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mercoledì 30 settembre 2015

Corruzione, arrestati i vertici di Anas Toscana e un imprenditore

74 perquisizioni in tutta Italia, 24 indagati. Al setaccio dei magistrati della Procura di Firenze appalti per opere stradali. Il procuratore: "Mazzette del 5 per cento dell'importo dei lavori". E "sfruttavano le emergenze"

Corruzione, arrestati i vertici di Anas Toscana e un imprenditore
Ing. Antonio Mazzeo, uno degli arrestati
Quattro persone arrestate nell'inchiesta della procura di Firenze sui vertici dell'Anas Toscana. Sono invece 24 gli indagati: si tratta di pubblici ufficiali dell'Anas, di imprenditori e professionisti. Sono finiti da questa mattina ai domiciliari il capo compartimento del settore viabilità di Anas Toscana  Antonio Mazzeo, il direttore amministrativo Roberto Troccoli, il funzionario Nicola Cenci, l'imprenditore Francesco Mele. I magistrati ipotizzano il reato di corruzione riguardo appalti per opere stradali. L'indagine è condotta da polizia stradale della Toscana e Corpo forestale, sezione di pg della procura di Firenze. Sono 74 le perquisizioni scattate in tutta Italia.

Il procuratore Giuseppe Creazzo ha parlato di un "collaudato sistema di corruzione", di un "sistema che ha comportato danni per la collettività per molte decine di migliaia di euro. Venivano date mazzette corrispondenti al 5% dell'importo dei lavori, cioè decine di appalti nella rete stradale della Toscana".


L'assegnazione degli appalti dell'Anas Toscana finiti nel mirino della procura di Firenze avveniva "sfruttando, nella maggior parte dei casi, lo stato di emergenza e di necessità causato da calamità naturali" ha proseguito il procuratore Creazzo.
Gli appalti su cui si indaga sono uno da 200 mila euro, "di somma urgenza", per opere sulla strada Tosco-Romagnola; uno in provincia di Prato, importo del lavoro a base d'asta 3.258.622 euro; e uno in provincia di Massa Carrara, per la manutenzione straordinaria di una strada, importo del lavoro a base d'asta 499.900 euro. Per la  procura, l'imprenditore finito ai domiciliari "agiva, per sua stessa ammissione, fornendo "il pacchetto completo - ha detto Creazzo - Faceva pure i sopralluoghi. Negli uffici dell'Anas era di casa: arrivava a predisporre anche le documentazioni, bando e altro".

fonte articolo:  http://firenze.repubblica.it/cronaca/2015/09/30/news/corruzione_inchiesta_sui_vertici_di_anas_toscana_4_arresti-123975723/
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Bufera sull’Anas Toscana:
arrestati i vertici per corruzione

Nel mirino appalti per opere stradali: 70 perquisizioni. Ai domiciliari il capo Compartimento Antonio Mazzeo, il direttore amministrativo Roberto Troccoli, il funzionario Nicola Cenci e l’imprenditore Francesco Mele

di Simone Innocenti

FIRENZE - Bufera all’Anas Toscana: quattro persone sono state arrestate (ai domiciliari) con l’accusa di corruzione nell’ambito di un’inchiesta della procura di Firenze: si tratta del capo Compartimento Antonio Mazzeo, del direttore amministrativo Roberto Troccoli, del funzionario Nicola Cenci e dell’imprenditore Francesco Mele. Nel procedimento sono state indagate anche altre 24 persone: pubblici ufficiali in servizio all’Anas di Firenze, imprenditori e professionisti di varie società. Il procuratore Giuseppe Creazzo ha parlato di un «collaudato sistema di corruzione», di un «sistema che ha comportato danni per la collettività per molte decine di migliaia di euro. Venivano date mazzette corrispondenti al 5% dell’importo dei lavori, cioè decine di appalti nella rete stradale della Toscana».
Le intercettazioni

«Tutti sono corrotti e corruttibili». È quanto dice al telefono l’imprenditore Francesco Mele, ora ai domiciliari, a un suo interlocutore. L’intercettazione è agli atti dell’inchiesta. Secondo gli investigatori, l’imprenditore corrompeva i responsabili toscani di Anas anche con «costosi pranzi e cene», con biglietti per gare motociclistiche e con l’assunzione della moglie di uno di loro. «Fra pranzi e cene, alberghi, viaggi - dice l’imprenditore al telefono - spenderò un centinaio, 200 mila euro all’anno...» Secondo gli investigatori, l’imprenditore cercava di allargare il suo giro di affari. «La corruzione si allarga», gli dice un interlocutore al telefono, e lui risponde: «L’hai capita». Mele avrebbe avuto mire anche in Albania. «In Albania - gli dice la fidanzata, riportandogli quando raccontatole dalla sorella - si può vedere il primo ministro, però ha detto che ci vuole una bella bustarella» per «questo personaggio che conosce il tipo che prende la bustarella». Gli investigatori annotano poi come, commentando i controlli disposti sugli appalti, Mele dica che «non hanno fatto altro che aumentare i costi di produzione, perché la corruzione è rimasta, anzi è aumentata perché se c’è il controllo del terzo, deve mangia’».

Il procuratore Creazzo: «Un collaudato sistema di corruzione»  (clicca sopra per il video)
Le opere
L’aggiudicazione degli appalti dell’Anas Toscana finiti nel mirino della procura di Firenze avveniva «sfruttando, nella maggior parte dei casi, lo stato di emergenza e di necessità causato da calamità naturali». Lo ha spiegato il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, durante la conferenza stampa. Questi gli appalti su cui si indaga: uno da 200 mila euro, «di somma urgenza», per opere sulla strada Tosco-Romagnola; uno in provincia di Prato, importo del lavoro a base d’asta 3.258.622 euro; uno in provincia di Massa Carrara, per la manutenzione straordinaria di una strada, importo del lavoro a base d’asta 499.900 euro, uno a Pontassieve in località Girone, uno in provincia di Lucca (importo del lavoro 190.000 eruo) e un intervento sull’AutoPalio (raccordo autostradale Firenze-Siena).

«All’Anas era di casa»
Secondo quanto ricostruito dalla procura, l’imprenditore finito ai domiciliari «agiva, per sua stessa ammissione, fornendo il «pacchetto completo - ha detto Creazzo - Faceva pure i sopralluoghi. Negli uffici dell’Anas era di casa: arrivava a predisporre anche le documentazioni, bando e altro».

Settanta perquisizioni
I magistrati ipotizzano il reato di corruzione riguardo appalti per opere stradali. L’indagine è condotta da polizia stradale della Toscana e Corpo forestale, sezione di pg della procura di Firenze. Nell’ambito dell’inchiesta sono state effettuate anche 70 perquisizioni.

 Postato da Associazione "Vivere in Valdisieve" su Associazione "Vivere in Valdisieve" il 9/30/2015 05:19:00 PM



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IRLANDA: rifiutata l'autorizzazione all'inceneritore programmato a Mallusk (vicino Belfast). Il quinto su 6!

Notizia che ci arriva da Enzo Favoino e che riportiamo così come arrivata. Bene sapere che le buone pratiche italiane funzionano da riferimento principale per l'introduzione di strategie alternative.
Ciao a tutti
le belle notizie vanno condivise, anche per l'energia positiva che generano e l'ottimismo che ci danno nel portare avanti le azioni locali.

Negli ultimi mesi, come ZWE - Zero Waste Europe -  abbiamo dato un aiuto consistente agli amici della rete nordirlandese per fermare piani e programmi per alcuni inceneritori.
Dagli amici della rete locale Zero Waste è appena arrivata la notizia che il Ministero ha rifiutato l'autorizzazione all'inceneritore programmato a Mallusk (vicino Belfast, ed inteso a servire quell'area)

Da quanto ci risulta, questo è il quinto progetto fermato in Irlanda del Nord, su 6!

Qualche settimana fa io e Joan Marc Simon (Direttore di ZWE) dopo avere incontrato gli amici Irlandesi a Sofia al meeting di ZWE, abbiamo partecipato ad un convegno tenuto da loro a Derry, e stiamo lavorando in aiuto agli amici locali per fermare anche il sesto progetto, definendo una strategia locale "Zero Waste".
In tale contesto, ancora una volta le buone pratiche italiane funzionano da riferimento principale per l'introduzione di strategie efficace, convenienti, e sostenute dalle comunità locali.

Bene così, avanti così.
Enzo Favoino


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Postato da Associazione "Vivere in Valdisieve" su Associazione "Vivere in Valdisieve" il 9/30/2015 05:30:00 PM



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lunedì 14 settembre 2015

CANTONE RESPINGE IL PASSANTE AV


CITTADINI AREA FIORENTINA
             COMITATI DEI CITTADINI - FIRENZE                   PUBBLICATO SU: http://cittadiniareafiorentina.wordpress.com/
CANTONE RESPINGE
IL PASSANTE AV DI FIRENZE


RAFFAELE CANTONE  PRESIDENTE DELL'AUTORITA NAZIONALE ANTICORRUZIONE

Ai primi di agosto, l'ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) diretta da Raffaele Cantone ha bocciato modalità e circostanze con cui si sono svolti l'affidamento e la conduzione dei lavori per il Passante Ferroviario di Firenze, la nuova Stazione AV e le opere connesse. L'istruttoria partita da una audizione della Associazione Idra si aggiunge all'iter giudiziario in corso dal 2013.

All'Autorità erano anche giunti esposti di rappresentanti di varie associazioni e comitati che sottolineavano le criticità del Passante tra le quali, come nella nostra lettera inviata a luglio, anche quelle di carattere progettuale o relative a irregolarità amministrative.

Le conclusioni di Cantone confermano la fondatezza delle ragioni di chi si oppone a quest' opera: gli enormi ritardi nei lavori, gli aumenti contrattuali dovuti a rinvii e varianti, la mancata approvazione del Piano di Utilizzazione delle Terre di scavo e l'assenza di autorizzazione paesaggistica per il tratto sud del Passante.

Se a ciò si aggiungono le criticità contrattuali dovute al sistema del General Contractor, il contenzioso sulle riserve economiche richieste da quest'ultimo e gli inadeguati controlli sulla sicurezza, nessuno dei problemi sollevati da cittadini, comitati e opinione pubblica in questi anni è stato trascurato dal documento.

Cantone mette sotto osservazione anche la cessione totale da parte di Coopsette delle quote di partecipazione nella società Nodavia a Condotte S.p.A., denunciando altresì il regime tangentizio prodottosi e i pericoli di infiltrazioni mafiose. Perciò raccomanda che l'Ufficio Vigilanza Lavori segua con attenzione i successivi sviluppi dell'opera, la cui regolare ripresa non è affatto scontata.

Nel prendere atto che attualmente sono in corso i lavori per la Stazione AV, la relazione tiene conto solo indirettamente delle critiche agli obbiettivi funzionali e trasportistici del progetto, oggetto anche della nostra lettera.

Quegli obbiettivi, richiamati dalla stessa Autorità citando l'art. 2 del Codice degli Appalti, riguardano l'utilità sociale, l'efficacia e l'economicità delle opere pubbliche e certamente sarebbero meglio perseguiti se si interrompessero i lavori di una Stazione che rischia di restare senza binari.

Ci domandiamo poi se, a 16 anni dall'avvio formale di un'opera concepita nei primi anni Novanta, fonte di ricorrenti illegalità e da più parti contestata, è legittima la vendita "in corsa" delle quote di un appaltatore nel frattempo fallito.

Ci domandiamo anche se, considerato il tempo trascorso, l'opera risponda ancora agli obbiettivi funzionali garantiti dalla Conferenza dei servizi del '99, poi vanificati dalla variante riguardante la stazione AV.

Ricordiamo che essendo l'Autorità Anti Corruzione organo politico-amministrativo nominato dall'attuale Governo, questa bocciatura è un fatto eminentemente politico del quale dovrebbero prendere atto sia la Regione Toscana che il Comune di Firenze, riconsiderando tutta la vicenda, sia riguardo agli appalti, sia riguardo agli obbiettivi promessi sui quali l'Autorità dice di non avere competenza diretta.

Ci auguriamo infine che ci si liberi una volta per tutte della famigerata Legge Obbiettivo (definita criminogena dallo stesso Cantone) come promesso da Del Rio al momento del suo insediamento al Ministero delle Infrastrutture, ritornando alle vie normali in tema di lavori pubblici.

venerdì 11 settembre 2015

I terreni a uso civico sulle Alpi Apuane non sono tutelati dal piano paesaggistico della Toscana.

 L'azione legale per la difesa dei diritti di uso civico.

L'associazione ecologista Gruppo d'Intervento Giuridico onlus ha rivolto (10 settembre 2015) una specifica istanza al Commissario per gli usi civici per il Lazio, la Toscana e l'Umbria perché valuti l'opportunità di avviare un procedimento giurisdizionale presso il suo Ufficio relativamente alla mancata adeguata tutela dei diritti di uso civico e dei demani collettivi civici da parte del Piano di indirizzo territoriale (P.I.T.) con valenza di piano paesaggistico della Toscana, approvato dal Consiglio regionale nel marzo 2015.

Coinvolti, per opportuna conoscenza, la Regione Toscana, i Comuni di Minucciano, Careggine, Molazzana, Fabbriche di Vergemoli, Gallicano, Pescaglia (gestori dei terreni a uso civico dei rispettivi paesi),  la Comunione beni sociali di Vinca, le Amministrazioni separate di Beni a uso civico di Vagli Sotto e Stazzema e di Seravezza.

Il Piano di indirizzo territoriale (P.I.T.) con valenza di piano paesaggistico.

Il P.I.T. con valenza di piano paesaggistico, pur essendo in linea generale un buon piano paesaggistico e uno dei tre piani elaborati correttamente ai sensi del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), insieme a quello della Puglia e della Sardegna costiera, tuttavia presenta oggettive carenze nella disciplina di salvaguardia delle Alpi Apuane in relazione alle attività di cava.

Il P.I.T., infatti, interessa ovviamente anche le aree ove sussistono diritti di uso civico, riportate nell'elenco di cui all'allegato G del medesimo P.I.T., tutelate per legge con il vincolo paesaggistico (art. 142, comma 1°, lettera h, del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), sebbene non sia possibile rinvenire nella disciplina di piano la corretta salvaguardia dei diritti di uso civico e dei demani civici (legge n. 1766/1927 e s.m.i., regio decreto n. 332/1928 e s.m.i. e legge regionale Toscana n. 27/2014).

In particolare, l'area delle Alpi Apuane, rientrante in gran parte nel Parco naturale regionale delle Alpi Apuane, è ampiamente destinata ad attività di cava attualmente in corso o potenzialmente riattivabile o, addirittura, attivabile ex novo anche nel P.I.T., così come emerge dalla disciplina dell'Allegato 5 – Schede bacini estrattivi Alpi Apuane + 21 schede di bacino.[1]   Il censimento delle attività estrattive sulle Alpi Apuane condotto dall'Università degli Studi di Siena – Centro di Geotecnologie avrebbe portato a individuare ben 165 cave attive e 510 cave inattive[2].

Le Alpi Apuane e le cave di marmo.

Purtroppo, nel corso degli ultimi vent'anni si è cavato dalle Apuane più che nei 2000 anni precedenti, ogni anno 4 milioni di tonnellate di montagna, un milione e mezzo di metri cubi: nel P.I.T. ci si sarebbe attesi una scelta di pianificazione ben diversa.    L'industria del marmo è decisamente molto redditizia, ma quasi esclusivamente per i pochi soggetti titolari delle attività estrattive. Fra questi c'è anche la famiglia Bin Laden che con la sua Cpc Marble & Granite Ltd ha acquistato nel 2014 il 50% della Marmi Carrara pagando a quattro famiglie proprietarie 45 milioni di euro.

I ricavi dei Comuni non sono paragonabili neanche lontanamente a quelli dei concessionari: attualmente il Comune di Carrara incassa 15 milioni di euro annui a titolo di canone, una parte minima rispetto a quanto rende l'estrazione marmifera. Per esempio, nel 2012, a fronte del canone di 15 milioni di euro in favore del Comune di Carrara, le imprese operanti nel settore del marmo hanno ricavato ben 168 milioni di euro. Al Comune è dunque andato solo l'8,8% del ricavo complessivo.

Anche i dati sull'occupazione confermano che il marmo non ha portato posti di lavoro: nella media 2009-2012 il tasso di disoccupazione complessivo nazionale è stato dell'8,8% e quello giovanile del 21,1%, mentre a Massa Carrara le percentuali hanno fatto registrare, rispettivamente, un 11,6% e un 30,5%.

Di sensibile impatto è l'inquinamento dei corsi d'acqua delle Apuane determinato dalla marmettola, residuo delle attività di cava, oggetto di una recente azione legale (20 agosto 2015) del Gruppo d'Intervento Giuridico onlus che ha provocato un rapido intervento del Ministero dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare nei confronti della Regione Toscana e degli Enti locali.

Gli usi civici e i demani collettivi civici.

I diritti di uso civico sono inalienabili (art. 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.), inusucapibili ed imprescrittibili (artt. 2 e 9 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.), analogamente al demanio collettivo civico  (art. 5 della legge regionale Toscana n. 27/2014).  Il demanio collettivo civico è "l'insieme di beni immobili in proprietà collettiva fino dall'origine degli utenti, anche se formalmente accatastati in capo ai comuni, nonché quelli nel tempo pervenuti o acquisiti a qualsiasi titolo, destinati in perpetuo all'utilità della collettività", mentre i diritti di uso civico sono "diritti reali sui terreni di proprietà altrui, esercitati dagli utenti che hanno diritto di trarne particolari utilità" (art. 2 della legge regionale Toscana n. 27/2014).   Ogni atto di disposizione che comporti ablazione o che comunque incida su diritti di uso civico può essere adottato dalla Regione Toscana (art. 3 della legge regionale Toscana n. 27/2014) soltanto verso corrispettivo di un indennizzo da corrispondere alla collettività titolare del diritto medesimo e destinato a opere permanenti di interesse pubblico generale (artt. 12 della legge n. 1766/1927 e s.m.i., 41 del regio decreto n. 332/1928 e s.m.i., 8-10 della legge regionale Toscana n. 27/2014).

Gli usi civici in Toscana sono presenti in 57 Comuni, in 37 di questi i titolari sono tutti i cittadini residenti, nei restanti 20 sono solo i cittadini residenti in una frazione. Sono state istituite una trentina di Amministrazioni separate di Beni di uso civico (A.S.B.U.C.) per la gestione dei demani collettivi civici, nei restanti casi la gestione è in capo ai rispettivi Comuni.  L'estensione dei terreni a uso civico e dei demani collettivi civici in Toscana viene stimata in 30 mila ettari, tuttavia ancora non esiste la Banca dati degli usi civici prevista dall'art. 28 della legge regionale Toscana n. 27/2014.   

Il P.I.T. e gli usi civici.

Il P.I.T. con valenza di piano paesaggistico consente e legittima il mantenimento delle attività estrattive in essere o riattivabili senza alcuna considerazione della presenza dei diritti di uso civico e dei demani collettivi civici, concretando una lesione di beni a indiscussa valenza ambientale/paesaggistica. Non risulta alcuna preventiva autorizzazione e/o disponibilità di alcuna natura dei titolari dei diritti di uso civico e dei demani civici collettivi alla prosecuzione e soprattutto alla riapertura dell'attività estrattiva nelle cave dismesse.

I procedimenti contenziosi pendenti davanti al Commissario per gli usi civici (giudice esclusivo per legge) relativi alle cave di marmo e ai diritti di uso civico sulle Alpi Apuane sono già numerosi e, purtroppo, l'emanazione della carente disciplina del P.I.T. non fa che creare ulteriori problemi alle collettività locali titolari dei diritti di uso civico.[3]

Per ovviare agli effetti negativi, il Gruppo d'Intervento Giuridico onlus ha segnalato al Commissario per gli usi civici l'opportunità di adottare urgenti provvedimenti cautelari per la salvaguardia dei diritti di uso civico e i demani collettivi civici.

p. Gruppo d'Intervento Giuridico onlus

Stefano Deliperi

ulteriori informazioni su http://gruppodinterventogiuridicoweb.com 

 


[1]  "La perimetrazione dei Bacini estrattivi rappresentati nelle Schede da 1 a 14 e da 16 a 21 coincide con le Aree Contigue di Cava (ACC) individuate dalla L.R. 65/1997 del Parco delle Alpi Apuane e modificate con L.R. 73/2009. La Scheda n. 15 individua i bacini estrattivi di Carrara e di Massa esterni al perimetro dell'area di Parco. La scheda n.15 è articolata in tre sottobacini (Torano, Miseglia e Colonnata)" (P.I.T., Allegato 5).

[2] I piani esecutivi per l'attività di cava sono così disciplinati: "il procedimento per l'approvazione dei Piani attuativi dei bacini estrattivi delle Alpi Apuane è disciplinato dagli art. 113 e 114 della legge regionale Toscana n. 65 del 2014. Il piano attuativo, riferito a bacini estrattivi che interessano i beni paesaggistici di cui all'artt. 134 del Codice è trasmesso alla Regione entro 10 giorni dalla pubblicazione sul BURT del relativo avviso di adozione. La Regione, entro trenta giorni dall'avvenuta trasmissione del Piano, provvede ad indire una Conferenza di servizi con la partecipazione di tutti gli altri Enti territoriali interessati, invitando a partecipare anche i competenti uffici del Ministero per i beni e le attività culturali, allo scopo di verificare, in via preliminare, il rispetto della disciplina paesaggistica. Il procedimento si conclude entro trenta giorni dallo svolgimento della prima riunione della conferenza dei servizi" (art. 8 delle Norme comuni per i Bacini estrattivi delle Alpi Apuane", Allegato 5 del P.I.T.).

[3] I contenziosi inerenti cave e diritti di uso civico sono numerosi. Con decreto Dirigente del Settore Promozione dell'innovazione e sistemi della conoscenza della Regione Toscana n. 6074 del 29 dicembre 2011 è stata disposta la reintegra (art. 9 della legge n. 1766/1927 e s.m.i.) in attuazione della sentenza Commissario U.C. Lazio, Umbria, Toscana 5 novembre 2008, n. 67 "degli immobili riconosciuti di proprietà collettiva … in favore delle comunità della montagna di Seravezza".        Con successiva sentenza Commissario U.C. Lazio, Umbria, Toscana 5 febbraio 2014, n. 20 relativa all'accertamento dei diritti d'uso civico sulle cave di marmo del comprensorio di Monte Altissimo (fraz. di Azzano, Fabiano, Giustagnana, Minazzana e Basati) nel territorio del Comune di Seravezza è stata dichiarata l'ormai inesistenza di diritti di uso civico su ettari 172.45.00 ora di proprietà Henraux s.p.a., mentre permane da accertare l'eventuale esistenza di diritti di uso civico su ulteriori ampie estensioni di terreno (circa ettari 378.00.00) attualmente occupate sempre dalla Henraux s.p.a., riguardo cui la causa è tuttora pendente.    Con sentenza Commissario U.C. Lazio, Umbria, Toscana 4 febbraio 1983, n. 3, confermata da sentenza Corte App. Roma, Sez. spec. Usi civici, 24 marzo-11 giugno 1988 e confermata da sentenza Cass. civ., Sez. II, 16 marzo 2007, n. 6165 è stata disposta la reintegra dei terreni illegittimamente occupati da Società estrattive e adibiti a cave di marmo in favore dei titolari dei diritti di uso civico di Vagli Sotto e di Stazzema (fraz. Arni).    

-- Gruppo d'Intervento Giuridico onlus    

Via Cocco Ortu, 32 - 09128 Cagliari

giovedì 10 settembre 2015

COMUNICATO STAMPA: La mobilitazione nazionale contro l'art.35 porta frutti copiosi


Comunicato stampa del 09.09.2015
La grande mobilitazione nazionale lanciata da Zero Waste Italy e dal grande schieramento di Associazioni nazionali e Comitati e Movimenti locali in tutte le Regioni contro il decreto applicativo dell’art.35 dello #SbloccaItalia e i conseguenti incontri con i Presidenti regionali hanno prodotto un primo importante risultato.
Oggi si è tenuta la Commissione ambiente-energia della Conferenza Stato-Regioni che ha confermato che l’incenerimento dei rifiuti non è considerato prioritario.
Giovedì 10 settembre si riunirà la Presidenza dalla Conferenza delle Regioni per preparare il plenum della Conferenza Stato-Regioni per il 24 settembre, in cui si ipotizza il rinvio al 2016 del Decreto, dopo le opportune valutazione delle Regioni sulla rispettive necessità impiantistiche.
Tutto questo alla luce dei progressi delle Raccolte Differenziate, degli attesi e programmati Piani regionali di Riduzione RU e proponendo schemi migliorativi dei TMB, con differenti bilanci di massa rispetto a quelli proposti dal Governo, finalizzando il RUR residuale alla obsoleta scelta del CSS o aprendo alle virtuose soluzioni impiantistiche costituite dalle Fabbriche dei Materiali.
Nei fatti l’impegno di Comitati, Movimenti e Associazioni in questi due giorni di mobilitazione e presìdi ha raggiunto il risultato di costringere la politica a fare conti con la società civile, con le sue istanze e con la sua competenza.
Si ringraziano fin d’ora tutti i cittadini che hanno risposto in massa all’appello di Zero Waste Italy e del suo Presidente Ercolini e i nostri tecnici di riferimento e supporto, che con le loro puntuali controdeduzioni tecniche hanno messo in crisi lo schema legislativo forzato, proposto dal Governo.
Ovviamente l’impegno non finisce qua.
E’ solo il primo passo di una battaglia, lunga estenuante e difficile verso una società a Rifiuti Zero.
La cittadinanza attiva come sempre ha fatto la sua parte e vigilerà da qui in avanti per eliminare definitivamente i gravi rischi per l’ambiente, la salute e l’economia che il decreto applicativo stava per determinare.
Con la stessa convinzione chiediamo ai Presidenti di regioni che abbiamo incontrato e che hanno risposto positivamente alle nostre osservazioni di mantenere alta la guardia nei confronti di ogni azione che possa mettere a rischio le pratiche virtuose di anni verso la sostenibilità e l’economia circolare di cui il nostro paese è all’avanguardia in Europa.
Si auspica infine un confronto col Ministro dell’Ambiente On. Galletti e uno con la Presidenza della Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome per scongiurare ulteriori errori di valutazione e definire uno scenario legislativo verso una società a Rifiuti Zero nel solco della proposta di Legge di Iniziativa popolare in discussione in Parlamento e forte della sottoscrizione di circa 90 mila cittadini elettori.
Zero Waste Italy

Postato da Associazione "Vivere in Valdisieve" su Associazione "Vivere in Valdisieve" il 9/09/2015 07:36:00 PM