicconi, quello della costruzione dei quattro nuovi ospedali (Massa, Lucca, Pistoia, Prato) utilizzando il cosiddetto "project financing".
Un sistema, la finanza di progetto, che prevede la costruzione di questi ospedali da parte di un concessionario privato, che gestisce direttamente l'opera e i suoi costi anche se gran parte del finanziamento è a carico delle Asl. Per compensare l'apporto del privato all'operazione, la parte pubblica riconoscerà al concessionario un canone fisso garantito, per minimo 19 anni da esso stesso determinato, in cambio del quale erogherà, a pagamento e in condizioni monopolistiche, tutti i servizi non sanitari, commerciali e di manutenzione della struttura ospedaliera.
Ivan Cicconi spiegò nel convegno come tale partenariato pubblico-privato, che già con la TAV era servito a mascherare dietro il millantato finanziamento privato quello enorme a totale carico del pubblico, con il conseguente incremento del debito a carico delle future generazioni, applicato alla sanità, avrebbe parimenti danneggiato gli interessi collettivi incrementandone i costi con il risultato di arricchire solo i privati e impoverire le già scarse risorse del welfare.
Oggi, come rileva la stessa Corte dei Conti, sappiamo che i nuovi ospedali sono costati 379 milioni, di cui circa 303 sborsati dal pubblico, che si è accollato anche una parte consistente degli oneri finanziari e fiscali relativi ai prestiti bancari sostenuti dal privato, il quale ne ha messi solo 75. Con questa operazione il privato incamera non solo i guadagni sulla costruzione, ma soprattutto una rendita sicura e sproporzionata (1,227 miliardi) che si tradurrà in un vero e proprio salasso per i bilanci sanitari.
Da rilevare, inoltre , come l'edilizia ospedaliera quale nuovo business privato, ha prodotto un'altra deleteria conseguenza: tutti i quattro ospedali toscani presentano problemi strutturali e di impiantistica fin dalla loro apertura: dall'acqua che penetra dal suolo a causa del sito inadatto prescelto, alle porte che non isolano né chiudono, alle sale operatorie scarsamente funzionali, ecc. Infatti, la Corte dei Conti, a questo proposito, rileva che è stata "modesta l'attività di controllo, anche a causa della direzione dei lavori, affidata, per disposizione legislativa, all'esecutore stesso".
E che dire, in ultimo, di queste scelte incentrate sui grandi ospedali che si accompagnano, malgrado le forti e motivate opposizioni delle popolazioni locali, alla chiusura o al depotenziamento di storici e indispensabili presidi ospedalieri, in particolare quelli delle aree disagiate e di montagna?
Tutto ciò a causa di un processo sempre più spinto di aziendalizzazione delle Asl e di piani sanitari regionali ispirati a una logica di privatizzazione e di risparmio i cui capisaldi si fondavano sulla "partecipazione alla spesa" (ticket ) e sull'aumento delle liste d'attesa, sulla diminuzione dei distretti sanitari, sul taglio dei posti letto e dei costi di degenza, sul blocco del turn over fra medici e infermieri, nonché sulla vendita del patrimonio immobiliare e storico in capo alle stesse aziende sanitarie.
In quel convegno furono anche denunciate le storture di cui soffriva il tanto esaltato modello toscano: altissimi stipendi per i massimi dirigenti, ingenti sprechi e un carente sistema di controllo dei bilanci delle varie Asl, come testimoniato dal clamoroso buco milionario di Massa, riconducibile a pratiche contabili poco trasparenti, e da altri casi toscani, poco chiari, di deficit di bilancio.
Fra gli sprechi, intesi come sperpero di denaro pubblico a favore dei privati, oltre all'acquisto di nuovi edifici pagati ben oltre il loro valore di mercato pur avendo a disposizione un enorme patrimonio di immobili inutilizzato, emerse, grazie alla rigorosa analisi del compianto Ivan Cicconi, quello della costruzione dei quattro nuovi ospedali (Massa, Lucca, Pistoia, Prato) utilizzando il cosiddetto "project financing".
Un sistema, la finanza di progetto, che prevede la costruzione di questi ospedali da parte di un concessionario privato, che gestisce direttamente l'opera e i suoi costi anche se gran parte del finanziamento è a carico delle Asl. Per compensare l'apporto del privato all'operazione, la parte pubblica riconoscerà al concessionario un canone fisso garantito, per minimo 19 anni da esso stesso determinato, in cambio del quale erogherà, a pagamento e in condizioni monopolistiche, tutti i servizi non sanitari, commerciali e di manutenzione della struttura ospedaliera.
Ivan Cicconi spiegò nel convegno come tale partenariato pubblico-privato, che già con la TAV era servito a mascherare dietro il millantato finanziamento privato quello enorme a totale carico del pubblico, con il conseguente incremento del debito a carico delle future generazioni, applicato alla sanità, avrebbe parimenti danneggiato gli interessi collettivi incrementandone i costi con il risultato di arricchire solo i privati e impoverire le già scarse risorse del welfare.
Oggi, come rileva la stessa Corte dei Conti, sappiamo che i nuovi ospedali sono costati 379 milioni, di cui circa 303 sborsati dal pubblico, che si è accollato anche una parte consistente degli oneri finanziari e fiscali relativi ai prestiti bancari sostenuti dal privato, il quale ne ha messi solo 75. Con questa operazione il privato incamera non solo i guadagni sulla costruzione, ma soprattutto una rendita sicura e sproporzionata (1,227 miliardi) che si tradurrà in un vero e proprio salasso per i bilanci sanitari.
Da rilevare, inoltre , come l'edilizia ospedaliera quale nuovo business privato, ha prodotto un'altra deleteria conseguenza: tutti i quattro ospedali toscani presentano problemi strutturali e di impiantistica fin dalla loro apertura: dall'acqua che penetra dal suolo a causa del sito inadatto prescelto, alle porte che non isolano né chiudono, alle sale operatorie scarsamente funzionali, ecc. Infatti, la Corte dei Conti, a questo proposito, rileva che è stata "modesta l'attività di controllo, anche a causa della direzione dei lavori, affidata, per disposizione legislativa, all'esecutore stesso".
E che dire, in ultimo, di queste scelte incentrate sui grandi ospedali che si accompagnano, malgrado le forti e motivate opposizioni delle popolazioni locali, alla chiusura o al depotenziamento di storici e indispensabili presidi ospedalieri, in particolare quelli delle aree disagiate e di montagna?
I cittadini devono prendere sempre più coscienza di questi problemi, delle responsabilità politiche che sono alla base delle mancanze sempre più gravi del sistema sanitario pubblico, della progressiva mercificazione e privatizzazione del diritto alla salute.
martedì 1 agosto 2017
Associazione Vivere in Valdisieve: Considerazioni su SS67
ASSOCIAZIONE "VIVERE IN VALDISIEVE"
L'Associazione Vivere in Valdisieve, si è sempre schierata in tutti questi anni per trovare una soluzione alternativa alla realizzazione della Variante alla SS 67 tra Stentatoio e Dicomano, di circa 13 km., che alla fine pare essersi ridotta al solo Bypass di Rufina di circa 3 km. (nonostante fosse stata inserita negli allegati delle Opere di Preminente Interesse Nazionale – della Legge Quadro).
Nel novembre del 2015 abbiamo promosso un convegno a Pontassieve dal titolo "CON IL TRENO SI PUÒ", per ribadire che parte del traffico circolante sulla SS67, prevalentemente pendolare, potrebbe essere dirottato sui treni se questi fossero più efficienti e meno costosi. Abbiamo constatato che eventuali picchi di traffico su Rufina esistono esclusivamente nelle ore di punta di entrata e uscita da scuola e dal lavoro, sia all'interno del comune stesso che verso Pontassieve o Firenze, che nel senso opposto verso Borgo San Lorenzo.
Nelle altre ore del giorno la circolazione è ridotta, e quasi si annulla nelle ore dopo le 19.00 e per tutta la notte fino alle 6/7 di mattina.
Nel Convegno, al quale hanno partecipato Architetti dell'Università di FI, Ingegneri Ferroviari, Geologi, Legambiente, Sindaci della Val Di Sieve e del Mugello, sono emerse le ineludibili ragioni per una inversione di strategia sulla mobilità in difesa dei gravi effetti climatici causati anche dalle emissioni di gas di scarico dovuti agli idrocarburi, quindi in difesa del clima, del suolo, del paesaggio e per uno sviluppo economico sostenibile.
Certamente ora sulla SS67 passano, sporadicamente, camion anche di grandi dimensioni; assistiamo anche a casi di guida con velocità eccessiva, specialmente nel tratto rettilineo di Rufina, dove, molti sorpassano a grande velocità anche in prossimità dei vari passaggi pedonali e di fronte alle scuole. Oltre a ciò, il traffico viene rallentato per gli autoveicoli in sosta vietata su entrambi i lati della strada, nonostante la zona sia ricca di parcheggi a pagamento, liberi o con 15 minuti di sosta gratis. Basterebbe fare qualche passo in più.
Facciamo notare che nel centro di Rufina non esiste neanche un solo semaforo a chiamata (sicuro per i pedoni). Le visuali tal volta sono compromesse sia dai veicoli in sosta vietata (anche vicino alle strisce pedonali), sia da piante a ridosso di incroci (si veda quelle ricresciute nello svincolo davanti al mobilificio Bigozzi), sia dalla poca illuminazione (come per esempio davanti alla Farmacia sulla SS67). La pericolosità deriva anche dal poco senso civico dei guidatori. Questi comportamenti scorretti si verificano anche nell'altra strada principale di Rufina di Via XXV Aprile, dove avvengono pericolosi sorpassi, dove vi sono veicoli parcheggiati in divieto di sosta, contribuendo così ad ostacolare la visuale a chi fa manovra, soprattutto in prossimità dei passaggi pedonali. Con il rischio, prima o poi, di investire qualcuno che si reca o esce dai vari esercizi commerciali e di servizio che vi sono in quella zona.
Per risolvere tutti questi problemi basterebbe più attenzione, meno velocità (istituire zone 30-40 km/h?), o piccole modifiche alla mobilità come per esempio indurre il traffico proveniente da Montebonello in Via Bonanni, in modo da non farlo andare in Via Roma, quest'ultima con un senso unico verso Montebonello. Qualche anno fa ci fu una sperimentazione che non ha prodotto modifiche perché si è tenuto conto solo delle lamentele della popolazione contraria al cambiamento. Non è stato considerato che, piano piano, i cittadini si sarebbero abituati a fare qualche metro in più per risolvere alcuni problemi. Come è avvenuto nella vicina Montebonello dove le strade principali sono diventate a senso unico e gli abitanti, velocemente, si sono abituati. Anche a Rufina nella zona sud, vi sono tutte strade a senso unico (sarebbe da replicare anche nella zona Nord). Basta abituarci e spiegare alle persone che ne va del loro benessere e sicurezza.
Abbiamo richiesto con una petizione che venisse prolungata la Pista ciclabile da Contea a Londa. Stiamo collaborando con Pontassieve, Fiesole e Bagno a Ripoli, al progetto "AD ARNUM ADvanced Accessibility to the River and New Urban Mobility" per la realizzazione di una ciclovia da Rignano alle porte di Firenze, con diverse passerelle per unire le due sponde. Una specifica proposta dell'Associazione è stata quella di predisporre la futura ciclovia (che passerà in zona di Viale Diaz a Pontassieve) al proseguimento sul fiume Sieve verso la Valdisieve (Rufina) per dare la possibilità di diminuire ulteriormente il traffico su gomma. Queste buone regole avvengono in tutti paesi in cui i km. di strade ciclopedonali sono alla lunga superiori ai nostri. Il progetto è infatti un bando Europeo per reperire parte del finanziamento dell'opera (come è avvenuto per il finanziamento della pista ciclopedonale di Dicomano).
Non vogliamo uno sviluppo basato su camion che transitano per portare chissà quali prodotti, o di passaggio per evitare le autostrade che collegano il Mugello con Firenze e col Valdarno. La Val di Sieve ha pregi naturali, culturali, storici, archeologici, aziende agricole, agriturismi.
Vogliamo restituire importanza a chi ha investito in attività locali. Siamo sicuri che queste attività non soffrano con il "Bypass"? La Val di Sieve è bella così com'è. Non servono gallerie, ponti e viadotti che in questa Val di Sieve non creano bellezza. Una spesa enorme. Un chilometro di strada del Bypass costerebbe circa 21 milioni di euro. Il finanziamento di oltre 75 milioni di euro (solo per il Bypass, ma di oltre 240, sulla carta, fino a Dicomano), dovrebbe essere usato su interventi semplici e sostenibili, con tempi di realizzazione più veloci, quali: piste ciclabili, ammodernamento del servizio ferroviario con corse più frequenti, adeguamento della carreggiata della strada esistente (dove ci sono campi limitrofi), interrompere i lunghi rettilinei con rotatorie anche piccole (ce ne sono da tutte le parti oramai, anche a Rufina), una rotatoria in zona Bigozzi (che poteva e doveva esser fatta già 15 anni fa).
Questo anche in funzione turistica visto che Firenze sta soffocando di visitatori che potrebbero essere dirottati nella zona metropolitana e promuovere così uno sviluppo economico sano e duraturo. A questo proposito ribadiamo una delle soluzioni emerse nel convegno "CON IL TRENO SI PUÒ" di utilizzare l'infrastruttura già esistente "Anello ferroviario FI-Valdisieve- Borgo S:Lorenzo -Mugello-FI" come una vera e propria metro di superficie. Altro ancora potrebbe essere fatto senza distruggere il territorio, né di Rufina né di Pontassieve.
La foto è una delle tante che è possibile scattare a qualsiasi ora su Viale Duca della Vittoria (notare auto in sosta vietata).
Altro materiale sul blog dell'Associazione "Vivere in Valdisieve"
Lettere mandate anche al Prefetto nel 2011 e 2014.
Le Osservazioni al Progetto terminate con la richiesta di VIA e le altre tante attività.
Associazione "Vivere in Valdisieve"
tel. 055/240338 - cell: 3392986542 - e-mail: vivereinvaldisieve@libero.it - robertavigna@alice.it
Sede legale c/c Avv. Duccio Sebastiani, Viale E.Torricelli,15 – 50125 Firenze – CF: 94178730840
Pagina Facecbook: https://www.facebook.com/ vivereinvaldisieve1?ref= bookmarks Twitter: http://twitter.com/#!/ ViValdisieve
volantino distribuito ieri sera ad una assemblea sulla SS 67 a Rufina,
da parte dell'Associazione "Vivere in Valdisieve"
Postato da Associazione "Vivere in Valdisieve" su Associazione "Vivere in Valdisieve" il 7/18/2017 06:22:00 PM
Iscriviti a:
Post (Atom)