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martedì 16 febbraio 2016

TROPPO TARDI CGIL AIRPORT CITY SI AVVICINA

                                                                                                                                                               
CITTADINI AREA FIORENTINA
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TROPPO TARDI CGIL,
'AIRPORT CITY' SI AVVICINA
 
 
Al centro della Piana tra Castello e Sesto F. no il nuovo aeroporto 'Vespucci'  (Master plan di AdF)  che risponde agli standard IATA A per 4,5 Mln di passeggeri /anno
 
Malgrado la buona volontà dimostrata dalla CGIL che martedì 9 febbraio ha promosso un seminario sul futuro dell'Aeroporto di Firenze, e malgrado il buon livello delle relazioni, l' opposizione dichiarata di questo sindacato al Master plan di A.d.F. non convince del tutto.
 
Prima di tutto perché la presa di posizione arriva con troppo ritardo rispetto a precedenti confronti. Non ricordiamo che l'unanime rigetto della nuova pista espresso ad esempio nella due giorni sulla Variante al PIT organizzata al Polo scientifico di Sesto F.no nel dicembre del 2012 dal Garante per la comunicazione della Regione, come in numerose altre occasioni, trovasse ascolto tra le rappresentanze sindacali.
 
In secondo luogo perché a dispetto della chiara opposizione a quest'opera da parte di un segretario nazionale come Nicola Nicolosi (corrente Landini), che ha inquadrato la vicenda nella generale deregulation aeroportuale italiana, Paola Galgani, neosegretaria fiorentina della CGIL ha decisamente ripiegato su una rassicurante concertazione, richiamandosi al rispetto delle regole e della sicurezza, e soprattutto dei posti di lavoro (con un inopportuno riferimento alla vicenda Laika di S. Casciano) senza cogliere la dimensione aberrante della crisi ecologica e 'antropologica' della Piana, schiacciata dalla previsione di un aeroporto di 5 Mln di pax/a entro il 2029.
 
Naturalmente anche in questo caso i proponenti di quello sciagurato progetto – AdF, vertici regionali ed ENAC - si sono ben guardati dal presentarsi in Borgo dei Greci.
Tra i Sindaci presente solo quello di Calenzano. Assente benché invitato il Magnifico Rettore, sostituito da docenti del Polo scientifico di Sesto.
 
Per il resto poche le novità rispetto a quanto già si sapeva sull'assoluta insostenibilità del nuovo 'Vespucci' e sull'imponente quantità di documenti (ridondanti e infarciti di refusi) sotto cui AdF vorrebbe seppellire ogni seria procedura di VIA presso il Ministero dell'Ambiente, respingendo le numerose osservazioni, anzi proponendosi, di concerto con una parte del potere politico regionale e nazionale, di smontare e schivare qualsiasi parere tecnico su quello che Fabio Zita, ex responsabile dell'Ufficio VIA della Regione Toscana, ha definito 'il peggior progetto mai visto in 35 anni di servizio'.
 
Quanto ai vertici regionali di questa nuova legislatura essi hanno abbandonato ogni residuo scrupolo ambientalista: insieme al Parco della Piana anche la famosa pista di 2000 m. è da tempo scomparsa dall'orizzonte della discussione politica.
 
Intanto rispunta, anche da parte di ambienti universitari, la proposta 'accademica' di un allungamento della pista attuale in direzione sud ovest, proposta insostenibile sia perché l'autostrada A11 non si può interrare, sia perché la pista finirebbe addosso alla città, anzi ad un centro storico minore come quello di Quaracchi.
 
Dopo la fallita introduzione dell'emendamento taglia VIA in Commissione Bilancio della Camera da parte di due parlamentari della maggioranza, (vedi notiziario del 16 dicembre 2015) tarda il parere del Nucleo VIA del Ministero dell'Ambiente per la cui risposta sarebbero scaduti i termini.
Auspicando che il Ministero dell'Ambiente dia parere negativo nella procedura di VIA sul Master plan di AdF, avanziamo tre modeste proposte:
 
·        'Toscana Aeroporti' specializzi sempre più il 'Vespucci' di Firenze come 'city airport', analogamente a numerosi altri esempi europei
·        la stessa società – chiesto il potenziamento dei collegamenti ferroviari con Firenze e assicurati i posti di lavoro – qualifichi sempre più il 'Galilei' di Pisa  come vero scalo intercontinentale
·        si istituisca, come già previsto, l'Osservatorio per l'applicazione del PIT e l'avvio del Parco agricolo della Piana, adottando politiche legate alla difesa dell'ambiente e alla promozione della ricerca scientifica

giovedì 11 febbraio 2016

VIALE TALENTI: SI INTERROMPE LA TRAMVIA




                                                                                                                                                 
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VIALE TALENTI: CEDE NUOVAMENTE IL SOTTOVIA, SI interrompe LA TRAMVIA
criticità per i collegamenti viari della zona
A 6 anni dall' inaugurazione della Linea 1 della Tramvia un nuovo grave problema riguarda questo nodo viario per l'ingresso da sud-ovest alla città.
Il problema era già emerso chiaramente proprio due anni fa. In occasione del cedimento del muro di contenimento nord all'imboccatura del sottopasso, come Comitato dei cittadini, sia negli incontri ufficiali avvenuti nelle commissioni del Quartiere 4, sia in un nostro notiziario del 20 gennaio 2014 (si veda nell'archivio Notiziari del blog) avevamo denunciato come anche l'altro lato, quello a fianco dei binari della tramvia, si fosse mosso e fosse interessato da lesioni passanti per tutta la sua altezza.  
Dalla stampa dei giorni scorsi (due articoli di Repubblica sabato 6 e domenica 7 febbraio) abbiamo appreso che da allora, per questo lato del sottopasso, non è stato fatto nulla, e che solo la lettera della Gest S.p.A (società che si occupa della costruzione e della gestione delle linee tranviarie) scritta evidentemente per tutelarsi da eventuali danni, ripropone drammaticamente il problema.
Ricordiamo brevemente che il sottopasso sotterraneo che collega viale Talenti a viale Etruria è stato costruito nel 1973 e che i nuovi interventi per i lavori della tramvia sono successivi al dicembre 2004, data della posa della prima pietra del ponte sull'Arno, mentre l'interruzione della corsia nord, con successiva messa in sicurezza provvisoria, risale al dicembre 2013.
Le dichiarazioni dell'amministratore delegato della Gest Jean Luc Laugaa riferiscono fatti, non verificati dai giornalisti, che vogliono indurre a due conclusioni:
a.     La vetustà dei muri ha provocato il cedimento. Nell'articolo di sabato viene riportata questa affermazione dell' A.D. "Quella parete è vecchissima" come se si trattasse non di una tecnica costruttiva (il c.a.) inaugurata da un secolo, ma addirittura di un manufatto di archeologia. Ciò, secondo noi, per ricondurre il tutto in un'area temporale per la quale decadrebbero in prescrizione eventuali responsabilità penali e civili. 
b.    Non esistono possibili cause più recenti e non c'è necessità di indagarle. Se i muri dell'originario sottopasso hanno retto senza problemi per oltre 30 anni, e i cedimenti si sono manifestati solo dopo la realizzazione delle importanti modifiche effettuate recentemente per la realizzazione della Tramvia, fra le ipotesi da considerare per capire le cause dei cedimenti c'è sicuramente quella degli ultimi lavori realizzati e dei quali sicuramente l'amministrazione comunale dovrebbe possedere la documentazione.

Poiché questo quadro e queste considerazioni le avevamo già formulate due anni fa in occasione del primo cedimento, senza ricevere risposta alcuna. per quanto sopra detto, riaffermiamo quanto segue:

1.    Non possiamo assolutamente accettare la proposta avanzata nella sua lettera dall'A.D. di Gest ("Prima di litigare sui soldi facciamo quello che deve essere fatto. Perché la prima cosa è rifare il sottopassaggio") perché i soldi a cui si allude sono nostri e non certo di Gest. La società infatti non si riferisce alla spesa del rifacimento del sottopasso, che come risulta già dagli impegni di spesa è a carico dell'amministrazione comunale, ma ai mancati introiti derivanti dalla chiusura di questo tratto della tramvia e dai costi maggiori per il servizio alternativo di navette per la fase dei lavori che in modo estremamente ottimistico si prevede di due mesi. 
2.    I lavori previsti per il rifacimento del sottopasso ammontano ad una spesa di 800.000 euro a cui vanno aggiunti quelli già spesi due anni fa per la sicurezza del muro lato nord e quelli già stanziati per il suo rifacimento.  Poiché la spesa di denaro pubblico per la realizzazione della linea 1 della tramvia ha portato quasi alla triplicazione del costo iniziale grazie ad oltre quaranta varianti in corso d'opera, e senza che molte opere accessorie siano state realizzate (si pensi solo alla vergognosa mancata sistemazione del tratto fra P.za V. Veneto e P.za P. Uccello) chiediamo con forza che prima di passare alla fase attuativa dei lavori che Gest ritiene urgente fare, il Sindaco debba rispondere a queste domande:
a.     Sulla base della documentazione di progetto per la realizzazione del Sottopasso della linea 1: chi ha  autorizzato e periziato la fattibilità della soluzione poi realizzata di sotto attraversamento della linea 1 della tramvia nello snodo V.le Talenti?
b.     Chi ha verificato che le opere di così rilevante modificazione e manomissione del sottopasso esistente siano state eseguite a regola d'arte?
c.      Perché nel corso di quei lavori non si è accertato l'ammaloramento dei muri di contenimento e non si sono fatte tutte le indagini indispensabili e di legge di tipo idrogeologico per capire la fattibilità della nuova soluzione?
d.     Se invece si è in quell'occasione accertato (e si dica con quale atto) l'ammaloramento dei muri perché non si è fatto allora un intervento che doveva precedere l'altro e che, se fatto allora, avrebbe prodotto minori impegni di spesa e minori disagi per la popolazione?
e.      Chi ha sottoscritto il collaudo dell'infrastruttura e ne ha attestato le condizioni statiche e di durabilità?
f.       Perché ancora oggi malgrado la nostra denuncia di due anni fa non si è nominata una commissione di periti qualificati e terzi che valutassero la possibile relazione fra lavori effettuati dal soggetto appaltatore della linea 1 e i recenti cedimenti del sottopasso?

In attesa di risposta diffidiamo, chiedendo appoggio da tutti i cittadini di buona volontà e dalle associazioni che hanno a cuore la nostra città, l'Amministrazione Comunale a mettere in atto qualsiasi intervento esecutivo in merito al sottopasso e la invitiamo a interrompere una volta per tutte la pratica della "navigazione a vista" che ormai da qualche decennio ha preso il posto di una prassi basata sulla cultura e sulla pratica del progetto.


sabato 6 febbraio 2016

UNGULATI: Comunicato del CAART, LAV e RESTIAMO ANIMALI


REGIONE TOSCANA APPROVA LA LEGGE REMASCHI, "AMMAZZA CINGHIALI" - GLI ARMIERI APPLAUDONO - LA REGIONE SI CONFERMA TRA LE PIU' SANGUINARIE, IN SPREGIO ALL'INTERESSE  GENERALE

La legge Remaschi - ovvero la legge obiettivo per il contenimento dell'asserita emergenza ungulati, come cinghiali e caprioli - con l'estensione della caccia in ogni stagione per 3 anni, porterà senz'altro nuovo impulso a una delle industrie più fiorenti del nostro paese, quella degli armieri. Secondi solo agli USA, gli armieri italiani producono all'80% armi da caccia e devono affrontare un problema: il calo numerico dei cacciatori che sarà evidentemente rimpiazzato dall'invenzione della filiera alimentare selvatica, tenuta a battesimo all'Expo.
I siti e i giornali dedicati alla caccia e alle armi  dedicano ampio spazio ai progetti di filiera sostenuti da associazioni come Cncn - Comitato Nazionale Caccia e Natura, emanazione di aziende produttrici di armi, munizioni e accessori per la caccia - con ampio ricorso a concetti come sostenibilità, qualità, ambiente, con l'evidente obiettivo di legittimare e stabilizzare la pratica venatoria permanente ed al di là dei limiti previsti, e magari conquistare nuovi adepti.
La Regione Toscana con la legge "ammazza-cinghiali" sembra raccogliere queste suggestioni, trasformando i suoi boschi in una sorta di allevamento di ungulati a cielo aperto, con ampia libertà di sparo, al prezzo di una strisciante militarizzazione del territorio.
E' una deregulation che riduce  gli animali selvatici a semplici oggetti, da destinare al divertimento dei cacciatori e al mercato con evidenti ripercussioni in materia di sicurezza pubblica per quei cittadini che, in particolare in primavera ed estate, vorranno usufruire dei boschi e si esporranno ai rischi connessi alla presenza di migliaia di cacciatori, la cui età media è superiore ai 70 anni, armati di fucili da guerra ed archi. 
La creazione di una filiera alimentare della carne, prevista dalla legge regionale, trasforma gli animali da patrimonio indisponibile dello stato in merce, senza alcuna considerazione per la dignità della vita selvatica.
La Regione Toscana era davanti a un bivio: poteva considerare gli animali selvatici, la loro vita, come un beneficio per tutti, un bene comune da tutelare; ha preferito scegliere la strada opposta, con cinghiali e caprioli considerati come vite in eccesso da decimare e trasformare in cibo.
La Regione ha rinunciato a farsi portatrice di soluzioni nuove, progetti-pilota non cruenti, abbracciando una logica arretrata e fallimentare. A vantaggio di chi o di cosa? Certo non dell'interesse generale.
La Regione sta assumendo posizioni di retroguardia, anacronistiche. La caccia è sempre una dichiarazione di guerra agli animali e alla natura. Il futuro è nella convivenza pacifica fra le specie; non abbiamo bisogno di fucili e logiche di guerra, ma di una dichiarazione di pace agli animali selvatici e all'ambiente che li circonda.

CAART ­ COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI ANIMALISTE REGIONE TOSCANA

LAV – LEGA ANTI VIVISEZIONE


RESTIAMO ANIMALI


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Postato da Blogger su Associazione "Vivere in Valdisieve" il 2/03/2016 05:21:00 PM

NOTA a cura di Vincenzo Migaleddu, referente ISDE Sardegna, sul DPCM (attuativo dell'art. 35 del Decreto Legge n. 133/2014) presentato dal Governo nella conferenza Stato regione del 20-01-2016


In relazione al DPCM (attuativo dell'art. 35 del decreto legge n. 133/2014) presentato dal governo Renzi nella  conferenza Stato Regione  del 20 gennaio  2016, ISDE Italia intende ribadire la propria ferma contrarietà all'ampliamento della pratica dell'incenerimento dei rifiuti, quale emerge dal Decreto, ricordando che la posizione dell'Associazione è già stata compiutamente espressa in un proprio  Position Paper.

In particolare si sottolinea che nel DPCM :
·          nonostante il fatto che in molte regioni sia in diminuzione  la quantità dei rifiuti prodotta  e sia in aumento la raccolta differenziata la bozza del DPCM  continua a puntare sugli inceneritori che da "industrie insalubri di 1° classe" vengono definiti "infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell'ambiente ".
·          la Direttiva 2008/98/CE, del 2008 (recepita con il D.LGS 205/2010 )  riporta chiaramente la gerarchia nello smaltimento dei rifiuti e definisce il recupero della materia attraverso il riciclo come la forma più efficiente di recupero energetico e ciò nel rispetto dell'ambiente e della salute delle persone.
·       l'attuale sistema di incenerimento contribuisce solo per 1,4% alla produzione di energia elettrica che risulta  è quindi del tutto marginale. Gli inceneritori sono impianti complessi e costosi, che una volta costruiti necessitano per decine di anni di un flusso costante di rifiuti per ammortizzarne il costo e che godono di forme di incentivazione a carico degli stessi cittadini che poi ne subiscono le nefaste conseguenze sia per la propria salute che per il territorio di vita.
·        Rispetto alla bozza dell'Agosto 2014 si registra una riduzione da 12 a 9 impianti ed in tre regioni del Nord non vi saranno nuovi inceneritori (Piemonte, Veneto e Liguria),  ma sono penalizzate le regioni Sud  e le isole  dove dovrebbero essere  localizzati 8 dei nuovi impianti. In Sardegna, oltre al potenziamento dei due inceneritori esistenti – già in carenza di rifiuti per l'elevata racconta differenziata raggiunta nell'isola- se ne prevede uno nuovo e, nonostante il richiamo normativo al principio di prossimità ( il rifiuto va gestito dove è stato prodotto) si superano i vincoli territoriali e si prospetta un ulteriore aggravio del traffico pesante per il  "pendolarismo" dei materiali destinati ad incenerimento.
·        Si  continua ad equiparare  il rifiuto urbano indifferenziato (senza pre trattamento)  al secco risultante dai trattamenti di stabilizzazione  imposti  dalla Normativa Comunitaria e da eseguirsi prima di qualsiasi forma di smaltimento. Gli interessi delle lobby degli  inceneritoristi  sono in antitesi  con la raccolta differenziata, il riciclo ed  i trattamenti di stabilizzazione, in contrasto quindi con la Direttiva 2008/98/CE.  
·        Dal punto di vista sanitario, l'incenerimento è senza dubbio il peggior modo di trattare i rifiuti, perché ne riduce solo il volume. Per di più, questa pratica da un solo tipo di scarto ne genera tre (aeriformi, liquidi, solidi), ciascuno dei quali contenente sostanze tossiche, mutagene e cancerogene. A loro volta, le frazioni liquide e solide devono essere smaltite, mentre quella aeriforme viene direttamente smaltita nell'atmosfera, che viene così trasformata in una sorta di discarica per rifiuti speciali pericolosi.
ISDE Italia auspica che i Governatori  delle Regioni sappiano,  da un lato,  andare oltre le dichiarazioni di principio attuando concretamente nei territori di competenza una corretta gestione  dei rifiuti e dall'altro siano in grado di  richiamare con fermezza  il governo centrale al rispetto delle normative UE specialmente quando queste vanno nella direzione della difesa degli interessi collettivi in materia ambientale e sanitaria.    


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Postato da Associazione "Vivere in Valdisieve" su Associazione "Vivere in Valdisieve" il 2/05/2016 04:57:00 PM

SS67: BYAPSS DI RUFINA O VARIANTE ....... CHE DIR SI VOGLIA.

Riceviamo da un cittadino di Londa una lettera indirizzata al Sindaco di Rufina sul tema degli incidenti nel centro dell'abitato che riportano poi inevitabilmente al tema del Bypass di Rufina (cioè quella che viene comunemente chiamata Variante di Rufina).
Pubblichiamo in calce il testo integrale avendone chiesto l'autorizzazione al diretto interessato, che ringraziamo. 

" S. SBOLGI 
.......................
          
              Egregio Sig. Sindaco di Rufina, leggo nella cronaca del giornale "LA NAZIONE" del 4/12    
  u.s., il suo intervento a seguito dell'incidente stradale avvenuto nel suo Comune  che ha coinvolto una signora 75 enne, con conseguenze, purtroppo gravi. Episodi come questi portano a necessarie riflessioni sul da farsi per evitare che si ripetano, sia a lei che ne ha il compito istituzionale e sia a chi, come me, come utente della strada in generale ma più spesso come pendolare deve tenere conto di ogni probabilità di coinvolgimento.
             A proposito di probabilità, sono assolutamente dissenziente sulla superata e improponibile soluzione che lei suggerisce, cioè una nuova strada alternativa veloce e quindi più pericolosa e costosa rispetto ad altre soluzioni più moderne come lo sviluppo di linee ferroviarie, peraltro già esistenti, ecologicamente sostenibili ed in linea con i nuovi indirizzi di mobilità sicura.
             Lei non è stato, presente, al contrario di altri Sindaci della Valdisieve e del Mugello, al convegno "CON IL TRENO SI PU0'..." che si è tenuto a Pontassieve il 14 novembre u.s. Lì ho appreso, tra l'altro, che il maggior numero di incidenti gravi avviene proprio nelle strade a scorrimento veloce, proprio come quelle che Lei richiede per la Valdisieve. Il rapporto di mortalità per incidenti avvenuti su questa tipologia di strade è del 4,6%, mentre in quelle urbane è dell'1%. Nel 93% degli incidenti in generale la causa va ricercata nel comportamento scorretto del conducente, 10,8% mancata precedenza, 9,9% guida distratta e 5,1% per la velocità. I veicoli più coinvolti negli incidenti stradali sono le auto, 65,4% che causano il 46,4% dei morti. Per quanto riguarda il numero dei morti in rapporto ai veicoli utilizzati e coinvolti, la bicicletta è in testa con il 2% seguita dai motocicli con l'1,5%. I ciclisti, così come i pedoni, non a caso vengono definiti utenti deboli. Il 46% dei morti in bicicletta avviene in strade extraurbane.
               Sempre al convegno ho appreso che in Valdisieve il 50% della popolazione, vecchi e bambini compresi, è pendolare come me e che a causa del pessimo servizio offertoci dai mezzi pubblici il 58% di noi è costretto ad usare la macchina per spostarsi. In treno, invece, si sposta solo il 24% e in autobus ancora meno il 12,2%.  La mancanza quasi totale di piste ciclabili fa sì che l'uso della bicicletta sia a livelli ridicoli, 1,4%.
                La scarsa offerta di mezzi pubblici impone alle famiglie di dotarsi di mezzi privati a motore con rapporto di quasi uno a uno. Nel mio caso siamo 3 persone adulte con orari di lavoro e di studio diversi e abbiamo dovuto acquistare 3 macchine, con un costo per la nostra economia familiare altissimo. Risulta evidente, considerando i dati e la loro logica conseguenza che il suo piano equivale a uno spostamento del problema di qualche centinaio di metri rispetto al suo comune, anzi scaricandolo su un altro comune, in questo caso Pontassieve, senza dargli una soluzione.
                Esiste, per nostra fortuna, una infrastruttura ferroviaria da ammodernare elettrificandola e raddoppiandola dove possibile, come hanno evidenziato i tecnici del settore che sono intervenuti al convegno, e allora perchè non pensare a un servizio metropolitano che renda attraente l'uso del treno spostando un sempre maggior numero di pendolari dalla strada asfaltata alla strada ferrata, così come si sta facendo in tutto il mondo, Firenze compresa?
                Sono convinto che la ineludibile necessità di cambiamento delle nostre abitudini in favore di una sempre maggiore attenzione all'ambiente deve far riflettere sulla necessità di ridurre l'uso dei veicoli a motore su gomma. Ognuno, nelle sue possibilità e responsabilità verso le future generazioni deve fare la sua parte, chi con rinunce e riconversioni culturali e chi con dovuti e responsabili atti di governo.
                 Confido in una Sua riflessione e un maggiore coinvolgimento di esperti che potrebbero suggerire anche soluzioni meno impattanti e costose, ma mettendo comunque al primo posto il miglioramento del patrimonio esistente.
                  Ringrazio per la sua attenzione e saluto cordialmente.
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Ci associamo come "Vivere in Valdisieve" alle riflessioni di cui sopra.
Per informazione, vogliamo anche ricordare il costo di questo eventuale Bypass della lunghezza di soli 3,5 km. rispetto ai circa 13 km. del progetto intero che va da Stentatoio a Dicomano:
--> si parla di 70/80 milioni di Euro (sui 240 milioni di euro per l'intero tracciato), che serviranno per diverse strutture pesanti e pericolose per natura idrogeologica e paesaggistica che sono: 
-2 ponti sul fiume Sieve (a monte e a valle della frazione del comune di Pontassieve, Montebonello); 
-1 viadotto di 300 m.; 
-1 galleria di quasi 1 km. definita "artificiale" in quanto dovrebbe essere scavata dalla superficie; 
-1 viadotto della linea ferroviaria in loc. Scopeti per riallacciarsi all'attuale rondò; 
-oltre ad eventuali altri rondò o incroci di altro tipo.

sviluppo Bypass-in giallo tratto galleria













   


Riteniamo che questa somma ingente dovrebbe semmai essere dirottata sul miglioramento della mobilità su ferro, per uno sviluppo sostenibile che vada incontro a tutti i cittadini della Valdisieve, Mugello, Faentina, in modo da risolvere il più possibile i loro diversi motivi di spostamento, e per adeguare, dove possibile, l'attuale tracciato cercando di migliorare alcuni punti critici, senza tuttavia sconvolgere ulteriormente il territorio e il paesaggio.

Sarebbe importante anche, prima di ogni altra cosa, chiedere uno studio ad hoc ad un urbanista affinché elabori un progetto che indichi le criticità e le migliorie da apportare (modificando la viabilità, mettendo alcuni semafori, facendo un illuminazione migliore, facendo ridurre la velocità nel centro abitato ecc).
(per approfondire vedi nota 1)
In particolare, anche per la sicurezza delle persone, riteniamo indispensabili le seguenti cose:
  • posizionare alcuni semafori (soprattutto nei punti più sensibili, in corrispondenza con le scuole e nel centro abitato dove sono situati diversi servizi),
  • migliorare e mantenere in buono stato l'illuminazione pubblica (soprattutto dove ci sono i passaggi pedonali)
  • ridurre la velocità nel centro abitato
  • far rispettare il divieto di sosta lungo Viale Duca della Vittoria che, oltre ad essere pericoloso perché spesso copre la visuale proprio nelle vicinanze dei passaggi pedonali, impedisce o peggiora lo scorrimento del traffico nei due sensi di marcia (ci sono lungo la strada diversi parcheggi in cui poter sostare comodamente, sia a pagamento che liberi).
Nell'ottica di verificare l'eventuale numero di veicoli che potrebbero utilizzare il Bypass, rispetto ai costi enormi che avrebbe, vanno considerati anche i dati che ci fornisce ANAS per la Loc. Scopeti negli anni 2013 e 2014 (quest'ultimo anche se non è sui 365 giorni, rispecchia comunque il precedente). Da questi si evince che la media giornaliera sulle 24 ore (nei due sensi di marcia) rimane intorno ai circa 7.500 veicoli (tra leggeri e pesanti, tra cui una cinquantina di autobus di linea). Essendo un traffico quasi esclusivamente di tipo LOCALE (confermato dalle ore/giorni di punta rilevati nei grafici sotto), andrebbe capito quanti mezzi userebbero il Bypass senza fermarsi a Rufina (ovviamente avendo a disposizione i dati sul traffico anche a valle di Rufina!). Secondo noi i costi sono assai ingenti rispetto ai benefici.
2013
2014
Su questi temi, Sabato 14 novembre 2015, a Pontassieve, "Vivere in Valdisieve" ha promosso e collaborato con AMT - Associazione per gli studi sulla mobilità in Toscana, Legambiente, Università di Firenze – Unità di ricerca "Sostenibilità urbano progetti e ricerche" (Dipartimento di Architettura) ad un convegno dal titolo: "CON IL TRENO SI PUO" .
I relatori hanno contribuito a far luce sul territorio, sulla morfologia, sulle problematiche idrogeologiche, sui servizi, sulle varie tipologie di mezzi e infrastrutture sul ferro e gli impegni e prospettive per il rilancio dei servizi ferroviari.
I Sindaci della Valdisieve, Mugello, Faentina sono stati invitati a portare il loro prezioso contributo.
(per approfondire vedi i lavori presentati al convegno in nota 2)

Lo sviluppo della Valdisieve NON si ottiene incentivando il traffico, MA tutelando le persone che qui vivono e le attività che qui si sviluppano anche grazie alle risorse pregiate di questo territorio. Questa "Politica" la chiamiamo progresso tecnologico in una visione futura e moderna per la Città Metropolitana, "Politica" di tutela e salvaguardia del territorio tutto, che include cittadini, lavoro, cultura, turismo.
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nota 1- 
Richiesta Semafori 2014  (risposta Sindaco Rufina)

nota 2-
Relatori:
Contributo di Giovanni Mantovani (AMT)                         (Video - integrazione
Tommaso Triberti - Sindaco di Marradi                             (parte 1 - parte 2)
Contributo di Alessandro Fantechi (AMT)                         (parte 1parte 2)
Massimiliano Pescini – Delegato alla mobilità Città metropolitana  (video)

Altri interventi:
Manni Alessandro Sindaco San Godenzo
Ignesti Federico Sindaco Scarperia/San Piero
Passiatore Stefano Sindaco Dicomano
Monica Marini Sindaco Pontassieve (parziale)


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Postato da Associazione "Vivere in Valdisieve" su Associazione "Vivere in Valdisieve" il 2/04/2016 04:22:00 PM